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ADDIO ALLA LIRA E LIEVITAZIONE DEI PREZZI... ORA NE VEDREMO DELLE BELLE
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Editoriale 
1 marzo 2002 0:00
 
Da oggi solo euro. Al di la' della prosopopea che sta contraddistinguendo diverse dichiarazioni di alte personalita' dello Stato e della Comunita', al di la' dei presunti referendum -come ci ha detto qualche settimana fa il presidente della Repubblica- che avrebbero sancito il passaggio e il gradimento dalla lira all'euro, al di la' delle presunte nostalgie da oggi ne vedremo delle belle. E le prime avvisaglie gia' ci sono, il prezzo dei quotidiani che andra' a 1 euro.
Tranne i soliti analisti che scambiano il senso civico degli italiani di fronte alle difficolta' e soprattutto agli obblighi per entusiasmo degli stessi, e' risaputo che la maggiorparte degli italiani ragionano ancora in lire, e che fino ad ieri il valore monetario era facilmente intuibile grazie alla presenza dei doppi listini: motivo per cui abbiamo anche visto persone litigare per variazioni di un centesimo (abbiamo mai visto qualcuno, in epoca di sola lira, litigare per 20 lire?). Venendo a mancare questo raffronto immediato, la percezione del valore verra' meno, e di questo ne sono coscienti coloro che fanno i prezzi. Per cui se da una parte assistiamo a campagne intelligenti della grande distribuzione (comunque temporanee) che tendono ad abolire i centesimi arrotondando per difetto, non conosciamo ancora un commerciante o un venditore in genere che, di fronte ad uno "zero virgola" e non solo, senza che glielo imponga una legge (com'e' stato nel cambio lira/euro) non lo faccia per eccesso. Inoltre, la tregua della grande distribuzione sull'aumento dei prezzi, fra un po' scade, e qualcuno pensa che non si rifaranno dell'immobilismo di questi mesi?
Gli italiani, e i vari attori del mercato, non sono abituati agli spiccioli, si sono violentati per abituarcisi in questi due mesi perche' non potevano fare altrimenti, e quando non lo hanno fatto hanno trovato migliaia di consumatori che hanno prontamente denunciato le furbizie sommergendoci di segnalazioni (documentate sul nostro portale in Internet) ... ma ora non c'e' motivo perche' non debbano tornare alle vecchie abitudini "comodose". Dopo i prezzi dei quotidiani, quanto reggeranno le tazzine di caffe' con quei 0,72 o 0,77, e cosi' per un formaggio a 10,39 al Kg? Questione di giorni. E poi quei prezzi che -come ci verra' sicuramente detto con tono autorevole- non subiranno alcuna modifica, come l'autobus pubblico in alcune citta'? Facile, perche' il confronto non deve essere fatto rispetto a quanto costavano il 28 febbraio (che erano gia' 1 euro), ma rispetto a qualche mese fa, quando costavano 1.500 lire e, alla faccia di tutti i tassi inflazionistici, aumentarono del 25%.
Se qualcuno crede che l'operazione euro ha provocato e provochera' piccoli e insignificanti dolori, non ascoltiamolo, perche' e' lo stesso che ci vuole convincere che siamo entusiasti e non solo civili.
E' di due giorni fa la notizia che in Germania un tedesco su due vorrebbe gia' tornare al marco (sondaggio della Gfk di Norimberga per il settimanale "Focu-Money"): chissa' se qualcuno da noi avra' la temerarieta' di fare altrettanto, quantomeno per smontare il risultato del famoso referendum che, a detta del nostro Presidente della Repubblica, ci sarebbe stato ed avrebbe ottenuto un risultato positivo (o forse, come succede in Italia nei momenti importanti, e' un referendum con i risultati alla stregua di quello del 1946 su Repubblica o Monarchia?).
(Vincenzo Donvito)

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