testata ADUC
GIOCO D'AZZARDO IN INTERNET
Scarica e stampa il PDF
Comunicato 
7 ottobre 1999 0:00
 

REGOLAMENTARLO? E COME? METTENDO SU OGNI COMPUTER VENDUTO UN OCCHIO ELETTRONICO COLLEGATO ALLA POLIZIA PER CONTROLLARE COSA SI FA IN INTERNET?
CHI PROPONE REGOLE CHE NON SIANO L'AUTORESPONSABILITA' NON HA ANCORA CAPITO CHE CON INTERNET IL MONDO E' TUTTO CAMBIATO, E ANCHE LA CULTURA LEGISLATIVA CHE DOVREBBE VIGILARE SULLA NOSTRA SICUREZZA.

Firenze, 7 ottobre 1999. L'Udeur dell'on.Clemente Mastella ha presentato una proposta di legge in cui chiede che l'art.718 del codice penale -che vieta il gioco d'azzardo- sia esteso anche a Internet.
Interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
Probabilmente i deputati che hanno sottoscritto la proposta di legge non sanno neanche di cosa stiano parlando: non riusciamo a capire come potrebbe essere applicato questo divieto, sia per l'utente che per il committente. Il primo -l'utente- per essere "pizzicato" dovrebbe essere dotato di un computer con occhio elettronico collegato ad una centrale di polizia dove -un navigatore un poliziotto- quest'ultima dovrebbe intervenire non appena faccia la scommessa su un sito web a rischio. Il secondo -il committente- dovrebbe chiedere l'autorizzazione in ogni Paese del mondo in cui il gioco d'azzardo fosse legale, e oscurarsi automaticamente ogni volta che e' contattato da una firma elettronica di un utente di un Paese in cui e' illegale (dando per certo che quella firma stia chiamando dal Paese dove vige l'illegalita' del gioco).
Abbiamo volutamente descritto quello che ci sembra l'unico metodo di regolamentare la questione, per spiegare l'impossibilita' di farlo, e denunciare l'approssimazione di chi propone cose impossibili … e non ci interessa a quale scopo secondario.
Se nelle intenzioni dei deputati dell'Udeur c'e' quella di proteggere gli utenti da qualcosa che loro ritengono dannoso (il gioco d'azzardo), hanno scelto il metodo piu' sbagliato. E crediamo che lo abbiano fatto perche', nel loro bagaglio di cultura legislativa, non ne abbiano altri: se qualcosa non si ritiene giusta, conoscono solo il divieto, perche' per loro l'amministrato e' in grado di scegliere il giusto o meno solo in base al divieto. Una cultura di tutto rispetto -molto lontana da noi- che non ci interessa contestare, ma che ci preme sottolineare come inadeguata, anzi inutile. O si decide di vietare Internet, oppure si continuano a buttare parole al vento, con ampie dimostrazioni di non conoscenza della materia che si sta affrontando.
E se non si vuole vietare Internet, crediamo che occorra tener presente che, con questo strumento di comunicazione, il mondo e' cambiato. Cosi' come fu, a suo tempo, con il telefono. Internet e' l'evoluzione del telefono, della televisione, della radio … di tutti i mezzi di comunicazione interpersonale, riuniti in un solo strumento, incontrollabile, se non da chi, individualmente, lo usa.
Di conseguenza, il legislatore e' bene che si adegui: non hanno piu' senso leggi che dicano cosa e' giusto e cosa non lo e' per un utente di Internet. La Rete e' la fine della legge che diventa cultura; e' l'avvento della conoscenza individuale che diventa legge di vita per se stessi. Invece di spendere soldi e tempo in cose inutili, sarebbe meglio prendere atto di questa rivoluzione gia' in atto e -ognuno con le proprie culture- usare i mezzi che si hanno a disposizione per convincere della giustezza o meno di certi comportamenti individuali, lasciando al singolo la decisione finale , che potra' essere sanzionata solo se fa male a qualcun altro.
Pubblicato in:
 
 
COMUNICATI IN EVIDENZA
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS