testata ADUC
Monetizzare i crediti commerciali dello stato, si può fare?
Scarica e stampa il PDF
Articolo di Alessandro Pedone
18 luglio 2012 15:45
 
Come abbiamo già visto in altri articoli una delle cause della crisi economica che sta affrontando l'Italia è la massa monetaria. Semplicemente ci sono meno soldi in circolazione. Questa non è un'ipotesi, è un semplice fatto.
A questo problema si affianca un altro problema atavico del nostro paese che è la dilazione dei pagamenti. Nel caso delle pubbliche amministrazioni, questa dilazione prende talvolta la forma della beffa. Ci sono decine e decina di miliardi di euro che la pubblica amministrazione deve agli imprenditori da mesi e mesi. Il problema è anche nel privato, specialmente nelle piccole imprese che non di rado fanno “da banca” alle grandi imprese.
Immaginiamoci che tutto questo denaro virtuale possa riversarsi sull'economia reale!
Si potrebbe aumentare la massa monetaria (M3) di circa il 10%!
Sarebbe una spinta all'economia semplicemente enorme.
Ma c'è un modo per farlo senza creare altro debito per pagare i crediti? La risposta è sì.
Lo si può fare attraverso l'istituzione di una moneta complementare coperta dai crediti.
Di seguito la proposta in sintesi.
Lo stato italiano istituisce la Banca Italiana per il Commercio (BIC) il cui scopo è quello di emettere e gestire una moneta elettronica complementare, coperta dai crediti, per le transazioni commerciali che chiameremo Bancom (Banconote Commerciali). Un Bancom corrisponde ad un Euro per le transazioni commerciali.
Per ogni 100 Euro di credito ceduto alla BIC si riceve tra i 90 ed i 105 Bancom in base all'affidabilità della controparte (i crediti verso lo stato hanno la massima affidabilità e vengono cambiati 1 a 1,05). Si posso anche “acquistare” Bancom con liquidità al cambio di 1 euro contro 1,1 Bancom.
Le transazioni commerciali possono essere fatte in parte in Euro ed in parte in Bancom.
Lo stato accetta i pagamenti con il 50% in Bancom e può spendere i Bancom sul mercato.
I Bancom sono convertibili in Euro con un cambio dello 0,9 Euro ogni Bancom.
I Bancom non producono interessi, al contrario hanno un disincentivo all'accumulo pari allo 0,01% giornaliero (poco più del 3,5% all'anno).
L'esperienza di altre monete complementari ci dice che nella prima fase una buona parte dei Bancom verrebbe convertita in Euro, ma non appena vi fosse un buon mercato di beni e servizi parzialmente acquistabili in Bancom le aziende tenderebbero a spendere i Bancom ricevuti e solo in extrema-ratio verrebbero convertiti, specialmente grazie all'accettazione dello stato di pagamenti in Bancom.
Nel giro di pochi mesi si creerebbe una nuova massa monetaria che circolerebbe in aggiunta alla massa monetaria in Euro attualmente circolante.
Dal punto di vista organizzativo, la BIC potrebbe essere una Banca virtuale, senza carrozzoni e infrastrutture aggiuntive, che si appoggerebbe al sistema bancario esistente attraverso accordi nazionali sia per la gestione dei conti correnti in Bancom che per la gestione dei crediti. In altre parole, ogni Banca aderente distribuirebbe i servizi della BIC proprio come Poste Italiane distribuisce i prodotti della Cassa Depositi e Prestiti. Naturalmente la cosa ha un certo grado di complessità, ma tecnicamente sarebbe fattibilissima. Esistono già oggi molte agenzie per l'assicurazione dei crediti commerciali. Lo sconto di crediti commerciali è già oggi un'attività tipica delle banche. In questo caso si tratterebbe di gestire una mole enorme di crediti e questo renderebbe il tutto anche molto meno costoso proporzionalmente (per le economie di scala). I tassi di cambio asimmetrici, il tasso d'interesse negativo ed il tasso d'interesse positivo sulla riserva creano più che sufficienti risorse per gestire i costi legati alla gestione di questi crediti ed i servizi legati ai conti correnti.
I veri costi sarebbero subiti solo da coloro che non vogliono spendere i Bancom e che li convertono in euro.
Per la maggioranza, si avrebbe un notevole risparmio sulle tasse e sui servizi pagati allo stato! Poiché tutti avrebbero convenienza a pagare il 50% in Bancom convertendo gli euro.  
A regime, una volta esaurita la grande mole di crediti resterebbe una moneta in larghissima parte coperta da valuta (oltre che da eventuali nuovi crediti che potranno sempre essere inseriti nel sistema e che si trasformerebbero poi in nuova valuta).
Questa valuta dovrebbe essere utilizzata per finanziare il debito pubblico.
Ciò significa che, in ultima analisi, attraverso la moneta complementare, lo stato monetizzerebbe una parte dei suoi crediti nei confronti delle imprese (oltre ai crediti privati). Questa monetizzazione è esattamente quello che ci serve in questa fase, ma che non possiamo fare a causa dell'Euro!

In sintesi, con questi Bancom:
  • immettiamo nel mercato circa 100 miliardi di euro a costo prossimo allo zero
  • introduciamo, di fatto, una riduzione delle tasse e dei costi dei servizi da pagare alla pubblica amministrazione
  • finanziamo il debito pubblico. 
Questo è solo un esempio della potenza delle monete complementari.
Quando si comprenderà che per la sostenibilità dell'attuale sistema economico-finanziario sono assolutamente indispensabili le monete complementari, sarà sempre molto tardi.
Chi fosse incuriosito dal tema può trovare maggiori informazioni circa le monete complementari sul sito di uno dei principali teorici contemporanei del settore Bernard Lietaer.
Pubblicato in:
 
 
ARTICOLI IN EVIDENZA
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS