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L'Italia e' uno Stato di diritto? Perche' la mano pubblica danneggia i cittadini consumatori
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Articolo di Domenico Murrone
1 febbraio 2007 0:00
 
Lo Stato, lo Stato. Lo Stato deve intervenire. Occorre un intervento pubblico. Ci deve pensare il Governo. Sono frasi fatte. Frasi abusate. Si invocano rimedi spesso inutili, spesso proposti da soggetti interessati (corporazioni che beneficiano dei tanti finanziamenti a pioggia erogati). In altri casi si reclama l'intervento dello Stato in perfetta buonafede, da "inconsapevoli", che lo reclamano senza accorgersi che di frequente e' proprio la mano pubblica che crea i presupposti dei problemi sofferti dai cittadini. La prendiamo alla larga introducendo un concetto apparentemente aleatorio, lo "Stato di diritto".
Suo fondamento e' la salvaguardia della supremazia del diritto e delle connesse liberta'. Il suo concetto presuppone che l'agire dello Stato sia sempre vincolato e conforme alle leggi vigenti.

La mancata applicazione di questi principi ha risvolti tangibili nelle tasche e nella vita dei cittadini. E in Italia, purtroppo, gli esempi negativi non mancano. Eccone alcuni esempi.

a) L'articolo 81 della Costituzione dice che la legge di bilancio annuale non puo' prevedere nuove tasse.
Tutti sappiamo che cosi' non e'.

b) Nel gennaio 2005 la Corte costituzionale sentenzio': non e' costituzionale togliere i punti agli automobilisti multati, ma non immediatamente identificati (nel caso di autovelox, per esempio). Aggiunse, pero': nel caso il proprietario del veicolo non fornisse il nominativo di chi ha commesso l'infrazione, al proprietario stesso e' comminato un verbale aggiuntivo pari a 357 euro.
La questione e' cruciale. La Consulta e' l'organo costituzionale preposto a stabilire se una norma e' conforme alla Costituzione. E' evidente che se e' la stessa Corte a "scrivere", in una sentenza, una nuova norma, non c'e' piu' il meccanismo di controllo previsto dalla Costituzione. Il cittadino a chi deve chiedere di dichiarare incostituzionale una norma stabilita' dalla stessa Consulta?

c) Lo Stato da' per scontato che tutti gli italiani posseggano un apparecchio atto o adattabile alla visione di programmi televisivi, quindi che debbano pagare il cosiddetto canone Rai (che in effetti e' una tassa). Per questo sguinzaglia ispettori per scovare gli evasori. Sono considerati tali, chi possiede un pc, non i possessori di un videofonino.
Il canone/tassa e' tutta una contraddizione, qui vogliamo solo sottolineare che le norme che impongono il fardello vengono interpretate liberamente, senza logica alcuna. Da qualche anno la Rai/Stato pretende che anche un pc sia soggetto alla tassa, perche' adattabile ... Se e' questa la regola, perche' non "scovare" anche chi possiede un videofonino? Fra l'altro sarebbe operazione molto piu' semplice. A scanso d'equivoci l'Aduc perora l'abolizione del canone.

d) Sulle bollette elettriche o sulla benzina si paga l'Iva su altre tasse.
L'Iva e' l'imposta sul valore aggiunto. Il valore aggiunto e' un concetto economico che indica il maggior valore che un bene/servizio acquisisce per merito di una trasformazione nel tempo (pensate al vino che invecchia), nello spazio (un chilo d'arance vale di piu' a Milano, dove non crescono agrumi), o fisica (la farina che diventa pane). E' difficile che le accise (leggi tasse) sulla benzina siano assimilabili ad alcuno di questi concetti. Eppure i cittadini pagano un'imposta sul valore aggiunto anche su queste tasse.

Da queste contraddizioni, legittimate da leggi, leggine, sentenze varie derivano ulteriori storture che vedono lo Stato nel triste ruolo di chi non rispetta le leggi o le applica/interpreta in base alla sua convenienza.

Cellulari e tassa di concessione governativa. La recente decisione di abolire i costi di ricarica sulle schede telefoniche prepagate da parte del Governo. Tale costo era sicuramente un orpello da parte degli operatori, ma il meccanismo che l'ha reso possibile e' l'esistenza della tassa di concessione governativa che grava mensilmente sugli utenti che sottoscrivono un abbonamento di telefonia mobile. Il grande successo delle prepagate e' dovuto proprio all'esistenza di questa tassa. E' di questa stortura che hanno approfittato gli operatori. Se il Governo avesse eliminato la tassa di concessione, la gran parte dei consumatori avrebbe abbandonato le prepagate e i gestori si sarebbero affrettati ad eliminare i costi di ricarica.

Caro benzina, dividendi e accise. Discorso analogo vale per la benzina. In Italia i petrolieri finiscono spesso sotto accusa per il caro benzina. Sono lesti ad alzare i prezzi quando cresce il costo del petrolio, mentre li lasciano pressoche' invariati in caso di discesa dello stesso. L'Antitrust ha annunciato una nuova indagine per verificare l'esistenza di un cartello tra i produttori. Sotto mira soprattutto l'Eni (che con Agip controlla circa il 40% del mercato), che sarebbe l'ispiratrice del cartello. L'Eni e' dello Stato, fornisce lauti dividendi al Governo, lo stesso che giustamente sta liberalizzando la distribuzione dei carburanti, ma che si guarda bene dal ridurre le accise sulla benzina o di privatizzare l'Eni.

Competitivita' e cattivi pagatori. L'Italia scivola sempre piu' indietro nelle classifiche mondiali. Sono tante le cause, una che viene poco citata sono le eccessive dilazioni di pagamento nelle transazioni tra aziende. I fornitori vengono pagati, se va bene a 60 giorni, ma si arriva anche a dilazioni di quattro mesi. Un tempo infinito, che aumenta l'indebitamento bancario e l'incertezza gestionale. Tempo fa, un ministro aveva proposto di ridurre tali tempi per legge. Fini' tutto in una bolla di sapone, naturalmente. Anche perche', sapete chi e' il peggior cattivo pagatore? Lo Stato, sempre lui, e gli altri enti pubblici, con le loro assurde regole di funzionamento, tra delibere autorizzative e pseudo controlli.

Siamo sicuri che piu' Stato -e di questo Stato- si abbia bisogno?


P.s.
Sono questi alcuni motivi che inducono l'Aduc a non iscriversi al Consiglio nazionale Consumatori e Utenti (Cncu) presso il ministero dello Sviluppo Economico, che nomina il presidente del medesimo Consiglio. E' lo Stato la principale controparte del cittadino consumatore.
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