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 GERMANIA - GERMANIA - Germania. A Berlino e' di scena l'Asia. Una voce forte chiede di allentare le briglie alla ricerca
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Articolo di Rosa a Marca
29 settembre 2005 13:09
 
In questi giorni il pubblico berlinese, oltre a lasciarsi sedurre dalle danzatrici tailandesi e ad entusiasmarsi per gli scrittori indonesiani, puo' trarre ispirazione dagli strateghi asiatici della ricerca scientifica. Nella capitale si celebrano le settimane dell'Asia-Pacifico. Per politici e studiosi, l'occasione per tentare di capire come si fa a creare una Biopolois modello Singapore o da dove l'India tragga il coraggio d'impiantare una propria industria farmaceutica, o ancora, perche' la Cina spende per la ricerca il 40% in piu' della Germania.
Imparare dall'Asia vuol dire imparare a vincere. E' questo che serpeggia nelle pieghe della manifestazione. Berlino, uno dei centri indiscussi della ricerca biologica in Germania, vuole farsi contaminare dal dinamismo asiatico. Anche nel senso di un approccio piu' aperto verso la sperimentazione con gli embrioni e la clonazione. E il modello a cui guardare si e' materializzato il 27 settembre nella persona di Woo-suk Hwang, lo studioso coreano delle cellule staminali, star internazionale della ricerca biotecnologica. Chi s'aspettava da lui solo un timido, magari indiretto accenno alla liberalizzazione della ricerca con le staminali nel Paese ospite, si e' dovuto ricredere. Nessuna timidezza di fronte ai riflettori puntati, nessuna paura ad indossare le vesti del consigliere. Hwang ha messo da parte i suoi modi diplomatici per chiedere alla Germania, "grande nazione scientifica", di cancellare le severe restrizioni normative. Il suo obiettivo e' quello di dare ai malati gravi, prima "la speranza", e poi "la salute". Questo l'incipit del suo intervento. Ha detto di voler coltivare, grazie alle cellule staminali embrionali, i tessuti di ricambio compatibili con il paziente da curare, in modo che il sistema immunitario li senta suoi anziche' rifiutarli come accade con gli organi trapiantati. Per illustrare meglio i suoi intenti, Hwang ha mostrato immagini del presidente Ronald Reagan, la cui vecchiaia e' stata segnata dall'Alzheimer; dell'attore Christopher Reeve, paralizzato per anni; dell'astrofisico Stephen Hawking, sofferente di una malattia neurologia degenerativa. Ha spiegato che con la sua attivita' di clonazione finora e' riuscito a reperire cellule staminali dagli embrioni di undici pazienti. Il prossimo traguardo? Riuscire a fare la stessa cosa con un centinaio di pazienti, rappresentativi di venti diverse malattie. Nel frattempo, sono partite le sperimentazioni animali volte a verificare la capacita' delle cellule clonate di trasformarsi in tessuti e di svolgerne la funzione senza degenerare. La terza fase sara' la verifica dell'intero iter di clonazione -dalla coltivazione di tessuti all'impianto nei primati-, modello scimmia, prima di pensare a sperimentare sull'uomo. E Seoul dovra' diventare il cuore della ricerca mondiale con le staminali.
Un'impresa molto ambiziosa, tale da indurre uno dei piu' importanti strateghi scientifici tedeschi, Detlev Ganten, a manifestare apertamente invidia. "Vorrei che noi potessimo seguire le Sue orme, anche se piu' lentamente", ha detto rivolgendosi a Hwang, lui che da tempo si batte contro il divieto sulla clonazione. Parole simili il ricercatore coreano le aveva udite il giorno prima a Bonn, in occasione della visita al centro universitario Life & Brain, diretto da Oliver Bruestle. "Noi due non potremmo cooperare in modo proficuo perche' uno dei due finirebbe probabilmente in prigione", si era lamentato Bruestle. Doglianze che devono aver lasciato il segno. Alla domanda se, secondo lui, la Germania farebbe bene ad allentare i lacci normativi su staminali embrionali e clonazione, Hwang, prima ha risposto lodando "l'eccellente ricerca tedesca sulle staminali", capace di dare un contributo importante anche se svolta entro quei limiti, e del resto, lui ha un profondo rispetto per le remore sull'uso dell'embrione, dettate da ragioni storiche, culturali e politiche. Ma poi, senza giri di parole, ha scagliato sui seminatori di dubbi questi due concetti: i colleghi tedeschi mi fanno una gran pena, e il Governo provveda, di grazia, a modificare le leggi. A freddare un po' il clima ha provveduto Hans Schoeler, anche lui, a suo modo, star della scienza. E' stato lui, infatti, a confutare un dogma importante della biologia riuscendo nell'impresa di produrre ovuli in laboratorio. Due anni fa, malgrado la severita' delle leggi del suo Paese ha scelto di abbandonare una prestigiosa universita' statunitense per trasferirsi all'Istituto Max-Planck di biomedicina molecolare di Muenster. "Anche se non possiamo realizzare le sperimentazioni di Hwang, in Germania sono pur sempre possibili molte cose". Per esempio, si puo' fare quasi tutto nell'ambito di una ricerca di base; le restrizioni riguardano solo le applicazioni terapeutiche per le quali servirebbero embrioni freschi oppure clonati. "Hwang fa ricerca a modo suo, noi al nostro", ha voluto precisare. Personalmente e' favorevole a una legge piu' permissiva, ma dice di aver apprezzato il consenso raggiunto dal Bundestag. "Marciare divisi per colpire uniti le malattie", e' il motto che ha lanciato. Non senza negarsi una velata critica alle eccessive sicurezze del collega coreano, e' passato ad illustrare una serie di possibili alternative per ricavare tessuti di ricambio senza ricorrere ad ovociti ed embrioni. La replica di Hwang e' consistita, prima in un elogio al collega Schoeler, "uno dei migliori colleghi in Germania", poi nella descrizione delle giovani coreane in fila, entusiaste di poter donare gli ovuli necessari alla sua sperimentazione.
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