Che c’entra? C’entra, c’entra.
Il 25 aprile, è la festa per ricordare agli italiani la fine di un regime oppressore delle libertà individuali ed economiche. E’ la data oltre la quale è iniziato un regime di democrazia occidentale che, per definizione, non può che essere basato sui diritti individuali, sociali ed economici.
Capire e usare il 25 aprile. Dopo i ricordi storici e oltre la violenza con cui erano trattati coloro che non condividevano il regime precedente, è bene porre attenzione all’economia. L’economia da cui il 25 aprile ci ha liberato - con tutti gli accorgimenti necessari perché stiamo parlando di un mondo di ottanta anni fa, diverso anche, per esempio, anche per i nostri liberatori americani, britannici e australiani - è quella basata sulla falsità, sulla supponenza, sul nazionalismo, sulla spavalderia, sullo sfruttamento degli uomini e soprattutto delle donne, sulla spacconeria e sulla ragione di chi urla più forte, su uno Stato che aveva sempre ragione e dove non esistevano pesi e contrappesi per considerare, ascoltare e valutare gli individui.
L’econonia nazionalista, dell’epoca e di oggi (presentata anche come sovranista), non è un regime che per affermarsi considera gli individui, ma solo la collettività. Il bene di quest’ultima è superiore a quello degli individui, sacrificati e sacrificabili per l’apparenza del bene nazionale piuttosto che la realtà del bene degli individui. Ogni bene collettivo, nazionale, ha uno standard che chi comanda, non a caso sempre in regime di non o finta o manomessa democrazia, ritiene giusto per il popolo, impone che sia quello giusto.
Il consumatore in questo regime economico dispotico non esiste, ma c’è il suddito che, per vivere, si deve genuflettere, anche a discapito dei propri pensieri, esigenze ed aspettative, al bene che chi comanda stabilisce sia quello comune.
Ok oggi siamo nel 2024, sono passati ottant’anni, il mondo è diverso…. ma quel nazionalismo economico dei sudditi, che oggi vengono anche chiamati consumatori e comunque aggiornato rispetto ad un mondo che non è più quello di prima e dopo la seconda guerra mondiale…. quel nazionalismo economico c’è, si manifesta e cerca di imporsi.
Non è un caso, per esempio, che il nostro ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, oggi sfoggia come propria (e del suo governo) politica distintiva quella di una Europa dei produttori contrapposta a quella dei consumatori che, secondo lui, avrebbe rovinato il nostro Continente: cioè gli interessi di una parte del sistema economico, i produttori, che dovrebbe avere la prevalenza sugli interessi dei consumatori (che sono tutti gli abitanti del continente europeo).
La festa del 25 aprile, dove si commemora il passaggio dai diritti dei pochi a quelli dei tutti, è per questo importante anche per i consumatori, oggi nel mirino di coloro che vorrebbero marginalizzarli e sottometterli al diritto di uno Stato non al servizio di tutti, ma di minoranze privilegiate, ideologiche, arroganti, spocchiose, altezzose e - versione 2024 - simili a quella macchietta di economia da cui il 25 aprile ci ha liberato.
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