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ERRORI GIUDIZIARI E RIMBORSI
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Comunicato 
11 maggio 1999 0:00
 
DELLO STATO
LA GUIDA DEL MINISTERO DEL TESORO E' LO SPECCHIO DI UNA TENDENZA SOLO ALL'INIZIO. E CHI RIMBORSA L'UTENTE RISPETTO AI TEMPI DELLA GIUSTIZIA?

Firenze, 11 Maggio 1999. Il ministero del Tesoro ha pubblicato la guida "Errore giudiziario e ingiusta detenzione", da cui emerge che lo Stato, nel decennio 1989-1998 ha versato 82 miliardi di lire per errori commessi nei giudizi e nelle detenzioni.
Interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
E' una cifra consistente, rispetto ai 681 milioni versati nel periodo 1960/1989, anche se consideriamo il fatto che l'indennizzo per ingiusta detenzione e' stato introdotto solo con il codice di procedura penale approvato nel 1988. Prima c'erano meno errori giudiziari? Non crediamo, ma pensiamo piuttosto che c'erano meno persone che chiedevano risarcimenti alla giustizia: un buon segno, di aumentata coscienza civica e senso dei propri diritti.
Gli anni in cui aumentano i risarcimenti per ingiusta detenzione sono quelli da cui e' partita Tangentopoli: un brutto segno che ci fa pensare ad una giustizia che alle motivazioni tecniche ha spesso sostituito quelle politiche.
Ma c'e' qualcosa che manca e, stante le attuali leggi, non potrebbe esserci: chi e come risarcisce il cittadino dai tempi della giustizia? Infatti e' questa la piaga maggiore, risaputa, ribadita, condannata, esecrata da chiunque in qualunque posto, ma dove il legislatore continua a non intervenire, favorendo la crescita del divario tra cittadino e Stato, allontanandolo dalla fiducia verso le istituzioni e le loro capacita' e possibilita' di aiutarlo li' dove e' piu' bisognoso, nella giustizia.
L'Aduc ha approntato un servizio specifico per fare ricorso alla Corte europea dei diritti dell'uomo che, spesso, si occupa dei ritardi della giustizia nei Paesi membri del Consiglio d'Europa. Ma e' un servizio che sarebbe velleitario credere che, da solo, possa minimamente lenire la situazione disastrosa dei tempi della giustizia, soprattutto quella civile ed amministrativa. Crediamo, percio', che un concetto base elementare debba essere preso in considerazione per far ritornare fiducia e certezza: chi sbaglia paga, sia che si tratti di un magistrato che dello Stato. E, a maggior ragione, crediamo che di errori si debba parlare anche quando si ha a che fare con i tempi, perche' sentenze che arrivano dopo decine e decine d'anni -quando i reati non vanno prima in prescrizione- non sono atti di giustizia, ma di ingiustizia.
E continuiamo a stupirci che nelle agende dei legislatori questo non sia uno dei punti
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