GB. Rapporto del British Crime Survey: una guerra persa in partenza
Articolo di Benedetta Marziali
22 settembre 2001 20:23
L'industria del divertimento fa un balzo avanti nelle vendite annuali, se si annoverano le droghe illlegali tra i prodotti piu' consumati. Piu' di 3 milioni di persone spendono per gli stupefacenti un totale di 20.281 miliardi di lire, approssimando per difetto.
In un anno: i soli acquirenti di cannabis sborsano 1,5 milioni di lire pro capite, coloro che usano ecstasy piu' di 2 milioni di lire, mentre un uso settimanale di eroina costa al consumatore quasi 47 milioni di lire.
I dati, pubblicati ieri, sono stati raccolti dal British Crime Survey l'osservatorio britannico sul crimine.
La valutazione globale del mercato di stupefacenti in Gran Bretagna e' di poco inferiore ai 24.584 miliardi di lire spesi dai tabagisti anglosassoni: un ulteriore conferma di un mercato che non subisce inflessioni, come suggerisce anche l'impatto fiacco delle strategie antidroga approntate per i teenagers britannici dal 1998 per ridurre il consumo di stupefacenti di classe "A"; il consumo di tali droghe e' rimasto pressoche' stabile. Non e' da considerarsi una vittoria il declino di alcune droghe (LSD, popper e anfetamine), appartenenti ad un uso generazionale non piu' ai passi con i ritmi degli ultimi decenni, soppiantate da altre droghe che incontrano maggior favore, come la cocaina, che ha il suo picco di consumo nei centri urbani (11%). I dati conducono ad una considerazione: l'uso di stupefacenti e' piu' diffuso tra la popolazione bianca: 52% contro il 37% dei giovani di colore o il 25% dei giovani indiani.
La stima dell'ammontare speso dai consumatori di droghe e' basata, per la prima volta, sui prezzi del mercato "di strada", un indicatore mai usato prima.
I numeri della ricerca parlano chiaro: 3,1 milioni di consumatori occasionali di marijuana, 430.000 di ecstasy e 270.000 assuntori regolari di eroina; la domanda massiccia testimonia una strategia antidroga inefficace e inappropriata basata sulla riduzione dell'offerta e non della domanda; una dicotomia senza soluzioni se si considerano i consumatori di stupefacenti una categoria controllabile con l'apparente riduzione di un mercato che, al massimo, offre gli stessi prodotti a prezzi maggiorati dalle politiche stesse. Il risultato? Una media di crimini 10 volte superiore a quelli commessi da coloro che non fanno uso di droghe: 432 reati annuali contro 46.
L'analisi sociologica dei dati individua un cambiamento del panorama: rispetto al 1994 sono aumentati i consumatori con una professione fissa, da 1.716 sono passati a 2.100 mentre i disoccupati da 282 si sono ridotti a 179. Il trend inverso evidenzia il propagarsi del fenomeno in un'ottica opposta al meccanicismo che vede il consumatore di stupefacenti come colui che vive ai margini della societa' o al di fuori da essa; la maggioranza dei consumatori tra i 30 e i 59 anni vive in casa di proprieta' (7.735 su 9.939).
I dati discordano con le conclusioni del rapporto che pone come fattore decisionale nei giovani consumatori l'abbassamento dei prezzi delle droghe e la "quantita" di rischio corso per tale uso. Nessuna meraviglia se le politiche antidroga perpetrate negli ultimi decenni sono a discapito della scientificita' dei dati, quando ci sono.
L'Osservatorio del Ministero degli Interni mette in luce una realta' mai sopita, una non-rinuncia al consumo (voluttuario) indipendentemente dai costi, con una nota: piu' alti sono i prezzi piu' alto e' il numero di crimini commessi a danno della societa'. Una dialettica che trova la propria sintesi solo in un diverso approccio alla questione: un atteggiamento lucido, assennato e lungimirante.