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Italia. Inaugurato il solito Anno Giudiziario con le solite e piu' numerose droghe illegali
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Articolo di Vincenzo Donvito
19 gennaio 2003 21:02
 
Dopo l'inaugurazione del procuratore generale della Cassazione lo scorso 13 gennaio, e' stata la volta delle Corti d'Appello, e la "musica", ovviamente, non e' cambiata, ma si e' solo meglio esplicata sul territorio.
La situazione italiana della Giustizia e' tutta in un numero: il 96% di furti che resta impunito. E' d'uopo -anche- ricordare le puntuali e consuete verifiche di carceri piene ben oltre i posti disponibili, e le polemiche e iniziative, proprio di questi giorni, per cercare di averne un danno minore con l'indulto o indultino.
Quindi niente di nuovo.
Una situazione che si trascina da sempre e che, a qualunque richiesta di riforma che viene avanzata (per giusta o sbagliata che ognuno la possa considerare), il legislatore e i governanti rispondono con l'immobilismo e la reiterazione della situazione. Tutti considerano che ci sono molte cose che non funzionano (dalle carceri all'amministrazione della giustizia, fino ad una serie di leggi che considerano crimine cio' che potrebbe serenamente non esserlo, come quello connesso all'uso e al consumo delle droghe illegali), ma la soluzione e' sempre quella di non azzardarsi a provare qualcosa di nuovo, perche' dispiacere una delle parti in gioco (con relativo potere di nicchia) non e' considerata cosa saggia e di buon governo.
In questo "mare melmoso" le inaugurazioni delle varie Corti d'Appello hanno avuto una costante che, purtroppo, grazie a chi ha meglio attirato l'attenzione con manifestazioni per perorare la sua causa di fazione o il suo potere di casta, e' stata sepolta, ed e' passata in secondo piano: tutto sommato -si evince dalle varie relazioni- la situazione non e' peggiorata, anzi in alcune situazioni e' migliorata perche' i reati diminuiscono (ndr: non e' che vengono "acciuffati" meno delinquenti?.), ma . ma non per i reati connessi alle droghe.
In perfetta linea con cio' che accade in tutto il mondo, dall'Indonesia alla Bolivia, passando per quella che non definire "galera a cielo aperto" proprio per lo specifico droga sarebbe bendarsi gli occhi (gli Usa: nel 2002 ogni 100 mila abitanti c'erano 702 detenuti non solo per droga, rispetto ai 664 della Russia, i 52 della Finlandia, i 75 della Francia e i 93 dell'Italia).
I dati del fenomeno sono piu' o meno estesi rispetto alla dislocazione della Corte d'Appello specifica, e alcuni li abbiamo gia' documentati in questo Notiziario, con le punte dei confini caldi in Puglia e Friuli Venezia-Giulia o dove l'organizzazione malavitosa e' piu' stabile perche' c'e' piu' mercato (Milano) e uno degli aeroporti piu' importanti per l'arrivo delle merci -Malpensa- (seguito da Roma/Fiumicino), piu' radicazione territoriale (Calabria e Sicilia, nonche' Napoli), o la grande porta verso il mare che e' il porto di Genova. Un volo sullo Stivale per dare una visione a grandi linee, perche', come ognuno sa, ogni stazione ferroviaria, ogni stazione di autobus, ogni porto, ogni aeroporto, ogni via terrestre o aerea o marina di accesso, e' un canale di transito e di arrivo delle droghe, con annessa organizzazione criminale che le gestisce.

Nel contempo, negli scorsi mesi come negli anni passati (quindi anche quelli a cui si riferiscono i dati delle corti d'Appello), abbiamo assistito ad operazioni delle varie polizie con numeri milionari rispetto ai grammi di sostanze sequestrate, e centenari rispetto agli arrestati. Numeri che hanno portato il nostro capo del Governo, Silvio Berlusconi, a farsene pubblico elogio nel dicembre scorso. Comprensibile sullo specifico, ma inutile e, a lungo andare, propagandistico di strategie perdenti e -numeri delle corti d'Appello alla mano- pericolose.

E proprio in questi giorni sono "partiti i treni per uscire dal tunnel della droga", cioe' la campagna ferroviaria del Governo che, facendo gestire il tutto a strutture di recupero tossicodipendenti come San Patrignano, vorrebbe dissuadere i giovani a far uso di qualunque droga. Con prospettive di risultati che le passate campagne ci indicano come al di sotto dello zero, tranne che per i guadagni e il numero di "internati" di chi le organizza e gestisce.

Il sottosegretario all'Interno, Alfredo Mantovano, proprio per l'occasione (riferendosi alla Puglia) ha ricordato che "bisogna fare maggiore attenzione al traffico di sostanze stupefacenti" anche alla luce del fatto che "sono bloccati i traffici di clandestini. Non vorremmo che cio' dipendesse non soltanto da una buona volonta', ma anche da una maggiore redditivita' e minore evidenza di altri traffici quali quelli di sostanze stupefacenti".
Crediamo che il sottosegretario di Alleanza Nazionale, che di queste cose ne mastica anche perche' viene dalla magistratura, abbia il polso della situazione e -a parte la "buona volonta'"- una visione che va oltre il naso e le conferenze stampa trionfalistiche del capo del Governo. Ma come e cosa risponde a questa sua capacita'? Purtroppo la risposta e' scontata: perseverare nelle attuali politiche. E i risultati di queste risposte sono gia' nelle parti poco vistose e poco considerate delle relazioni delle corti d'Appello.
Oggi come domani, e dopodomani ancora peggio.
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