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FINO ALL'ULTIMO GOAL
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Articolo di Annapaola Laldi
15 maggio 2008 0:00
 
Non accade molto di frequente che il titolo di campione d'Italia per il calcio sia assegnato proprio all'ultima giornata del campionato. Ma quest'anno e' proprio quello che accade, e quindi, per sapere quale sara' la squadra campione d'Italia, bisognera' aspettare domenica prossima, 18 maggio. Ancora piu' incerta, se possibile, la situazione in coda alla classifica, dove una sola squadra e' gia' matematicamente retrocessa. Per conoscere le altre due, quindi, occorre, ancora una volta, aspettare domenica.

Ma neppure nella serie B, quest'anno, vi e' una preminenza netta di una squadra sulle altre; anche tra i “cadetti”, per avere delle certezze sia al vertice sia in coda, saranno essenziali le prossime partite, in tutto tre, dato che qui campionato finisce il primo giugno (con un'eccezione per la terza squadra da promuovere in A, per la quale si ricorre da qualche anno alle eliminatorie o playoff fra le squadre che si trovano dal terzo al sesto posto della classifica).

Non posso definirmi un'appassionata di questo sport, ma riconosco che ha un suo fascino, e comunque il gioco e' interessante per il confronto diretto a cui espone i giocatori, che non e' solo atletico o fisico, ma anche piu' ampiamente, umano e simbolico. E lo stesso si puo' dire dei tifosi. Un confronto, sul quale varrebbe la pena di soffermarsi a riflettere in prima persona, perche' coinvolge un numero enorme di sensazioni e sentimenti, ed e' carico di un grande numero di simboli, ragion per cui ciascuno potrebbe scoprire dentro di se' una miniera inesplorata e imparare a conoscere meglio se stesso e gli altri -senza piu' "noi" e "voi"- perche' si andrebbe a toccare la radice della sostanziale umanita'.
In questa fine di campionati, che saranno combattuti proprio fino all'ultimo goal, mi piace
offrire a chi legge queste righe la poesia Goal di Umberto Saba.
La dedico a tutti i giocatori (e giocatrici) di qualunque serie, girone e categoria: a chi "perde" e a chi "vince", a chi vede deluse le proprie aspettative e a chi, invece, le scopre avverarsi magari di sorpresa. Anche se, fra le "Cinque poesie per il gioco del calcio", non e' quella che il poeta amava di piu', a me piace perche' riesce a esprimere la contemporaneita' di sentimenti opposti che sgorgano nell'evento del goal -il dolore degli uni -per il goal subito-, la gioia degli altri -per il goal segnato.


UMBERTO SABA

Goal

Il portiere caduto alla difesa
ultima vana, contro terra cela
la faccia, a non veder l'amara luce.
Il compagno in ginocchio che l'induce,
con parole e con mano, a rilevarsi,
scopre pieni di lacrime i suoi occhi.

La folla -unita ebbrezza- par trabocchi
Nel campo. Intorno al vincitore stanno,
al suo collo si gettano i fratelli.
Pochi momenti come questo belli,
a quanti l'odio consuma e l'amore,
e' dato, sotto il cielo, di vedere.

Presso la rete inviolata il portiere
-l'altro- e' rimasto. Ma non la sua anima,
con la persona vi e' rimasta sola.
La sua gioia si fa una capriola,
si fa baci che manda di lontano.
Della festa -egli dice- anch'io son parte.


(da "Cinque poesie per il gioco del calcio" in Parole -1933-1934)

NOTA
Riprendo la poesia Goal dal volume UMBERTO SABA, Antologia del "Canzoniere", Einaudi, Torino 1963, p. 193.

Alcune interessanti informazioni sulle Cinque poesie per il gioco del Calcio sono contenute nella Storia e cronistoria del Canzoniere, che Saba scrisse in terza persona e pubblico' nel 1948. A proposito della genesi di queste poesie, egli racconta che il suo incontro col gioco del calcio avvenne perche' un suo giovane amico gli cedette una domenica il suo biglietto per la partita fra la Triestina e l'Ambrosiana (il nome originario dell'Inter). Il poeta, che fino a quel momento, non aveva avuto alcuna simpatia per i tifosi e, anzi si sentiva irritato da tutto l'entusiasmo e la disperazione suscitati per un pallone entrato o no in rete, ando' alla partita con scetticismo, soprattutto per accontentare la figlia, ma, appena vide i "rosso alabardati (i giocatori della Triestina) uscire di corsa nel campo fra il delirante entusiasmo della folla […] si senti' perduto. E cosi' si entusiasmo' pure lui a questo gioco, mettendoci del suo, comprendendo cioe' che "la gente (e lui stesso) non si eccita tanto per il gioco in se', quanto per tutto quello che, attraverso i simboli espressi dal gioco, parla all'anima individuale e collettiva". Per lui, questa esperienza rappresento' anche la gioia di uscire dall'isolamento, in cui era solito vivere, per condividere con gli altri una forte emozione e un sentimento gioioso di coralita'. Inoltre Saba riconosce al gioco del calcio un valore estetico; lo definisce "uno spettacolo per se stesso bellissimo" che offre un vero piacere visivo.
La poesia Goal, come ho gia' accennato, era quella che a Saba piaceva meno perche' la considerava meno bella (meno poetica) delle altre, anche se riconosce che tutte e cinque le poesie per il gioco del calcio erano nate "da una lacrima e da un brivido".

UMBERTO SABA nacque a Trieste il 9 marzo 1883 e mori' a Gorizia il 25 agosto 1957. La madre (Rachele Felicita Coen) era ebrea; il padre (Ugo Edoardo "Abramo" Poli), che era cristiano, si dovette convertire all'ebraismo per sposarsi, ma abbandono' prestissimo la famiglia, forse addirittura prima che il figlio nascesse. Il poeta esordi' molto giovane, facendo subito ricorso a uno pseudonimo (Umberto da Montereale) che lo avvicinava per assonanza a D'annunzio, che egli ammirava moltissimo. In seguito si fece cedere da un amico lo pseudonimo "Saba" (forse con riferimento al mitico regno di Saba), e nel 1928 un Regio Decreto lo riconosceva ufficialmente come "Umberto Saba", cancellando il suo cognome di nascita. Tutta la sua vita, che fu in gran parte accompagnata da disturbi nervosi per alleviare i quali si rivolse anche alla psicoanalisi, e' rispecchiata nelle sue poesie, che possiamo leggere raccolte nell'edizione definitiva (1961) del "Canzoniere"; per lui "il segreto dell'arte e il segreto della vita si identificano", come osserva ancora Muscetta, che, a conforto di questa affermazione, cita una considerazione dello stesso Saba: "NON ESISTE un segreto della vita, o del mondo, o dell'Universo. Tutti noi, in quanto nati dalla vita, facenti parte della vita, sappiamo tutto, come anche l'animale e la pianta. Ma lo sappiamo in profondita'. Le difficolta' incominciano quando si tratta di portare il nostro sapere organico alla coscienza. Ogni passo, anche piccolo, in questa direzione e' di un valore infinito. Ma quante forze -in noi, fuori di noi- sorgono, si coalizzano per impedire, ritardare, quel piccolo passo".
Le poesie e le prose di Saba sono pubblicate, fra l'altro, in due volumi dei “Meridiani” di Mondadori.

Biografie piu' ampie di Umberto Saba si possono leggere in rete su:
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(a cura di Annapaola Laldi)

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