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STATO BINGO
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Comunicato 
27 novembre 2000 0:00
 


LO STATO BISCAZZIERE CONSOLIDA IL DUOPOLIO DEL GIOCO D'AZZARDO: DA UNA PARTE LO STESSO STATO E DALL'ALTRA LA MALAVITA.

Firenze, 27 Novembre 2000. Tredicimila posti di lavoro in 800 sale in cui gli italiani potranno giocare al Bingo, ma anche ritirare certificati anagrafici, pagare la tassa/canone della Rai e il bollo dell'auto, e acquistare biglietti per vari eventi.
Interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
E' il trionfo dello Stato biscazziere che, mentre vieta il gioco del videopoker sull'onda emotiva di famiglie e persone rovinate, dall'altra sentenzia che il Bingo e' invece il gioco buono. Forse sara' perche' che il videopoker viene dal gioco americano del poker, mentre il Bingo viene dalla piu' casereccia tombola di tradizione italiana, e quindi lo si accetta; anche se poi, alla fine, si tratta per entrambi di gioco d'azzardo, dove l'abilita' del giocatore e' inesistente, e tutto e' affidato al caso: una dimostrazione di come il "made in Italy" ha la sua importanza, anche e soprattutto quando lo Stato si pone a gestore dei desideri ludici e avventurosi dei suoi amministrati.
Ci sembra sintomatico che lo Stato, in modo consistente, affidi la produzione di valore e plusvalore per se stesso e per i futuri 13 mila occupati al gioco d'azzardo: in gergo si dice che siamo alla frutta, proprio perche' questa nuova macchina da gioco dovrebbe essere affidata ai privati sotto forma di concessione: come un buon padre di famiglia che, detenendo il potere nel suo nucleo, concede che il figliolo faccia quello che lui vuole, con altrettanto potere di levarglielo quando lui ritiene opportuno.
Proprio il contrario di quello che dovrebbe essere in un mercato concorrenziale, dove i migliori dovrebbero essere premiati dai consumatori grazie alla capacita' di attirarli e fidelizzarli. Altra cosa sarebbe stata se, per esempio, il ministro delle Finanze, ci avesse comunicato che il gioco del Bingo, da oggi non fosse vietato in Italia, punto e basta: ognuno si sarebbe organizzato come meglio poteva, con proposte piu' o meno allettanti per i consumatori, con lo Stato a vigilare la correttezza dell'applicazione delle leggi. Ma questa per la via italiana alla privatizzazione e' pura fantasia, perche' partirebbe dal presupposto che l'italiano medio sia adulto e vaccinato, e quindi in grado di scegliere senza lo Stato che gli dica cosa e' buono e cosa e' cattivo.
Se qualcuno crede che grazie a questi provvedimenti si possa arginare il gioco d'azzardo oggi in mano alla malavita, e' bene che si ricreda, perche' "aperture" come quelle di oggi servono solo a rafforzare il duopolio del gioco d'azzardo tra Stato e delinquenza organizzata, che' invece di vedersi levare il terreno da sotto i piedi se lo vede confermato nella sua nicchia di giungla.
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