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SPIAGGE COME CARNAI
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Comunicato 
19 maggio 2001 0:00
 


Roma, 19 Maggio 2001. Un carnaio. E' l'immagine che spesso abbiamo visto, e commentato, di molte spiagge italiane. Certo e' anche colpa dei turisti che si affollano in determinate localita' -dichiara Primo Mastrantoni, segretario dll'Aduc- ma anche dei gestori che adottano la teoria "prendi il pollo e spellalo". Prendiamo ad esempio la questione della distanza tra ombrelloni. In un paese civile il problema non si porrebbe: avere una distanza congrua per evitare i carnai dovrebbe essere preoccupazione dei gestori degli stabilimenti balneari, che se fossero operatori seri del turismo stabilirebbero loro stessi le distanze congrue tra un ombrellone e l'altro. Tutto cio' non succede. Il Comune di Roma ha dovuto stabilire una distanza di 4.5 metri tra gli assi degli ombrelloni, il che significa meno di due metri tra un ombrellone e l'altro. Apriti cielo! C'e' stata la rivolta dei gestori. Siamo per la liberalizzazione, dichiarano. Probabilmente confondono liberalizzazione con carnaio. Qualcuno potrebbe obiettare che l'utente ha la facolta' di scelta. Questo e' vero sulle spiagge adriatiche ma non in quelle romane, dove le spiagge sono sbarrate da un muro e dove occorre pagare un biglietto di ingresso allo stabilimento balneare. Ai gestori consigliamo un corso di aggiornamenti in Alto Adige, dove, in percentuale, c'e' la maggior presenza di turisti in relazione alla superficie territoriale, senza che cio' abbia comportato una diminuzione della qualita' delle prestazioni, il che ha fatto la ricchezza di quell'area.
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