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Bolivia. Secondo giorno di scontri: tre morti tra i cocaleros
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Articolo di Donatella Poretti
15 gennaio 2003 15:30
 
Tre civili morti per colpi di arma da fuoco, diversi feriti, piu' scontri e arresti, inoltre una presunta persecuzione dei dirigenti sindacali, hanno segnato il secondo giorno dei blocchi stradali che i cocaleros stanno portando avanti nel tropico del Cochabamba nelle strade che uniscono questo dipartimento con La Paz e Santa Cruz.
Alle 17 di ieri, Evo Morales indignato, il deputato e leader dei produttori di coca ha detto che "ora il Governo vedra' la reazione dei cocaleros che non permetteranno di essere trattati in questa maniera". Morales ha denunciato la detenzione di Luis Cutipa, deputato del Mas, e la distruzione della sua casa e della sua automobile.
"Questa non e' la mia vita, me ne voglio andare, e' da tre settimane che dovevo lasciare il servizio e invece niente", dice Martin un soldato che sta compiendo il servizio militare obbligatorio. "I miei compagni non vogliono parlare, ma tutti siamo imputati. E' molto difficile sparare alle persone", confessa.
Da parte sua il Governo di Sanchez de Lozada e' da poco piu' di cinque mesi al potere e sono cinque i morti per il conflitto del Chapare. Oltre ai tre del martedi', gli altri due, un cocaleros e un militare erano morti ad ottobre in operazioni di eradicazioni di piantagioni di foglia di coca. "Non sono morti del mio Governo", ha detto il presidente al momento di commentare i fatti. Ed ha dato la colpa ai blocchi stradali dei cocaleros.
Ma cosi' come ci sono stati cinque morti, ci sono stati anche cinque tentativi di dialogo tra il presidente Sanchez de Lozada e Evo Morales non andati a buon fine. L'Esecutivo ha offerto una nuova politica della coca basata su uno studio per verificare il consumo legale, mentre i produttori si sono concentrati nella richiesta di fare una pausa delle eradicazioni delle piantagioni. Inoltre Morales ha aggiunto una decina di richieste che non hanno nulla a che vedere con la coca e che vanno dal rifiuto dell'Alca, l'Area di libero commercio delle Americhe, fino all'approvazione di una legge per i lavoratori domestici.
Un commento molto duro lo troviamo sul quotidiano boliviano "Los Tiempos", in un editoriale di oggi 15 gennaio.

LA MORTE LA PRINCIPALE ALLEATA DEL MAS
(.) Secondo i loro calcoli, quanto piu' sangue scorre, quanto piu' saranno gli arrestati, i feriti e meglio ancora, i morti, maggiore sara' il discredito del Governo e maggiori, conseguentemente, saranno le possibilita' di uscire vittoriosi dal confronto di forze.
Le prime vittime fatali degli scontri, e l'uso che di quelle e' stato fatto da parte di alcuni dirigenti per "giustificare" la loro decisione di unirsi alle proteste, conferma quanto conviene, dal punto di vista di Morales e dei suoi seguaci, che il sangue cominci a scorrere. Ogni ferito, ma soprattutto ogni morto, e' ricevuto da loro come un trionfo, come un passo verso la rottura dell'isolamento che stanno soffrendo.
E' evidente che la violenza e', per gli ideologi del Mas, "come l'acqua per il pesce", secondo le loro stesse parole. Ma al tempo stesso, una conseguenza non desiderabile ma inevitabile della repressione governativa, e' quella di sperare che venga amministrata con la massima prudenza e che le forze dell'ordine evitino di incorrere negli eccessi che a volte arrivano alla brutalita'. Evitare che la morte si imponga e' la migliore maniera di sconfiggere i cultori della violenza.
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