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SENTENZA TAR SU SEAT/TMC
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Comunicato 
12 marzo 2001 0:00
 


NO ALLO SCIPPO DI LEGALITA' A SPESE DEI CONSUMATORI OBBLIGATI Firenze, 12 Marzo 2001. Sono state rese note le motivazioni con cui il Tar del Lazio ha bocciato il no dell'Autorita' delle Telecomunicazioni al cosiddetto matrimonio tra Seat (Telecom) e Telemontecarlo. Secondo la sentenza, Telecom al momento dell'acquisto di Tmc non era piu' concessionaria del servizio pubblico di telecomunicazioni, e quindi non sarebbe applicabile l'articolo della legge sul sistema radiotelevisivo che vieta l'acquisto di televisioni a concessionari pubblici di telecomunicazioni.
Interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
Si potrebbe dire che "il mondo e' bello perche' e' vario", perche' con questa sentenza si stravolgono gli abituali termini di comunicazione interpersonale e giuridica, per cui tutto e possibile e nello stesso tempo e' possibile anche il suo perfetto contrario.
Questo e' quello che ci viene in mente in una situazione in cui un Tribunale sostiene che Telecom non sia piu' da tempo concessionaria del sistema pubblico di telecomunicazioni: forse abbiamo le travegole, siamo rimasti fermi a qualche decennio fa e continuiamo a pagare bollette obbligate al gestore monopolista Telecom, ignari del mutamento della situazione. E con noi consumatori anche gli operatori cosiddetti alternativi di telefonia che, per proporre nei prossimi mesi i loro prodotti, dovranno pagare a Telecom un "pizzo" (l'ultimo miglio) superiore di quanto gli utenti finali pagano oggi a Telecom stessa quando gli si rivolgono direttamente.
O forse non siamo noi che siamo rimasti indietro, e allora vuol dire che i giudici del Tar del Lazio che hanno emesso questa sentenza, senza rendersene conto, si sono spostati con la macchina del tempo qualche decennio piu' avanti e, molto probabilmente, hanno anche sbagliato territorio di sbarco, non trovandosi piu' in Italia, foss'anche di qualche anno piu' avanti (perche' dubitiamo che l'eternita' monopolista di Telecom possa venir meno).
Siamo coscienti che la politica economica italiana di privatizzazione e liberalizzazione del mercato ci ha abituato a cose peggiori, ma preferiamo continuare a stupirci e a denunciare un sistema e un metodo che, come le motivazioni di oggi di questa sentenza dimostrano, e' ben radicato in cultura e istituzioni.
A noi farebbe tanto piacere che Telemontecarlo trovasse le risorse per proporsi in modo piu' aggressivo sul mercato, ma non capiamo perche' debba farlo a dispetto delle leggi. Cosi' come non abbiamo pregiudizi sul fatto che un'azienda come Telecom spazi negli ambiti che piu' ritiene opportuni, ma anche qui non capiamo perche' debba farlo a dispetto delle leggi e con i soldi che gli derivano da un business a cui tutti gli italiani devono sottostare per il fatto stesso di voler aver un telefono in casa.
E' evidente che auspichiamo che l'Autorita' ricorra a tutti i mezzi possibili per impedire questo scippo di legalita' a spese dei consumatori obbligati.
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