I delegati dell'Associazione canadese dei poliziotti, riuniti a Quebec per la loro assemblea generale annuale, hanno approvato una serie di risoluzioni in materia di giustizia, rapporti di lavoro e strumenti a disposizione della polizia. Li sottoporranno all'apertura autunnale del Parlamento, in tre diversi dossier: un registro nazionale dei delinquenti sessuali, il crimine organizzato e l'opposizione alla depenalizzazione della marijuana.
Per quest'ultimo dossier si tratta di una posizione piu' volte reiterata, che verra' sottoposta ad un comitato speciale del Senato, e presto sara' anche minuziosamente esaminata da un comitato parlamentare.
"La nostra principale preoccupazione e' di combattere le bande che approfittano del traffico delle droghe. Le disposizioni attuali della legge ci permettono di farlo. Senza di esse, la polizia perde il suo miglior strumento contro i trafficanti di droghe" -ha detto Grand Obst, presidente dell'Associazione, ed ha continuato: "ogni liberalizzazione delle nostre leggi in materia di droghe non fara' altro che trasmettere un cattivo messaggio ai nostri ragazzi e ostacolera' le nostre stategie per contrastare questo grave problema".
C'e' da notare che si tratta di una posizione decisamente contro corrente, perche' quasi tutte (se non tutte) le polizie dei Paesi in cui vige un regime democratico, la pensano in modo diverso, anche se nella maggiorparte dei casi non lo esternano. Lavorare quotidianamente sulla follia dei risultati dell'attuale politica sulle droghe (sia dove si mantiene una linea durissima, che dove, per la tranquillita' di ognuno, si e' piu' tolleranti) non puo' che portare a credere che la legalizzazione sia la soluzione migliore. Proprio chi e' "sul pezzo" si puo' costantemente porre la domanda "quanti delinquenti e assassini ho trascurato per correre dietro al ragazzo che si fa uno spinello, che fa meno male di un bicchiere di vino?"