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Referendum Acqua. E ora? Non c'e' alternativa a fregare chi ha vinto....
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Comunicato di Vincenzo Donvito
14 giugno 2011 12:57
 
 I referendum sull'acqua hanno abrogato la possibilita' che il servizio idrico sia affidato ad aziende private e che gli investimenti dei privati siano remunerativi. Da quanto ci dicono gli analisti del voto, grossomodo la meta' degli elettori era consapevole di questo, mentre l'altra meta' ha votato SI' solo per prendersela con il Governo.
Cosa succedera' ora alla nostra acqua? “Nostra” perche' era -prima del referendum- e restera' pubblica.
Una crassa e diffusa disinformazione ha fatto il suo gioco. Un esempio per tutti: sabato 11 giugno al TG3 delle 23, lo specifico spot istituzionale diceva: “si vota per abrogare l'obbligo della Pa a far gestire il servizio idrico ai privati”. Ora il gioco e' concluso com'era -raggiunto il quorum- facilmente prevedibile.
Le societa' private che oggi gestiscono il servizio idrico devono quindi essere dismesse e sostituite da enti pubblici e ai privati che hanno investito capitali bisogna far presente che i loro soldi non sono piu' remunerati.
A Firenze, per esempio, Publiacqua spa deve essere mandata a casa e sostituita da, presumibilmente, un consorzio dei Comuni che fruiscono di quel servizio. I Comuni dove prenderanno i soldi per la gigantesca operazione che Publiacqua ha avviato di risistemazione della rete? Da dove li prendono tradizionalmente: i tributi e il pagamento del servizio in se'.
E cosa diremo all'Ue rispetto all'obbligo di concorrenza anche nei servizi di pubblica utilita'? Boh!!
Queste cose si sapevano anche prima e sono confermate dal responso referendario.
Abbiamo una pessima impressione, che chi la prendera' in saccoccia saranno i soliti, cioe' chi ha votato in un modo, che poi si ritrovera' con norme diverse. Non sarebbe la prima volta. Come dimenticare che gli italiani hanno bocciato il finanziamento pubblico ai partiti, che oggi e' presente anche piu' consistente di prima, solo che lo chiamano rimborso spese elettorali? Come dimenticare che gli italiani abolirono il ministero dell'Agricoltura e poi fu fatto, e continua ad esserci, il ministero delle Politiche Agricole? Come dimenticare che gli italiani abrogarono le norme che impedivano la responsabilita' civile dei magistrati, e poi furono introdotte norme che scaricavano sullo Stato questa responsabilita'?
Perche' non dovrebbe accadere questo anche per l'acqua? O c'e' forse qualcuno che pensa, sempre per restare all'esempio fiorentino, che Publiacqua spa verra' mandata a casa e sara' sostituita con qualcosa tipo “Acquedotto Pugliese”? O che il governatore della Toscana, Enrico Rossi, gran sostenitore del SI' ai referendum acqua, sosterra' di triplicare o quadruplicare le attuali bollette idriche che' altrimenti non ci sara' un becco di un quattrino per finire di rimodernare la rete e quindi evitare di usare il modello pugliese, cioe' quello di una rete fatta di buchi con intorno pezzi di tubo? E per passare all'esempio pugliese, dove trovera' i soldi e la managerialita' il governatore Nichi Vendola, per i propri tubi bucati se non nella conferma dell'attuale gestione, magari con qualche partitocrate piu' fedele alla sua maggioranza?
Sembra che non si alternativa al tradizionale motto: fatta la legge gabbato lo santo. Dove la legge e' il responso referendario, e il santo sono gli elettori, per l'ennesima volta' esautorati nella loro funzione legislativa (pur se solo abrogativa) prevista dalla Costituzione.
Siamo estremi nel considerare che non ci sia alternativa a fregare chi ha vinto?

Qui alcune nostre precedenti valutazioni sui referendum
e su quelli sull'acqua in particolare:  ****         ****
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