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L'ORGIA DEGLI SCIOPERI
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Comunicato 
19 febbraio 2000 0:00
 


SEMPRE CONTRO GLI UTENTI, EVITANDO METODI CHE, CON DISAGI SOLO PER LA CONTROPARTE, CORREREBBERO IL RISCHIO ANCHE DI ESSERE CONDIVISI DA CHI OGGI E' SOLO VITTIMA DI DISAGI.

Firenze, 19 febbraio 2000. In piena stagione di rivendicazioni contrattuali -giuste o sbagliate non ci interessa- non possiamo non mettere il dito sulla piaga: lo sciopero, che e' sempre contro gli utenti dei servizi. Lo e' per i treni e per i trasporti urbani, lo e' per l'informazione.
Cosi' interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
Il lavoratore medio dipendente della categoria servizi, non riesce a scrollarsi di dosso la dimenticanza del fatto che il suo migliore alleato sarebbe proprio quello contro cui puntualmente fa danni: l'utente; e, convinto -per abitudine e incapacita' di vedere oltre il proprio naso- che sia l'unico mezzo a disposizione per far valere le sue ragioni, continua imperterrito a dar credito a chi ha trasformato il suo lavoro in forza contrattuale per il mantenimento del suo potere: sia che si chiami sindacato sia che si chiami Fnsi.
Lo slalom degli utenti tra un'agitazione e l'altra e' segnato solo da un elenco di disagi, le cui motivazioni si sono perse nelle sale della concertazione, e su cui l'interesse e' tracimato dalla necessita' di evitarli. Non e' un caso, infatti, che la stessa informazione, spesso, si limita ad anonimi elenchi di disagi da evitare, senza comunicare il perche'. Era questo cio' a cui il lavoratore dipendente voleva giungere? Era consegnare il suo lavoro nelle mani di chi lo fa diventare merce di potere, travisando il suo carattere prettamente economico?
Non crediamo, ma registriamo il gusto di farsi male.
Per esempio, i giornalisti della carta stampata scioperano un giorno e quelli della radio e televisione il giorno successivo, con l'obiettivo di creare l'effetto "vuoto dell'informazione" in un giorno specifico: creare un danno, cioe', agli utenti dell'informazione, perche' alla loro controparte -gli editori- che scioperino meta' in un giorno e meta' nell'altro, o tutti insieme, il danno e' sempre lo stesso. Sembra quasi che la preoccupazione principale sia quella di far vedere ai fruitori dei loro servizi che fanno lo sciopero; ma se questo poteva servire cinquant'anni fa quando i mezzi d'informazione erano piu' limitati e meno diffusi e quindi era un metodo per comunicare cio' che stava succedendo, oggi -che la comunicazione dell'evento comunque arriva a 360 gradi- e' solo disagio, con le conseguenze di antipatia e indisposizione da parte di chi lo subisce.
Un altro esempio di attualita' e' quello dei trasporti pubblici. Perche' tutti i dipendenti delle ferrovie devono scioperare bloccando il servizio? Per fare un danno alla controparte, ma nei fatti oltre a questo danno c'e' quello piu' grave nei confronti degli utenti, sempre piu' inviperiti. E allora perche' non far scioperare solo gli addetti alle biglietterie, dividendosi fra tutti gli altri dipendenti l'onere degli stipendi non corrisposti per quel giorno di sciopero, e creando lo stesso un danno alla controparte che sarebbe costretta a far viaggiare gratis gli utenti? (Metodo di lotta che, tra l'altro, viene gia' utilizzato dai casellanti delle Autostrade ….. ma, forse, perche' non ce ne sono altri se non la chiusura fisica delle autostrade …).
Forse avremo qualche star sindacale in meno e confronti dei diretti interessati -anche e soprattutto con gli utenti, magari mentre un treno li trasporta gratuitamente- sui problemi di questa o quella prestazione di servizio che e' precaria perche' chi la espleta non e' soddisfatto per qualita' e condizioni economiche. Ma questo significherebbe una societa' dove la rivendicazione diverrebbe pubblica e non corporativa, portando "lo scioperante" al suo livello responsabile di contrattazione, e questo e' proprio cio' che gli attori della concertazione non vorrebbero.
E intanto ci teniamo le guerre di cifre -piu' o meno artefatte- per l'adesione a questo o quello sciopero, e notiamo, con soddisfazione, che anche chi dovrebbe informare su queste cifre non ha piu' una compattezza corporativa.
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