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WORLDCOM: al via i rimborsi entro un anno
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Articolo di Pietro Adami *
22 settembre 2005 0:00
 
Il Tribunale di New York (Giudice On. Denise Cote) ha definitivamente approvato, mercoledi' scorso, le transazioni nell'ambito della Class Action sui titoli WORLDCOM.

Il Tribunale di New York (Giudice On. Denise Cote) ha definitivamente approvato mercoledi' scorso le transazioni nell'ambito della Class Action sui titoli WORLDCOM. L'approvazione del Tribunale mette la parola "fine" ad un contenzioso protrattosi per circa tre anni, ed apre la strada ai rimborsi per quegli investitori che hanno tempestivamente presentato la domanda, e la relativa documentazione, entro il termine del 26 agosto u.s.

Ad oggi, su oltre 4.000.000 di potenziali aventi diritto, circa 830.000 hanno presentato la domanda, e solamente 7 investitori hanno presentato obiezioni relative alle transazioni raggiunte.
L'ammontare recuperato supera i 6.000.000.000 di dollari, per la maggior parte derivante da transazioni con gli istituti bancari coinvolti; oltre Usd 5.000.000.000 andranno in ultima analisi a beneficio dei danneggiati, mentre la rimanente parte coprira' i costi vivi della causa (pari a Usd 10.700.000 circa, interamente anticipati dai legali che hanno gestito il caso) e le competenze dei Lead Counsels (che quindi incidono per circa il 16% del recuperato).

Oltre Usd 60.000.000 sono stati recuperati dagli ex dirigenti della societa', in parte tramite pagamenti diretti o cessione di beni, ed in parte dalle rispettive compagnie assicuratrici. Sullivan, Myers e Yates hanno ammesso le loro responsabilita' e sono stati condannati rispettivamente a 5 anni (Sullivan) , e 1 anno di prigione (Myers e Yates).
Nell'ambito della definitiva approvazione del Plan of Allocation (il piano di riparto delle somme disponibili) e' stata introdotta una importante novita'; accogliendo le obiezioni presentate da un investitore, infatti, il Giudice ha ritenuto che anche coloro che avessero venduto le proprie azioni prima del 29.01.2002 abbiano diritto ad un parziale risarcimento, ed ha indicato tale quota in circa il 10% del danno effettivamente subito, destinando quindi anche a tale sotto-classe una parte dei fondi.

Circa i cinque sesti delle somme disponibili sono stati allocati a favore dei possessori di obbligazioni, mentre il resto verra' destinato agli azionisti.
I gestori del Settlement Fund sono ora al lavoro per esaminare le richieste e la relativa documentazione, allo scopo di verificare la completezza delle domande ed eventualmente richiedere documentazione integrativa ove necessario; completata tale fase, ed integrata la documentazione relativa alle domande carenti, avviata la procedura di emissione ed invio degli assegni.

I primi pagamenti sono attesi per l'estate 2006.
La notizia riportata induce alcune osservazioni.
La prima, riguarda il numero di coloro che hanno presentato domanda: solamente un quinto dei potenziali aventi diritto ha richiesto di poter beneficiare dei risarcimenti.
Pur consapevoli del fatto che un certo numero di investitori abbiano esercitato il diritto di optare per un'azione individuale (escludendosi cosi' dallo status di Class Member), rimane tuttavia impressionante il numero di persone (fisiche o giuridiche) che non avendo tempestivamente aderito rimarranno escluse dai risarcimenti, ne' potranno avviare oggi -tardivamente- un'azione individuale.
Trattasi infatti di oltre 3.000.000 di soggetti.
Tra gli esclusi, certamente, la maggior parte e' rappresentata da investitori privati, che neppure sanno che avrebbero avuto diritto ad un risarcimento, ne' probabilmente sono mai stati resi edotti della stessa esistenza dell'azione.
Migliaia saranno pero', certamente, anche gli investitori istituzionali (in larghissima parte stranieri).
Non vogliamo addentrarci in una ricerca delle responsabilita', ma non possiamo esimerci dall'osservare come l'informazione in tema di class action sia ad oggi, quantomeno in Italia, assolutamente inesistente; se cio' appare tutto sommato comprensibile per i privati, le carenze del sistema istituzionale appaiono tuttavia assai gravi, e cio' sotto un duplice profilo.

Da un lato infatti, la mancata presentazione della domanda da parte di -per esempio- un fondo di investimento o fondo pensione italiano, danneggia ingiustamente chi di quel fondo possieda delle quote. E' evidente che la performance del fondo avrebbe potuto subìre un incremento, ancorche' magari modesto, dalla acquisizione di somme a seguito della partecipazione al Settlement Fund da parte dei gestori, e che di tale incremento avrebbero potuto beneficiare proprio gli investitori.
Dall'altro, se il mondo istituzionale avesse ben operato, non solo avrebbe potuto ricevere quanto di propria diretta spettanza, ma anche informare a propria volta i Clienti consentendo loro di ricevere quanto di propria spettanza.
Sotto il primo dei profili evidenziati, nel sistema americano vigono regole strettissime, al punto che sono ad oggi pendenti svariate azioni legali condotte proprio da investitori in fondi, nei confronti di gestori che hanno omesso in passato di reclamare quanto di spettanza del fondo stesso, con cio' danneggiando i relativi investitori.
Chi abbia presentato domanda, invece, non potra' che gioire a fronte dell'elevatissimo numero di soggetti che non hanno reclamato quanto di spettanza: le somme disponibili, infatti, andranno ripartite solo tra chi abbia tempestivamente aderito, e la percentuale degli "assenti" verra' quindi loro attribuita, incrementando i risarcimenti.
La seconda osservazione riguarda il meccanismo dell'azione collettiva (Class Action) nel suo insieme, e gli strumenti di controllo per coloro (cosiddetti Silent Class Members) che non hanno potere di gestione del caso, a differenza dei Lead Plaintiffs.
Solo sette obiezioni sono state sollevate da investitori membri della Class non soddisfatti dei risultati raggiunti o che ritenevano iniqui, a vario titolo, taluni aspetti delle transazioni.
Tra queste, una era mirata alla destinazione di parte dei fondi anche a chi avesse venduto le proprie azioni prima del 29.01.2002.
E proprio quest'ultima obiezione ha colto nel segno, ottenendo l'allocazione di parte delle somme a favore anche di questa categoria di danneggiati.
La relativita' del risultato (risarcimento di circa il 10% del danno) non tragga in inganno; trattasi pur sempre di somme in piu' rispetto al nulla che si sarebbe ottenuto in assenza di obiezioni e che dimostra che, e quanto, il sistema consenta una importante "direzione anche esterna" del caso da parte della massa silente.
L'ultima osservazione -fatta, proprio perche' da un giurista, con enorme e sincero rammarico- e' relativa ai tempi dell'azione: in soli 4 anni (2002 - 2006), presumibilmente, verranno materialmente versate ai danneggiati le somme di loro spettanza.
Che risultato sarebbe stato raggiunto nel nostro sistema giuridico da un'azione legale di siffatta mole, complessita' e portata? ai posteri (Parmalat? Cirio?) l'ardua -si fa per dire- sentenza .

* avvocato in Verona
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