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VINO E CANTINE APERTE
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Comunicato 
26 maggio 2001 0:00
 


SI APRONO LE CANTINE: LE RICHIESTE DEI CONSUMATORI

Roma, 26 Maggio 2001. Parte oggi l'iniziativa "Cantine aperte": un itinerario alla scoperta di cantine e aziende vitivinicole. Ottima iniziativa che dovrebbe avvicinare il consumatore al mondo del vino e soprattutto alla scelta di prodotti di qualita', che non vuol dire necessariamente costosi. Anche i consumatori hanno qualcosa da chiedere ai vitivicoltori ed iniziamo dalla richiesta piu' semplice: perche' si usano bottiglie da 75 cc (tre quarti di litro) e non da mezzo e da un litro? Una bottiglia dal costo di 15mila lire in effetti costa 20mila al litro e non abbiamo trovato etichette sulle bottiglie che rapportino il costo con l'unita' di volume. Visto che la pratica del servizio al bicchiere non e' ancora diffusa, lasciare tre dita di vino nella bottiglia al ristoratore ci appare oneroso -dichiara Primo Mastrantoni, segretario dell'Aduc- perche' nessuno porta via la bottiglia, come succede negli USA. Da dove viene il vino, cioe' l'uva? Il vino di qualita' spesso riporta la dizione "imbottigliato all'origine da..." (o analoghe dizioni), ma rappresenta una percentuale minoritaria della produzione nazionale, il resto e' vino del quale non viene indicata la provenienza. Sarebbe utile mettere in etichetta la provenienza dell'uva, il luogo di vinificazione e imbottigliamento, a garanzia del consumatore e qualificazione del produttore. La composizione del vino e' un altro mistero. Ormai tutti i prodotti alimentari indicano in etichetta la loro composizione, anche le acque minerali riportano analiticamente i propri elementi. Perche' non il vino? E' cosi' difficile elencare i principali componenti (acqua, alcoli, aldeidi, eteri, zuccheri, sali, acidi, ecc)? E' noto, a pochi, che il vino viene "trattato": aggiunta di mosto (donde viene?) per fortificarlo, di enzimi per favorire la trasformazione del saccarosio in glucosio, di gelatine, caseine e albumine per la chiarificazione, di solfiti per la conservazione, di acidi, fosfati, ecc. Non ne troviamo traccia nelle etichette. Perche' il consumatore non dovrebbe saperlo?
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