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Energia ed economia di guerra. Non farsi illusioni, individuare l’avversario
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Comunicato di François-Marie Arouet
18 marzo 2022 14:24
 
 La tempesta economica che sta COMINCIANDO a stravolgere le nostre vite non è un trend periodico che si manifesta ogni tot tempo nei nostri regimi democratici. Non è una sorta di impazzimento periodico di alcuni mercati e relativo codazzo di profittatori. E’ lo stravolgimento delle politiche seguite in questi ultimi decenni dai nostri regimi di mercato. In democrazia economica vince il più capace, il più furbo, il più bravo… anche con buone dosi di corruzioni. Con la guerra, anche molto ideologica come quella in corso, salta tutto. Vince solo il più forte militarmente, non “vive” quasi più nessuno e sopravvivono solo i più tenaci.

Questa è economia di guerra. Di fronte alla quale la reazione coi nostri metodi da democrazia occidentale rappresentano solo un palliativo, un’illusione, un fare per fare, non certo il rimedio perché “tutto torni come prima”. L’unica novità possibile è che si colga l’occasione per chiudere una serie di conti in sospeso e se ne aprano altri a modello e fotografia della nuova realtà.

Quando sentiamo da più parti, anche istituzionalmente autorevoli, che la crisi energetica è passeggera, che il leggero calo del prezzo del barile di petrolio è sintomo che qualcosa sta cambiando, che interventi del governo possano risollevare il baratro verso cui stiamo andando… è come quelli (in buona fede) che all’inizio della pandemia covid esponevano i cartelli “andrà tutto bene”.
Di conseguenza, i metodi evocati per porvi rimedio, a parte le palesi ed esclusive riduzioni del danno che innegabilmente alcuni provvedimenti governativi inducono, sono solo fini a stessi e, in alcuni casi, voci di “falsari” alla ricerca di consenso e gloria.
Un esempio? Oggi (come “stranamente” non era ancora accaduto...) ha cominciato a circolare, oltre alle solite richieste di multe e carcere duro (mancando la pena di morte…), la minaccia di una class action per risarcire gli utenti energetici dalle colpe di governo e petrolieri, enfatizzando l’iniziativa Antitrust di informarsi presso i petrolieri sull’andamento dei listini del mercato.
Ammessa e non concessa la buona fede di chi fa certe proposte, in un Paese in guerra, dove vige un’economia di guerra, chi è l’interlocutore colpevole? Sicuramente è Putin, ma.. facciamo una class action contro Putin? A tutti i paladini (inclusi quelli istituzionali) che fanno “chiamate alle armi” contro chi provoca questi danni, dovrebbe esser chiaro che TUTTE le regole del gioco democratico a cui siamo abituati, in guerra non funzionano. Un esempio per tutti: se stai incontrando il tuo interlocutore per trovare una mediazione e in contemporanea questo interlocutore ti ammazza la famiglia (come fa Putin in questi giorni), continui ad interloquire? Cosa faremo quando Putin avrà trovato (e le sta cercando anche con qualche successo) le alternative ai miliardi di euro che noi europei gli diamo ogni giorno acquistando il suo gas (2) e finanziando la sua invasione, e chiuderà i rubinetti dei suoi gasdotti verso l’Europa?

Le nostre (cittadini, utenti, consumatori) controparti in questa crisi che è solo all’inizio, non sono le nostre istituzioni, ma coloro che vogliono distruggere queste ultime o trasformarle a proprio uso e consumo.

Le regole del gioco sono saltate. Se c’è una qualche parvenza che ancora funzionino, magari grazie all’ennesima telefonata di Macron con Putin, è solo illusione. In guerra funziona solo la forza. Quella che oggi non abbiamo (ancora) verso chi sta minando economia e regime europeo. Se alcuni di noi hanno energie (e innegabilmente associazioni come Aduc ne hanno) per aiutare utenti e consumatori, è solo per la riduzione del danno, per la sopravvivenza, anche contro alcune malefatte dei nostri governi e regimi (ancora) democratici.
Se quello che scriviamo può sembrare una sorta di ammissione di sconfitta, riconosciuto l’avversario e non l’illusione di un avversario, è invece un “serrare le file” per concentrare le energie verso chi e dove occorre dare battaglia.

 
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