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TAR E TEMPI DELLA GIUSTIZIA
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Comunicato 
26 marzo 1999 0:00
 

IL MINISTRO AMATO LI VUOLE FARE DIVENTARE TRIBUNALI PER LE REGIONI, MA PERCHE' NON SI PENSA A FARLI FUNZIONARE? LE FUGHE IN AVANTI LASCIANO L'AMARO IN BOCCA A CHI CREDE CHE LA GIUSTIZIA POSSA ESSERE TALE.

Firenze, 26 marzo 1999. Il ministro Giuliano Amato ha intenzione di trasformare i Tar, Tribunali amministrativi regionali, in tribunali delle regioni, per disintasare, per esempio, quello del Lazio, che si fa carico di tutti i ricorsi relativi alle istituzioni nazionali che sono sul suo territorio.
Interviene l'Aduc, per voce del suo presidente Vincenzo Donvito.
Ben venga il ministro Amato che svolge le sue funzioni per le Riforme Istituzionali, ma, per favore, mettiamo i piedi per terra e guardiamo il disastro in atto. Le fughe in avanti sono ottime come prospettive, ma possono essere credibili solo se chi ha il potere esecutivo lo usasse anche nel presente. I Tar sono andati oltre ogni limite: recenti inchieste dei quotidiani ILSole24Ore e Corriere della Sera ci hanno fatto sapere che occorrono anche 17 anni per una sentenza, mentre la media e' di 12. E i Tar continuano ad essere -in teoria- l'unico punto di riferimento di giustizia amministrativa per utenti e contribuenti che nutrono dubbi rispetto a provvedimenti delle amministrazioni locali, che sono sempre piu' arroganti nel metodo e nel merito. Il meccanismo del ricorso al Tar e' praticamente l'unica carta che esiste, tant'e' che -facendo di fatto beffa- alcuni Comuni lo consigliano anche per ricorsi su oblazioni il cui importo e' inferiore alle spese minime per fare lo stesso ricorso (per esempio, il Comune di Firenze, su oblazioni di 500 mila lire consiglia il ricorso al Tar, pur sapendo che, solo di marche da bollo, si spende 6/700 mila lire, e poi c'e' l'avvocato che deve stilare materialmente l'atto … e non costa due lire).
Una situazione che e' gia' deteriorata, perche' il cittadino contribuente che ha fatto questa esperienza col Tar (e non solo) ha gia' dismesso il suo rapporto di fiducia con le istituzioni, scegliendo la clandestinita'.
Sull'argomento, inoltre, avevamo anche interpellato il ministro della Giustizia che, gentilmente e celermente, ci ha risposto confermando l'impegno "paziente e tenace, nel lavoro quotidiano" per "fare tutto quello che e' in mio potere perche' la giustizia superi la lentezza delle decisioni". Ne abbiamo preso atto e, senza pazienza, aspettiamo.
Ci farebbe piacere, quindi, che il ministro Giuliano Amato, nelle sue fughe in avanti (che apprezziamo) ponesse anche condizioni di prese d'atto dell'esistente che non fossero solo
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