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CASCO OBBLIGATORIO PER LE MOTO.
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Comunicato 
29 luglio 1999 0:00
 

CONTINUA LA SERIE DI PROVVEDIMENTI INUTILI CHE CONSIDERANO GLI UTENTI COME INCAPACI DI PROVVEDERE A SE STESSI, CON L'EFFETTO DI NON RISOLVERE I PROBLEMI MA SOLO DI COMPLICARLI.

Firenze, 29 Luglio 1999. Il casco della moto sara' obbligatorio sulla quasi totalita' dei mezzi a due ruote. Un provvedimento che viene annunciato come fondamentale per la riduzione dei danni da incidenti sui motorini.
Interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
Noi non ne siamo affatto convinti, anzi, crediamo che se proprio occorreva -in questo marasma estivo nei trasporti su gomma- far fare un parte anche al legislatore, era quello di fargli levare anche il parziale obbligo che esiste oggi. E basta. Perche' tutte le altre attenzioni ed energie, sarebbe meglio che fossero utilizzate per far rispettare le normative gia' esistenti. Crediamo che l'errore piu' grosso che si sta commettendo in questo momento, sia quello di credere che le norme esistenti non siamo sufficienti: e non e' cosi', perche' il problema e' che le norme esistenti non vengono applicate o, peggio, vengono applicate discrezionalmente, non contribuendo a creare quella cultura della legalita' che, da sola, puo' risolvere gran parte della disastrosa situazione in atto.
I divieti che impediscono la libera scelta delle persone sui propri comportamenti non nocivi dell'altrui liberta', non pagano mai, e sono solo esplicativi di un pessimo rapporto tra cittadini e istituzioni, sostituendo queste ultime alle scelte consapevoli degli individui.
E' la stessa storia delle cinture di sicurezza: c'e' una legge che le rende obbligatorie, ma nessuno le mette e non viene multato. Ed e' la stessa storia delle persone che vanno in due sui motorini, raramente repressi dai tutori del codice della strada. Tutti provvedimenti che servono a far mettere in pace la coscienza del legislatore, ma che non solo non risolvono il problema alla radice, ma lo aggravano: il divario tra cittadini e leggi -e i suoi tutori- diventa piu' grande e sempre piu' incolmabile, perche' viene a mancare quel rapporto di fiducia reciproca che rende cittadino e Stato "complici" per lo stesso scopo, la sicurezza di tutti. E abbiamo da una parte lo Stato che fa di tutto per succhiare soldi agli utenti con multe assurde o divieti altrettanto assurdi, e dall'altra il cittadino che cerca sempre di fregare lo Stato, simulando legalita' solo -e non sempre- in presenza dei tutori dell'ordine.
Che fare? Informare in modo massiccio dei pericoli che si corrono -per se stessi e per gli altri- con certi comportamenti; spiegare i vantaggi che si avrebbero dal mettere il casco in molte situazioni. Con campagne pubblicitarie continue e non stagionali, che facciano capire -in modo crudo e cruento e non con fumetti apparentemente simpatici com'e' ora- i pericoli che si corrono per se' e soprattutto per gli altri. Dimostrare, cioe', che lo Stato fa sul serio sempre, e che non conosce il concetto di rigore (magari in questa o quell'altra situazione) ma semplicemente applica la legge sempre e uguale per tutti, su cittadini che sono tali perche' informati, e non sudditi da portare per mano dalla culla
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