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PUBBLICITA' TABACCO: LA FIERA DELL'IPOCRISIA E DELLA SCHIZOFRENIA
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Comunicato 
30 maggio 2001 0:00
 



Firenze, 30 Maggio 2001. La Commissione europea ha approvato un nuova direttiva che vieta la pubblicita' e le sponsorizzazioni dell'industria del tabacco. Operativi dal 2004, si tratta di divieti sulla carta stampata, nelle trasmissioni via radio e Internet, su tutto il territorio della Ue. Inoltre riguarda le sponsorizzazioni sportive (tipo Formula Uno), ma non tv, cinema e poster che, invece, sono soggette ad altra legislazione.
Interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
Crediamo che siamo di fronte al solito inutile provvedimento, perche' basato su ipocrisia e schizofrenia, che non sono proprio categorie del comportamento che si addicono al legislatore. Perche' se da una parte l'autorita' crede di fare opera di prevenzione, dall'altra e' in prima fila nella produzione e nella sponsorizzazione di questa produzione. Non capiamo, infatti, perche' sia una bella notizia per l'economia italiana il fatto che aumenti la produzione delle sigarette italiane in Spagna (come e' successo qualche giorno fa per la linea MS), e nello stesso tempo sia una bella notizia che la prevenzione anti-fumo faccia dei passi avanti; con quest'ultima, tra l'altro, messa in pratica con provvedimenti non di informazione sul consumatore, ma col divieto: con una legge che si impone con la sua violenza perche' sa gia' cosa e' giusto e cosa e' sbagliato per il suo suddito, non mettendolo, invece, in condizione di scegliere.
Inoltre, abbiamo uno Stato che ha approvato la cosiddetta pillola antifumo (settembre scorso da parte della Commissione Unica del farmaco), ma che per usarla, dietro presentazione di ricetta medica, deve essere acquistata in farmacia pagandola per intero: abbiamo quindi un monopolio sanitario che non paga o contribuisce per l'acquisto di un farmaco che serve a curare una malattia che e' provocata dal business dello stesso Stato.
Crediamo che ci siano due cose che stridono fortemente in materia e che questi provvedimenti mettono in notevole evidenza: lo Stato produttore, monopolista in patria e concorrente al di fuori dei confini nazionali, e il consumatore che non viene informato ma deve subire le scelte. Col risultato che si continua a contribuire al mito del fumo come momento quasi obbligatorio di passaggio per entrare nel mondo dei grandi, o per sentirsene trasgressore grazie all'infrazione di un divieto.
Chissa perche' in Paesi come gli Usa, dove la pubblicita' del tabacco non e' vietata, i fumatori sono sempre meno e le estremistiche campagne contro il fumo sono sempre piu' numerose. Senza voler sposare il metodo estremista (a maggior ragione in ambito sanitario, dove ognuno e' bene che, informato, decida per se stesso), non possiamo non evidenziare che il metodo Usa -esatto opposto di quello europeo, anche e soprattutto per l'assenza della presenza dello Stato in produzione e distribuzione del prodotto- sta dando risultati che in Europa ci sembrano ancora lontani.
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