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 SVIZZERA - SVIZZERA - Svizzera. Si torna a parlare di diagnosi preimpianto
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Articolo di Rosa a Marca
3 marzo 2005 18:10
 
L'analisi genetica dell'embrione in vitro, la cosiddetta diagnosi preimpianto o PID, altro non e' che un'analisi prenatale realizzata molto presto. Ossia, nel momento in cui l'embrione, ottenuto tramite la fecondazione assistita, e' formato da appena otto cellule e si trova all'esterno del corpo femminile. Questo metodo ha importanza nella prevenzione delle malattie. Se infatti sussiste un dubbio di trasmissibilita' di una malattia incurabile, la diagnosi preimpianto e' in grado di stabilire in fase molto precoce se vi sia un difetto genetico. E se cosi' risulta, si puo' rinunciare a trasferire l'embrione nell'utero, risparmiando alla donna un aborto spontaneo o volontario. Grazie a questo metodo, nel marzo 2001 e' nato Valentin, la cui mamma, affetta da una grave malattia genetica, aveva subito tre aborti spontanei. Ma Valentin non e' nato in Svizzera, bensi' in Francia. In Svizzera la diagnosi preimpianto e' proibita.
Alla base del divieto c'e' la legge sulla fecondazione medicalmente assistita in vigore dal 2001. Essa proibisce la rimozione di cellule dall'embrione prodotto in vitro a scopo di analisi genetica. Il divieto scaturisce da una decisione politica. Al termine di un acceso dibattito, il Parlamento fece questa scelta anche alla luce di un'iniziativa popolare alquanto restrittiva (per altro respinta). Da allora sono state depositate varie richieste nel senso di un alleggerimento del divieto, e tra queste un'iniziativa parlamentare di Barbara Polla. La parlamentare liberale ginevrina chiedeva l'autorizzazione della PID in caso di rischi molto seri. L'istanza non e' pero' stata accolta dal Consiglio. Ora, sul tavolo della Commissione scientifica del Consiglio Nazionale giace una nuova proposta, presentata dal consigliere di Zurigo Felix Gutzwiller. La sua mozione sollecita il Governo a predisporre un testo che renda possibile la diagnosi preimpianto in un'adeguata cornice normativa. E' probabile che il Nazionale se ne occupi il 3 marzo.
Secondo Felix Gutzwiller, il veto sulla PID e' incoerente. Perche' in gravidanza la diagnosi prenatale e' ammessa -e puo' legittimamente condurre a un aborto- mentre prima della gravidanza, ossia in vitro, la stessa diagnosi genetica dell'embrione e' vietata? Oggi, una coppia che sia confrontata con una grave malattia ereditaria puo' far analizzare l'embrione solo quando questi sia trasferito nell'utero (e poi eventualmente fatto abortire), ma non prima, quando e' ancora all'esterno del corpo della donna. Cio' porta a concludere che l'embrione goda di maggiore considerazione e tutela quando e' in provetta che non durante una gravidanza.
Coloro che sono contrari alla PID temono che il metodo porti all'eugenetica, alla selezione di genere e alla discriminazione degli handicappati. Non esiste il diritto ad avere un figlio sano -e' stato sostenuto in Commissione- e la PID e' un ulteriore sintomo di "mania manipolatoria". Ma per Matthias Buergin del ministero della Sanita', queste argomentazioni rivelano semplicemente il timore di un'indesiderata modificazione dell'immagine umana. Ossia, il timore che l'uomo, in quanto "prodotto geneticamente casuale" diventi sempre piu' il risultato di una scelta consapevole. Timori infondati per Felix Gutzwiller. L'eugenetica e la selezione sessuale sono gia' soggette ai limiti ben delineati dalla Costituzione. In effetti, l'articolo 119 proibisce atti di fecondazione medicalmente assistita finalizzati ad ottenere un bambino con determinate caratteristiche. Secondo Gutzwiller, la PID dovrebbe semplicemente seguire le stesse severe prescrizioni previste per la diagnosi prenatale, e cioe' essere motivate da gravi malattie ereditarie. Anche Bruno Imthurm, professore alla clinica di endocrinologia dell'ospedale universitario di Zurigo e' a favore dell'analogia tra i due tipi di analisi. In altre parole, con la diagnosi preimpianto non si dovrebbe analizzare niente di piu' e niente di meno di quanto si fa oggi con la diagnosi prenatale. In questo modo si potrebbe risparmiare alle donne aborti spontanei o volontari. Perche' sono proprio le malattie ereditarie e i difetti cromosomici le cause piu' frequenti degli aborti spontanei.
A ben guardare, la diagnosi preimpianto non e' completamente vietata. Infatti, se l'embrione in vitro e' tenuto al riparo dalle analisi genetiche, lo stesso non avviene per l'ovulo non fecondato. Esiste un tipo di diagnosi sull'ovulo non fecondato che la Svizzera autorizza e viene effettuata nell'Istituto di Bruno Imthurn. In quel caso si esamina il patrimonio genetico dell'ovulo, e cio' avviene soprattutto nei trattamenti di fecondazione assistita concernenti donne oltre i 35 anni che, senza motivo apparente, hanno subito diversi aborti spontanei. Il procedimento riduce questo rischio e accresce le possibilita' di successo di una fecondazione assistita. Alla luce di queste considerazioni, una risicata maggioranza della competente commissione del Nazionale ha approvato la mozione di Gutzwiller. In effetti non si capisce perche' la diagnosi prenatale sia autorizzata e la PID no. La rinuncia al trasferimento di un embrione sembra davvero molto meno gravoso di un aborto. Ma proprio quest'argomento viene usato dai contrari alla PID. Essi sostengono che la PID allenta i freni inibitori giacche' gli interessati alla selezione dell'embrione in vitro non sono confrontati direttamente con le conseguenze del loro agire, diversamente da chi deve decidere se abortire o no. Questa e' l'opinione dell'organizzazione "Insieme".
E ora? Lo scorso novembre il Governo si era gia' detto favorevole a riprendere in mano l'argomento e ad esaminare se non sia preferibile una regolamentazione severa piuttosto che un divieto assoluto. Ma quante coppie beneficerebbero della PID qualora venisse autorizzata? Uno sguardo alle esperienze di altri Paesi -la PID e' autorizzata in Inghilterra, Spagna, Francia e Belgio- fa dire a Imthurn che non sarebbero certo una "valanga", ma nell'ordine di una cinquantina l'anno.
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