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Verso un nuovo vertice internazionale per ridiscutere la politica mondiale sulle droghe
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Articolo di Vincenzo Donvito
7 settembre 2001 18:47
 
Il Presidente della Repubblica, Andres Pastrana, ha chiesto al suo collega Usa, George Bush, che si organizzi un summit internazionale che riesamini la politica mondiale sulle droghe.
Gli aiuti Usa, con il Plan Colombia, per l'eradicazione delle piantagioni sono molto consistenti (1,3 miliardi di Usd), ma Pastrana sottolinea che c'e' anche il problema della forte domanda di droghe, che crea difficolta' rispetto agli sforzi contro il narcotraffico. "Non c'e' controllo sulla domanda, da parte di nessuno"- dice il presidente colombiano- "per cui e' arrivato il momento di ridiscutere la politica mondiale contro la droga".
C'e' anche da dire che il precedente vertice mondiale sulla droga, l'Atpa (Andean Trade Preferences Act), che si era tenuto a Cartagena nel 1990, aveva visto gli Usa concedere ai Paesi produttori di droghe, l'esenzione delle tasse doganali per l'ingresso di alcuni loro prodotti sul mercato Usa, in modo da invogliare produzioni alternative alle piantagioni di coca; e siccome questi accordi finiscono quest'anno, e' evidente che Pastrana -e non solo- abbia voglia di poter continuare ad usufruire di simili vantaggi per l'ingresso dei prodotti del suo Paese sul mercato Usa.
Ma, al di la' di questa considerazione "egoistica" di Pastrana, le conseguenze della richiesta del presidente colombiano possono essere ben altre, perche' comunque c'e' un certo dibattito in quasi tutti i Paesi del mondo sull'opportunita' di continuare ad affrontare il problema droga cosi' come viene fatto oggi. Pur con le "isole felici" olandesi, canadesi, spagnole, svizzere, tedesche e altre, e' evidente che il condizionamento delle scelte fatte a livello mondiale non e' secondario. Questo non vuol dire che la svolta a 180 gradi e' dietro l'angolo, ma rimettere in discussione l'utilita' di tutto cio' che e' stato fatto fino ad oggi, ai livelli auspicati dal presidente colombiano, non e' poca cosa.
Se questo, poi, lo vediamo insieme a cio' che si sono detti il presidente Usa George Bush e il suo omologo messicano Vicente Fox (quest'ultimo vuole abolire le liste di buoni e cattivi che gli Usa stilano per i Paesi coinvolti nella lotta al narcotraffico, e Bush non gli ha sbattuto la porta in faccia, e non solo per gentilezza diplomatica), si capisce che un po' di malumore c'e', e perche' si vada oltre, occorre che a quei livelli arrivino messaggi positivi di altre soluzioni pragmatiche.
L'errore sarebbe -come si fa in Italia e sovente negli Usa- di far giungere messaggi di parte, del tipo "diritto a drogarsi" e "diritto a non-drogarsi": non servono ad alcuno se non alla coscienza di chi li invia. Per cambiare c'e' bisogno di storie, esperienze, esperimenti, fatti e discorsi che tengano solo conto di un esistente in cui devono convivere tutti, visto che -come fa intuire il presidente Pastrana nelle sue dichiarazioni- chi e' maggiormente impegnato (gli Usa) nella lotta al narcotraffico nei Paesi produttori, e' contemporaneamente il maggior consumatore di questi prodotti; e -aggiungiamo noi- spende una enormita' di risorse economiche e umane sul suo territorio, per una politica preventiva che sta dando risultati opposti rispetto a quelli auspicati.
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