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SICUREZZA ALIMENTARE NELL'UE
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Comunicato 
6 ottobre 1999 0:00
 

IL PRESIDENTE PRODI PARLA BENE MA RAZZOLA MALE E AL SERVIZIO DI SUA MAESTA' LA REGINA D'OLTRE MANICA

Firenze, 6 Ottobre 1999. Il presidente della Commissione europea Romano Prodi s'e' guadagnato il merito di aver sollevato un problema tra i piu' spinosi all'interno della Comunita', quello dell'armonizzazione alimentare, soprattutto dal punto di vista della sicurezza.
Interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
E la sua proposta di un'Agenzia europea ad hoc, indipendente dal potere politico, per controllare le derrate alimentari dal produttore al consumatore, e' decisamente interessante, sperando che sia un rondine che faccia primavera. Ci rendiamo conto che le difficolta' sono notevoli, e altrettanto gli interessi economici in gioco, tant'e' che spesso fanno diventare un optional la sicurezza del consumatore, ma l'avvio dell'Agenzia potrebbe essere l'inizio di un nuovo metodo. L'importante sarebbe che, in nome di un salutismo asettico, non si distruggesse la qualita', cosi' come si e' cercato di fare con l'obbligo di pastorizzazione dei formaggi, subito -per fortuna- derogato in parte per molte qualita' francesi all'interno del loro mercato nazionale.
Ma nelle parole del presidente Prodi c'e' qualcosa che non ci convince. Ed e' la storia dell'embargo alla carne britannica per il morbo della mucca pazza. Ci sembra troppo tenero e ambiguo nei confronti di un pericolo tutt'altro che debellato: sappiamo che molto spesso, dietro le questioni di sicurezza alimentare, si nascondono tutt'altri interessi e guerre. Ma qui la questione non ci e' chiara.
Gia' a suo tempo, quando scoppio' il caso della mucca pazza, con la Gran Bretagna reticente che nascondeva tutto, anche a se stessa, ci sembro' giusto evidenziare il fatto che -anche solo con il contributo comunitario per i capi abbattuti- si stava facendo una diseducativa regalia a quel Paese, perche' si stava facendo pagare a tutti i contribuenti dei Paesi Ue la politica criminale che, nascondendo per anni il fenomeno in espansione, aveva portato l'epidemia -e il pericolo per i consumatori- a livelli tali da imporre l'embargo: eravamo -noi contribuenti europei- nella veste di chi pagava le volute e coscienti negligenze di chi, poi, nell'Ue, ci sta solo di striscio e solo se c'e' da guadagnarci, tirandosi sempre indietro quando c'e' da dare.
Oggi il presidente Prodi, se da un parte lancia l'Agenzia per la sicurezza, dall'altra perora la causa britannica contro la Francia (e di fatto, per il momento, anche la Germania) che non ha rilevato certezze nella politica britannica di contenimento del morbo della mucca pazza e che, di conseguenza, si rifiuta di importare i dubbi prodotti bovini d'oltre Manica.
L'ingiunzione della Commissione alla Francia, perche' levi l'embargo, ci sembra proprio che vada in questa direzione: non esistendo strumenti impositivi comunitari con la forza di ledere le norme nazionali, non si capisce perche' la Francia dovrebbe venire meno ai suoi dubbi di fronte ai tremila casi di mucca pazza che ancora quest'anno si sono verificati. Anzi, ci stupisce la facilita' con cui gli altri Paesi abbiano accettato di levare l'embargo: in materia di prevenzione e' sempre meglio abbondare in precauzioni.
Le certezze che arrivano per decreto potranno anche essere accettate dai diffusi "yes-men" della Comunita', ma non sono quelle che, di per se', danno garanzie ai
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