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CROCIFISSO A SCUOLA. IL CONSIGLIO DI STATO STABILISCE LA SUA INAMOVIBILITA' DALLE AULE ESALTANDO IL CONCETTO E LA PRATICA DELLA RELIGIONE DI STATO... MENTRE IL MONDO VA ALTROVE
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Comunicato 
15 febbraio 2006 0:00
 

Firenze, 15 febbraio 2006. Il Consiglio di Stato ha emesso la sua sentenza definitiva sul caso del crocifisso a scuola, la cui esposizione era stata contestata dalla madre di uno studente. Secondo i giudici il crocifisso deve restare nelle aule non perche' sia una suppellettile o un oggetto di culto, ma perche' "e' un simbolo idoneo ad esprimere l'elevato fondamento dei valori civili" (tolleranza, rispetto reciproco, valorizzazione della persona, affermazione dei suoi diritti, etc..) che hanno un'origine religiosa, ma "che sono poi i valori che delineano la laicita' dell'attuale ordinamento dello Stato".
La sentenza e' molto articolata e fara' sicuramente discutere i pro e i contro.
Noi siano attenti ai diritti degli individui, come consumatori e come persone. Crediamo siano queste ultime che si debbano porre in modo speculativo davanti alle possibili opzioni (economiche o etiche che siano) scegliendo di conseguenza. La liberta' di mercato e' il punto di riferimento, e non ci puo' essere senza tutte le altre liberta'. Soprattutto senza alcuna indicazione "ufficiale" (quella che talvolta viene chiamata "valore") di cosa possa essere positivo o negativo. Lo Stato e la legge dovrebbero e potrebbero intervenire solo per prevenire e reprimere tutto cio' che puo' essere fatto in danno di altri, e quindi ordinare in modo che cio' non si verifichi.
Se invece lo Stato (il Consiglio di Stato in questo caso) ci dice che un simbolo di parte, siccome profonde i valori della nostra comunita' anche non religiosa e' giusto che sia esposto a monito di questi valori, vuol dire che questo Stato riconosce il valore superiore di questo simbolo rispetto ad altri (del resto si parla di valori che, in altri credi che non quello cattolico romano e in altre filosofie anche non religiose, non sono estranei). Vuol dire che il nostro Stato sta affermando, in virtu' di questi valori cosi' ben connaturati al nostro ordinamento e alla nostra Costituzione (vedi la presenza dei Patti Lateranensi nell'art.7 della nostra Carta), che la religione cattolica romana e' quella di Stato.
Ne prendiamo atto. Senza stupore. Convinti che l'uscita del nostro Stato dalla palude giuridica dell'art.7 della Costituzione e' il primo, essenziale, passo per proiettare il nostro Paese nel mondo e farlo divenire culla, asilo e propulsore di civilta' giuridica ed economica
. Crediamo che uno Stato che ha bisogno di valori, e che per questo cerchi i suoi paletti nel crocifisso o in qualunque altro simbolo di parte, sia condannato in partenza ad essere ripiegato su se stesso e a partecipare solo in modo passivo ai cambiamenti epocali -economici, giuridici e umani- in corso nel nostro Pianeta.
Noi, sicuramente, cercheremo di non esserne complici.

Vincenzo Donvito, presidente Aduc
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