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NAVIGATORI IN INTERNET
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Comunicato 
13 marzo 2001 0:00
 


SONO STATI 6 MILIONI NEL 2000 ….. MA NON ERANO 10 MILIONI PER L'AUTORITA' TLC?
COME COSTRUIRE I FALSI SUCCESSI PER ACCREDITARE POLITICHE DI CONTROLLO POLITICO E GOVERNATIVO DELLA RETE

Firenze, 13 Marzo 2001. Per l'Anfov, associazione per la convergenza nei servizi di comunicazione, nel sue settimo rapporto sull'andamento dei settori di nuove tecnologia, i navigatori italiani in Internet nel 2000, sono stati 6 milioni (1,8 milioni quelli business, e 4,2 milioni quelli residenziali). La stessa associazione prevede per il 2001 una crescita fino a 7,5 milioni (2,3 business e 5,2 residenziali.
Interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
Dati decisamente stridenti con i numeri (10 milioni nel 2000) che l'Autorita' per le Telecomunicazioni aveva portato lo scorso 10 gennaio in un'audizione al Parlamento, e che prontamente contestammo come per niente credibili e chiedendo spiegazioni sul loro sistema di rilevamento (che non ci sono state fornite), ipotizzando che si trattava del numero degli abbonati ai vari provider, quando e' piu' che notorio che ogni navigatore medio -vista la diffusione degli accessi gratuiti- ha almeno un paio di indirizzi E-mail.
E' probabile che non ci sbagliavamo e che non eravamo eccessivamente prudenti (un quinto della popolazione italiana -compresi anziani e bimbi- che navigava in Internet gia' nel 2000, secondo il prof.Enzo Cheli). Come e' probabile che la preoccupazione espressa avesse colto nel segno: voler accreditare l'Italia nel novero di quei Paesi ad alto livello di tecnologia di grande consumo, in modo da rendere molto piu' pregiate le aziende del settore e le prime avventure economiche e commerciali attraverso la Rete.
Per noi, accreditarsi su dati di partenza falsati, e' il metodo peggiore che ci sia, perche' fa indirizzare le politiche e gli investimenti li' dove il consumo non c'e', o c'e' in modo piu' moderato rispetto a quanto prospettato, creando le premesse per grandi delusioni.
Non e' un caso che, con dati cosi' dati gonfiati, siano seguite sull'onda dell'emergenza e dell'urgenza (che numeri cosi' grandi accreditavano) proposte di legge per il controllo politico e governativo di Internet che, per il momento, sono solo sospese grazie allo scioglimento del Parlamento.
Non vogliamo sminuire il fenomeno -tutt'altro- ma e' meglio che le cose siano presentate e conosciute nelle loro reali dimensioni, senza creare facili entusiasmi che, di solito, sono forieri di grandi delusioni.



BIGLIETTI FS: ATTENTI AL TRUCCO

PER PAGARE IL PREZZO BASE NON BASTA ACQUISTARE UN BIGLIETTO DA UNA CITTA' AD UN'ALTRA, MA E' UN COMPUTER PROGRAMMATO CHE DECIDE SENZA CHIEDERCELO IL PERCORSO E DI CONSEGUENZA IL PREZZO.
L'ADUC CHIEDE AL MINISTERO DEI TRASPORTI SE QUESTA E' TRASPARENZA E ONESTA'.

Firenze, 14 Marzo 2001. Non si finisce mai di stupirsi per cosa i grandi gestori di servizi in regime di monopolio sono in grado di partorire per cercare di letteralmente spillare soldi ai consumatori obbligati. Siamo abituati a trucchi e trucchetti noti e meno noti da parte del gestore della telefonia fissa, dove spesso basta mostrare curiosita' per un servizio che si devono patire le pene dell'inferno (economico e psicologico) per farselo levare dalla bolletta.
Cosi' il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
Ma oggi dobbiamo annoverare nella lista anche l'azienda Fs, al secolo Trenitalia per la gestione dei servizi di stazione, nella fattispecie di biglietteria.
Il caso ci e' stato segnalato da un nostro associato, e vale come esempio: il costo di un biglietto dipende dall'orario in cui viene acquistato, e non dall'indicazione della stazione di partenza e di arrivo (e dell'eventuale itinerario) che il passeggero chiede. Infatti le macchine che fanno i biglietti sono programmate per emetterli rispetto al primo treno in partenza per la destinazione chiesta: questo significa che, per esempio, un biglietto di 2a classe Verona-Salerno puo' costare Lit.67.200 o 70.800 (quest'ultimo se il treno passa da Caserta e mentre si sta facendo il biglietto e' prossimo alla partenza un treno con questo instradamento, pur con cambio treno). Ma e' notorio che il biglietto vale due mesi, e sarebbe onesto -senza richiesta specifica- vendere quello con il prezzo piu' basso. Perche' lo standard non deve essere il prezzo base piu' economico del "point to point"?
I biglietti che vengono venduti agli sportelli, sono quindi con il trucco, per cui attenzione a non farsi fregare, perche' il metodo che Trenitalia ha scelto di adottare per l'emissione, e' l'istituzionalizzazione della fregatura, che, come quasi sempre accade, mette l'azienda ai limiti tra illegalita' e legalita', dove quest'ultima si puo' dimostrare dopo enormi fatiche a cui spesso il consumatore rinuncia perche' il costo da sostenere e' maggiore di quanto riuscirebbe a farsi rimborsare; ma, lavorando sulle grandi quantita', come fa Trenitalia, si intuisce l'enorme guadagno "illecito" che ne trae.
Il trucco fregatura, questa volta, e' basato sulla non-informazione a chi acquista e, inoltre, nella decisione unilaterale e arbitraria di fornire un biglietto di un certo tipo, indipendentemente dalle necessita' del passeggero, e facendo leva sul fatto che i passeggeri non conoscono tutte le tariffe.
Ci domandiamo se questo sia regolare, e soprattutto lo domandiamo al ministero dei Trasporti, a cui abbiamo spedito una nota di richiesta di intervento qualora ritenesse non trasparente e ingannevole il servizio svolto dal concessionario monopolista.
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