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Bolivia. Dalla coca alla marijuana, i benefici di un nuovo commercio
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Articolo di Donatella Poretti
8 aprile 2002 19:30
 
Tre tonnellate e' l'allarmante cifra della marijuana sequestrata nel primo trimestre del 2002 dalla Felcn (Forza Speciale di Lotta Contro il Narcotraffico). Ogni giorno la media si attesta sui 22 chili di erba. Il dato e' allarmante perche' rivela un mercato in forte crescita sia per la vendita, che per la produzione.
Molti sono i contadini che hanno riconvertito le loro piantagioni con la marijuana, attratti da un sicuro guadagno e da un rischio non eccessivo. Non esistono, infatti, dei programmi di eradicazione, volontaria o forzosa, come per la foglia di coca, e poche sono state le persone arrestate per traffico e coltivazione di marijuana. Nel 2001 erano state 336, di cui 234 rimesse alla giustizia ordinaria e 28 inviate a centri di riabilitazione, soprattutto minorenni. Le coltivazioni sono concentrate nella zona di Cochabamba, ovvero quella parte del Paese che ha risentito di piu' della distruzione delle coltivazioni di coca.
Il direttore nazionale della Felcn, generale Edgar Pardo, in un'intervista pubblicata oggi sul quotidiano boliviano La Razon, esprime tutta la sua preoccupazione per questo fenomeno. Le cifre dei singoli sequestri sono piccole, ma e' il totale che e' allarmante, e in crescita. Se lungo tutto il 2001 furono sette le tonnellate sequestrate di questo stupefacente, le due tonnellate dei primi tre mesi di quest'anno "dimostrano che queste coltivazioni stanno proliferando, e si pensa che si debba agli intensi sforzi di divieto (per la coca, ndr). I narcotrafficanti stanno cercando altre zone per le coltivazioni illegali, e coltivano marijuana", spiega il generale. Altra peculiarita' di questa sostanza e' che grazie ai suoi bassi prezzi, viene commercializzata per il consumo interno boliviano. Non esistono grossi gruppi di narcotrafficanti, ma tante piccole famiglie, cosi' come non esistono brigate speciali per l'eradicazione delle piantagioni. Il fenomeno e' abbastanza nuovo e percio' per combatterlo non esistono delle politiche specifiche, come quelle adottate per la foglia di coca.
Il quotidiano La Razon sente anche Tom Krus, uno studioso dei temi legati alle droghe, che spiega a suo modo la questione. "In tempo di crisi economica, la gente cerca di cosa vivere. La repressione operata dallo Stato rende questo commercio piu' lucrativo, se non ci fosse, la repressione lo sarebbe molto meno", spiega Krus. "Quello che si sa della marijuana e' che i suoi prezzi sono molto bassi, il processo produttivo e' facile, le coltivazioni si possono nascondere, i rischi sono bassi e per la sua coltivazione non e' necessario un capitale fisso".
Ma Krus aggiunge, anche, che: "la marijuana ha delle bonta' medicinali e non e' stata dimostrata la teoria che sia il primo passo verso il consumo di altre droghe, piu' forti e piu' pericolose. La pianta si presenta come una delle piu' benigne, e non realizza, neppure in parte, il danno provocato dall'alcol. Il costo sociale della sua repressione e' molto piu' grande rispetto al costo sociale del suo consumo".
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