Intanto a Napoli...
A Vienna si è parlato anche di Vesuvio . E' stato ricordato che sotto la città partenopea “dorme” uno dei maggiori vulcani del mondo, grave minaccia per un territorio di 150 chilometri quadrati ad alta densità abitativa. Attualmente il colosso mostra un'attività insolita che allarma i ricercatori.
Esiste già un progetto per andare a vedere cosa succede nelle viscere dei Campi Flegrei, per capire dove bolle il magma. “Siamo pronti”, ha detto il direttore del progetto, Giuseppe Di Natale dell'Osservatorio Vesuviano di Napoli, presente alla Conferenza. Il piano consiste nell'istallare strumenti di rilevazione lungo le perforazioni del sottosuolo. Manca una parte di finanziamento, ma le prime trivellazioni sono state autorizzate e si dovrebbe iniziare a settembre in un'area industriale dismessa lungo la costa. In realtà i lavori dovevano partire a dicembre 2009, ma sono stati ritardati da intoppi burocratici.
Al Centro di ricerche geografiche di Potsdam è stato elaborato uno strumento di perforazione refrattario al calore, che potrebbe servire.
Gli esperti calcolano che il magma riscaldi a più di 500 gradi la crosta terrestre nell'area trivellata. Nessun pericolo, tranquillizza De Natale. Cosa può capitare se la trivellazione raggiunge il magma? Alcuni indizi fanno pensare che esso si trovi a sette-otto chilometri di profondità, e il quesito è -secondo Di Natale- se la roccia fusa sia in stato latente anche a una profondità inferiore.
Le perforazioni dovrebbero scendere a quattro chilometri, ciò che rende improbabile l'impatto con il magma. Ma se anche dovesse accadere, nessun rischio, secondo il vulcanologo tedesco Bernd Zimanowski: un buco in una camera magmatica è come una puntura di spillo nella pasta dura di una torta. E' d'accordo Christopher Kilburn dell'University College di Londra, uno dei responsabili del progetto.
Il magma potrebbe esplodere solo se il vulcano “fosse sul punto di eruttare”, ritiene Kilburn. Ma non ci sono indizi di un'imminente esplosione ai Campi Flegrei. E' vero che dal 1968 il vulcano è più irrequieto e che da allora il porto di Pozzuoli si è alzato di tre metri. L'innalzamento del terreno non è però un segnale attendibile d'allerta, sostiene De Natale. E' probabile che non c'entri il magma, ma potrebbe dipendere dalle falde acquifere surriscaldate. Quando all'inzio degli anni '80 il terreno si mise a tremare sempre più spesso e alcuni edifici si lesionarono, le autorità si preoccuparono e migliaia di abitanti dovettero abbandonare la città vecchia di Pozzuoli. Il vulcano però rimase tranquillo. Da allora il terreno si è di nuovo abbassato. Però sei anni fa è tornato a lievitare, dice De Natale, e molti abitanti si stanno chiedendo: che cosa succede sotto terra?
Le trivellazioni dovrebbero servire proprio a svelare il segreto dei Campi Flegrei.