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PREZZI AMINISTRATI CONTRO UTENTI E CONSUMATORI
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Comunicato 
12 ottobre 1999 0:00
 
UTENTI E CONSUMATORI
UN RIMEDIO/SPAURACCHIO DELLE INCAPACITA' ECONOMICHE E POLITICHE DI IMPRENDITORI GARANTITI E STATO VAMPIRO.

Firenze, 12 ottobre 1999. Nonostante i tentativi di distrarre l'attenzione dalla situazione economica disastrosa del Paese, messi in opera anche con le presunte rivelazioni di spie sovietiche che tutti gia' conoscevano, l'utente dei servizi, cosi' come i consumatori dei prodotti continuano ad esserci, e soprattutto continuano ad essere strali delle mire di chi concepisce economia e competizione come un teatro in cui ci sono protagonisti (chi ha il potere o ne accetta anche gli scarti per la sopravvivenza) e sudditi. Un metodo che emerge in modo molto evidente ogniqualvolta che, di fronte al lievitare dei costi di servizi e prodotti, l'unica certezza -per il bene della patria, ovviamente- è "il prezzo amministrato".
Cosi' interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
Oggi e' la volta del segretario Uil Pietro Larizza che, per far pagare a tutti gli amministrati le rendite di posizione e di potere con i suoi iscritti, "di fronte all'interesse prevalente di contenere l'inflazione", nella sua audizione sulla Finanziaria, propone il ritorno ai prezzi amministrati.
E -crediamo senza rendersene conto- viene proposto qualcosa che portera' ad effetti contrari di quelli che si dice di voler perseguire. Non c'e' niente di peggio dei prezzi amministrati per gli interessi di utenti e consumatori: ad un apparente risparmio immediato, corrisponde una ritorsione sul complesso della fiscalita' che, ovviamente, sara' pagata dagli stessi utenti e consumatori.
Vediamo cosa succede oggi, in situazione di finto mercato. Chi, privato, offre servizi e prodotti e' costretto, grazie alla presenza massiccia dello Stato controllore/controllato, a sottostare ad una serie di regole economiche che stridono con i piu' elementari manuali di un'economia di mercato: la sua offerta non puo' quasi mai essere competitiva, perche' il principale concorrente (lo Stato) ha in piu' dalla sua il rubinetto delle regole e della fiscalita', manovrato ad arte per impinguare le sue casse.
Ed ecco, quindi, che i prezzi "impazziscono" (la follia come deterrente liberatorio di cio' che non si vuole spiegare, ma solo nascondere). Quello che sta succedendo con la benzina ne e' lo specchio: i prezzi lievitano, e lievitano anche le tasse che sono in percentuale; lo Stato interviene obbligando i privati a rinunciare alle loro campagne promozionali (gadget), ma non rinunciando ai suoi maggiori introiti per l'aumento percentuale della fiscalita': lo Stato si avvantaggia dell'aumento dei prezzi, ma non consente che altri lo facciano, anzi, a questi altri, fa pagare i suoi guadagni. E questi altri (essenzialmente Unione Petrolifera), lo sanno bene che il meccanismo funziona cosi', e si adeguano facendo pagare tutto al consumatore finale.
Gli spauracchi dei prezzi controllati sono solo funzionali a questo meccanismo: mettono chiarezza su chi comanda e stabilisce i prezzi, evitando accuratamene l'unica cosa che sarebbe da fare in un contesto di liberta' economica e imprenditoriale: la dismissione della presenza vincolante dello Stato nell'imprenditoria economica e la sua trasformazione
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