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COMMERCIO ELETTRONICO E REGOLE
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Comunicato 
2 settembre 1999 0:00
 

LA DIRETTIVA UE FA SORRIDERE PERCHE' SEMBRA PREPARATA DA CHI NON USA INTERNET. NON SI PUO' REGOLAMENTARE CIO' CHE E' TALE PROPRIO PER ASSENZA DI REGOLE. LA TENDENZA DEL "GRANDE FRATELLO".

Firenze, 2 Settembre 1999. La Commissione europea ha messo a punto una nuova direttiva sul commercio elettronico.
Interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
Tentare di mettere regole per l'uso di Internet e' una tenenza molto diffusa, e sta registrando successi solo in quei Paesi dove vige censura e controllo oligarchico di economia e tecnologia. Per il resto sembra quasi di avere a che fare con persone che di Internet ne hanno piu' che altro sentito parlare, ma non sviluppano anche in rete le loro attivita' e interessi.
Sono queste le nostre impressioni sulla direttiva della Commissione: un tentativo di definire territorialmente uno strumento di comunicazione la cui ragion d'essere e' proprio nella mancanza di territorialita'. Definire regole la cui violazione non puo' essere sanzionata e' un metodo che potra' solo dare risultati contrari di quelli auspicati. Chi -e come- sanzionera' il venditore di vini piemontesi che non rispettera' queste norme della Ue in una transazione con un consumatore di Alessandria, se il suo sito web in lingua inglese, italiana e francese e' su un server in Australia? Nessuno!
La direttiva Ue prevede un registro in cui saranno inseriti gli indirizzi Email di chi non vuole ricevere pubblicita'; e gli Stati membri dell'Ue dovranno vigilare perche' siano messi a disposizione di chi usa Internet. Un accorgimento impossibile da gestire data l'entita', varieta' e mobilita' del mezzo Internet: una sorta di monumento all'inutilita' che servira' a far sentire utile alla riservatezza dei consumatori solo chi lo ha pensato e lo gestira'. Gli utenti di Internet che non vogliono ricevere Email indesiderate, sanno gia' come fare, perche' qualunque software di gestione postale gia' lo prevede.
Il problema centrale di come potrebbe essere gestito un commercio elettronico -o una qualunque transazione o rapporto in Internet- non viene preso in considerazione.
E' un fatto di scuole di pensiero che si stanno confrontando e, a nostro avviso, stanno dimostrando l'estrema impraticabilita' di quella cosiddetta europea (contrapposta a quella americana): creare regole a cui l'utente di Internet si dovrebbe attenere.
Noi crediamo che la rivoluzione globale di Internet stia proprio nel fatto che funziona grazie alla massima responsabilizzazione individuale dell'utente. Quest'ultimo ha solo bisogno di consigli e codici di auto-comportamento a cui decidere di aderire o meno, rispetto agli ambiti del web che intende frequentare. Le autorita' in Internet non hanno spazio, proprio perche' Internet e' senza spazio, mentre il potere dell'autorita' e' tale nel definire regole in uno spazio che controlla. Nel momento stesso in cui un'autorita' cerca di imporre una sua regola in Internet, ci sono miliardi di altre possibilita' di violarla senza incorrere nelle sue sanzioni e senza essere considerato criminale. Internet e' oltre la stessa definizione di quel "villaggio globale gestito da un grande fratello" a cui aspirerebbero tutti coloro che si affannano a mettere regole e sanzioni. Internet rompe i tradizionali schemi mentali su cui sono stati edificati gli ordinamenti degli Stati nazionali dell'800 e del 900 (schemi che l'Ue ancora utilizza); e' il luogo della potenzialita' dell'individuo nudo: percio' occorre una grande lavoro di informazione e presa di coscienza di come si puo' usare la propria liberta' in un mondo senza leggi e giudici. E non e' un discorso da anarchici ottocenteschi: e' quello che ha capito, per esempio, il vice-presidente Usa Al Gore, che, di conseguenza, si sta muovendo
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