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SOMMERSO E FISCO.
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Comunicato 
25 giugno 1999 0:00
 

UN'INDAGINE UE CONFERMA QUELLO CHE LA CORTE DEI CONTI E L'ADUC SOSTENGONO DA DIVERSO TEMPO: L'INCAPACITA' DEL FISCO DI FOTOGRAFARE SE STESSO E DI UTILIZZARE IN MODO OCULATO LE SUE POTENZIALITA' D'ENTRATA, E -AGGIUNGIAMO NOI- I DATI SBAGLIATI SU CUI FONDA TUTTE LE SUE POLITICHE, NON A CASO SEMPRE PIU' VESSATORIE.

Firenze, 25 Giugno 1999. Uno studio commissionato dall'Ue alla societa' di revisione contabile Deloitte and Touche, sulle attivita' economiche in "nero" (che non era mai stato reso noto fino che lo ha fatto il quotidiano britannico The Guardian) ci fa sapere che in Italia, rispetto al Pil, queste attivita' sarebbero il 30% e non il 19% che viene indicato dai dati ufficiali. L'Italia e' seconda solo alla Grecia (40%) e ben distante dagli Paesi dell'Ue, anche se i dati di questi ultimi sono comunque sorprendenti.
Interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
Sono dati che confermano il clima generale di sfascio del sistema contabile italiano, cosi' come la Corte dei Conti, proprio ieri, ha fatto sapere: 8 mila miliardi ogni anno buttati al vento per incapacita' di gestione, tra cui la non riscossione dei tributi.
A questi datti aggiungiamo quelli della Commissione Poverta' della presidenza del Consiglio dei ministri che, nel suo rapporto 1997, ci ha fatto sapere che l'11% delle famiglie risulterebbe sotto il livello di poverta': dati su cui, in passato, abbiamo espresso forti dubbi perche', di fronte all'aumento della pressione fiscale e all'arroganza di metodi e sistemi di riscossione, sono aumentati i clandestini e i semi-clandestini per Stato e Fisco, che finiscono facilmente in quell'11% ma che non sono poveri.
E se lo Stato basa le sue analisi e ricerche di soluzione partendo dal 19% di attivita' economiche in nero (rispetto al 40 dell'indagine Ue), si deduce facilmente che siamo in presenza di dati e soluzioni poco affidabili. Non solo, ma in questa situazione non c'e' neanche la volonta' dello Stato di venirne fuori, visto quello che ci dice la Corte dei Conti.
Comprendiamo, percio', l'inasprimento dello Stato nei rapporti con i contribuenti: quando si annaspa per incapacita', si commettono gli strafalcioni peggiori e, spesso, i tentativi di soluzione che si mettono in opera diventano boomerang: l'aumento dell'evasione fiscale, per l'appunto.
In questo contesto appaiono ridicole tutte le voci che contestano le politiche di diminuzione della spesa, di responsabilizzazione paritaria di individuo e Stato nei reciproci rapporti, e di sminuimento delle politiche di liberazione, a livello amministrativo come lavorativo. Perche' se non sara' questa la strada che intraprendera'
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