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Tassazione scuole cattoliche. Dopo l'ira dei vescovi, arrivano i 'chiaritori'
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Articolo di Pietro Yates Moretti
26 luglio 2015 8:20
 
Sono già state scritte intere enciclopedie sul nuovo corso della Chiesa Cattolica nell'era di Francesco I. Una delle voci enciclopediche più corpose riguarda la rinuncia, da parte del nuovo Papa, di esercitare ingerenze sul dibattito politico e sulla legislazione italiana.
In parte, è un'osservazione empiricamente condivisibile. Lo scontro tra "cattolici" e "laici" sembra meno feroce che nei tempi passati, quando la Chiesa, per il tramite della Cei, interveniva spesso al pari di un qualsiasi partito politico italiano: dichiarazioni, manifestazioni, attiva partecipazione a campagne elettorali e referendarie, potenti lobby nei ministeri e in Parlamento.
Il maggior grado di separazione tra Stato e Chiesa sta finalmente consentendo al nostro Paese un riallineamento – seppur incerto e lento – con i Paesi più evoluti e progrediti sul piano dei diritti civili e umani. Riallineamento che in buona parte ci viene richiesto dall'Unione Europea e dalla Corte europea dei diritti umani, i cui più vocali oppositori sono oggi i partiti antieuropeisti, piuttosto che la Chiesa.
Insomma, basta agli aspri scontri sull'aborto, sulle unioni civili, sul divorzio, sulla fecondazione assistita, e persino sul diritto a rifiutare le cure. Cessata la dottrina dei "valori non negoziabili". La Chiesa, sembra dire Bergoglio, deve convincere il fedele a comportarsi secondo i dettami della dottrina cattolica, piuttosto che cercare di imporgli quei comportamenti attraverso la legge degli Stati.
Ma c'è un valore talmente "non negoziabile" da rifuggire il nuovo corso francescano: i soldi dei contribuenti italiani.
Non è un caso che dopo anni di silenzio e moderazione, la Chiesa torni a farsi sentire con i toni di una volta proprio sulla sentenza di Cassazione che ha sancito la legittimità dell'imposta comunale sugli immobili di proprietà della Chiesa utilizzati per attività diverse dal culto. Si tratta di un privilegio fiscale enorme, contrario al buonsenso e alla legge italiana e comunitaria, secondo cui le scuole o gli alberghi privati devono essere tassati in base all'indentità del proprietario: esenzione per la Chiesa cattolica, tassazione ordinaria per tutti gli altri.
Se poi si considera che la Chiesa cattolica prende già altri finanziamenti per le sue scuole che gestisce, oltre ad un miliardo di euro l'anno attraverso il meccanismo deliberatamente perverso e privilegiato dell'8 per mille, si capisce come l'urlo vittimista lanciato dai vescovi italiani possa suonare stonato e offensivo, visto che milioni di famiglie si privano persino dell'essenziale per pagare Tasi e Imu sulle proprie abitazioni.
Ovviamente, anche nella nuova era francescana, molti politici italiani, compresi membri del Governo e della maggioranza, già tremano e promettono “chiarimenti". A questi cuor di leone vorremmo dare qualche consiglio non richiesto.
Per prima cosa, non fatevi spaventare dalla rabbia, dal vittimismo e dalla narrazione di un futuro catastrofico: sono le naturali reazioni del privilegiato cui viene tolto un privilegio. Prima o poi se ne farà una ragione, come già se l'è fatta nel resto d'Europa.
Secondo, se proprio non ce la fate a trovare la forza per fronteggiare a viso aperto la rivolta dei privilegiati, date la colpa alla cattivissima e inflessibile Europa, visto che la Cassazione non ha fatto altro che applicare il diritto comunitario. Incolpare l'Europa va molto di moda e porta un sacco di voti.
L'unica cosa che non potete fare è ripristinare il privilegio, magari spacciandolo come “chiarimento”. Di certo placherebbe l'ira dei vescovi, ma farebbe aumentare quella - di gran lunga più fondata e rilevante - dei contribuenti italiani, costretti a finanziare nuovi privilegi fiscali alla Chiesa cattolica insieme alle prevedibili sanzioni che fioccherebbero dall'UE. Non foss'altro che per mera questione di convenienza politica di medio e lungo termine, si consiglia vivamente ai “chiaritori” di chiarirsi bene le idee prima di "chiarirle" ai contribuenti.
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