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CANONE RAI E CONTROLLORI PARLAMENTARI
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Editoriale 
15 marzo 2002 0:00
 
Riporto la lettera che ho inviato ai presidenti della Camera e del Senato, Pierferdinando Casini e Marcello Pera. Mi sembra che possa rappresentare uno spaccato dell'attuale situazione istituzionale in rapporto alle battaglie per l'affermazione dei diritti dei consumatori. Soprattutto per comprendere quali siano i pericoli oggi per le nostre istituzioni: sempre piu', a mio avviso, soggette ad una manipolazione che porta alla loro negazione. Sia chiaro, pero': non e' questione di centro-destra o centro-sinistra, perche' questo processo degenerativo e' in atto da diverso tempo, ed e' una caratteristica di chi, insediatosi al potere, fa di tutto per mantenerlo, finanche la negazione dei motivi fondanti su cui ha costruito il proprio consenso elettorale (o alla trasformazione degli stessi in una "macchietta"). Il motore, cioe', della perdita di credibilita' delle istituzioni e dei suoi amministratori, con un conseguente sfilacciamento nei rapporti di fiducia con gli amministrati. E senza certezza del diritto, non mi stanchero' di ripeterlo, le nostre rivendicazioni hanno sempre meno possibilita' di affermazione. Buona lettura.

Gentile presidente,
"io il canone non l'ho mai pagato, e' una forma di resistenza che abbiamo noi spettatori", e' una frase riportata oggi dalla stampa, pronunciata dall'on. Davide Caparini, del gruppo Leganord Padania, nonche' vicepresidente della Commissione parlamentare di vigilanza Rai. Ed esprime, a nostro avviso, un pensiero diffuso negli italiani, che' non riescono a dare senso logico e giuridico al pagamento di una tassa (quella per il possesso di un apparecchio radiotelevisivo, che viene chiamata canone o abbonamento) che va a vantaggio di un servizio pubblico di informazione e intrattenimento in concorrenza con altrettanti servizi privati che, pero', non percepiscono emolumenti obbligatori da parte dei contribuenti.
Ma e' una tassa, e per quanto ingiusta ognuno la possa considerare, anche impegnandosi perche' sia abolita, e' evidente che, fintanto che c'e', va pagata. E' quanto noi ripetiamo quotidianamente alle migliaia di persone che ci chiedono consigli attraverso il portale Internet dell'associazione, contemporaneamente raccogliendo firme per una petizione abolizionista proprio rivolta ai presidenti dei due rami del Parlamento.
Il nostro e' un gesto di lotta civile e civica per -sempre a nostro avviso- far aumentare la fiducia degli italiani in quelle istituzioni che, anche grazie a questa tassa, continuano ad essere lontane dalla mente, dal cuore e dal portafoglio degli italiani.
E per questo che cerchiamo di interloquire con le istituzioni, con il rispetto che si deve ad esse portare per il compito a cui sono demandate da chi ha scelto le persone che periodicamente ne devono garantire il funzionamento.
Ma siamo imbarazzati e preoccupati per le affermazioni del vicepresidente della Commissione parlamentare di vigilanza della Rai, l'on. Davide Caparini.
Cosa dovremmo continuare a raccontare a chi ci chiede lumi su questa tassa? E soprattutto come potremmo essere credibili nel propugnare un metodo di rispetto delle istituzioni e delle norme che si vorrebbero cambiare, quando uno dei massimi garanti parlamentari in materia (il vicepresidente!) e' nella condizione che noi sconsigliamo, cioe' di evasore?
E' una palese contraddizione che, ovviamente, va ben oltre la singola evasione, perche' coinvolge tutta la Commissione di cui l'on.Caparini e' parte, fino al Parlamento nel suo complesso.
Dovremmo essere contenti perche' un parlamentare e' palesemente dalla parte di chi, come noi, vorrebbe abolire questa tassa? No! Non siamo contenti, perche' auspicheremmo che il nostro onorevole, con tutti gli altri che potrebbero condividere la giustezza dell'abolizione del canone, fosse con noi nel promuovere la petizione e non nel promuovere l'evasione fiscale individuale.
Lo ribadiamo: il nostro obiettivo e' valorizzare le istituzioni e il loro rapporto con gli amministrati, non screditarle e affidarle all'abuso dei singoli.
(Vincenzo Donvito)

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