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Ortofrutta. Prezzi al dettaglio cari ma prodotti abbandonati nei campi. Cosa non torna
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Editoriale di Vincenzo Donvito Maxia
2 aprile 2024 15:19
 

In Puglia, carciofi, broccoli e finocchi vengono lasciati nei campi e poi interrati. Agli agricoltori non conviene più raccoglierli, perché i costi di produzione superano i prezzi di vendita. Si tratta di prezzi all'ingrosso crollati anche del 70% grazie anche  alla concorrenza di uguali prodotti importati con prezzi minori.

Acquistando al dettaglio non ci si accorge di questo andazzo perché comunque i prezzi sono alti: i carciofi, per esempio, vengono venduti all’ingrosso dagli agricoltori a 0,15-0,20 l’uno mentre al dettaglio sono mediamente a 1,10.

Questo è uno dei motivi della collera, ancora in corso, degli agricoltori, per la quale, al momento c’è un impegno Ue ad impedire che i ricavi delle vendite per gli agricoltori siano inferiori ai costi di produzione.

Chissà cosa studierà il commissario europeo che ha promesso questo: ulteriori sussidi o blocco degli scambi transfrontalieri… anche all'interno dell’Ue, dove ci sono Paesi con costi di produzione comunque inferiori a quelli italiani. Temiamo si tratti solo di sussidi che, di conseguenza, siccome i soldi vengono sempre dalle nostre tasche, incluse quelle degli agricoltori, si continuerà ad alimentare un vortice malefico che servirà solo a mettere toppe temporanee. Che, beffe di questi provvedimenti, non impediranno che l’ortofrutta non venga raccolta e sia sotterrata nei campi.

Sembra un film catastrofista di fantascienza di un prossimo futuro che, invece, è già tra noi.

Chissà se le politiche nazionali ed europee, oltre gli slogan, prendono in fattiva considerazione l’unica politica, a nostro avviso, che si potrebbe applicare quantomeno per impedire che i problemi in corso divengano ancora più giganti: concorrenza e liberalizzazione.

Cioè, prendere atto che le micro o mini imprese che in genere sono vittime di questa situazione, non hanno presente e futuro e sono un ostacolo. Mentre sono una possibile soluzione i consorzi e le grandi imprese che trattano le merci dei propri produttori e degli acquisti con una forza di mercato che gli consentirebbe di competere con i costi anche di prodotti che giungono dai posti più poveri del mondo. E per realizzare questi consorzi e queste imprese occorre che fiscalità, previdenza e regole industriali siano all’altezza di un mercato che ne ha bisogno per rianimarsi. Questo comporterebbe, per esempio nel nostro Paese, rompere tutti gli schemi di nicchie e rendite di posizione che tutti i partiti al potere hanno sempre alimentato per il proprio consenso. 

Chissà se in campagna elettorale per il rinnovo del Parlamento europeo ne sentiremo parlare, oltre quelli d destra che vogliono vincere contro quelli di sinistra, e viceversa. E che ci chiedono il voto senza entrare nei particolari di quanto costa il carciofo al dettaglio, se non proporci degli assurdi orti nazionali circondati da muri e alimentati solo dalle loro incapacità.


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