testata ADUC
La Consob, Savona e l’investitore sprovveduto
Scarica e stampa il PDF
Editoriale di Alessandro Pedone
24 aprile 2019 7:38
 
  Recentemente il neopresidente della Consob, Paolo Savona, ha rilasciato un intervento sui media nel quale esprime i suoi obiettivi per la tutela del risparmio. Si può leggere l’intervento completo qui.
Alcuni aspetti sono veramente interessanti, anche se non privi di particolari criticità, come l’utilizzo della tecnologia per rendere più oggettive le valutazioni all’interno della Consob nonché per migliorare la trasparenza dell’organizzazione stessa. Ottimi anche i passaggi relativi alla semplificazione dei documenti che si richiede di sottoscrivere agli investitori.

Il punto che, invece, ci ha lasciati da una parte stupiti e dall’altra incuriositi è un passaggio che già a Febbraio scorso Savona aveva proposto sempre senza ulteriori spiegazioni.
Lo riportiamo di seguito integralmente, scrive Savona:
“Oggi si usa dire che la colpa è del risparmiatore, che è ignorante in materie finanziarie. Nel campo della depositi bancari il problema è stato risolto: il livello di ignoranza è tutelato fino a 100mila euro. La protezione è stata assegnata fino a quella soglia, che è la definizione di ‘investitore sprovveduto’.
Lo stesso tipo di approccio non c’è invece per la sottoscrizione di obbligazioni ed azioni. Quindi anche da questo punto di vista bisogna fare una definizione di ‘investitore sprovveduto’.
Molti ribattono ‘allora non compri le azioni e obbligazioni’. Ma perché dobbiamo precludere a chi forma il risparmio ed è ignorante sul piano finanziario di accedere a questi strumenti? Certamente scatta la necessità di proteggerlo questo investitore, scatta la necessità che gli enti di controllo proteggano queste persone, in modo tale che tutto il risparmio venga mobilitato ai fini dello sviluppo.”


Savona è certamente una persona esperta e preparata. Non comprendiamo come possa equiparare la tutela sui depositi bancari, con la tutela sugli investimenti finanziari.
I depositi bancari dovrebbero essere, per definizione, privi di rischio perché si tratta di liquidità. Chi deposita in banca cerca solo la garanzia di ritrovare i propri soldi. La garanzia che il sistema bancario resti affidabile è una necessità primaria per tutto il sistema economico e prescinde anche dall’interesse dell’individuo. Se venisse a mancare la fiducia nei depositi bancari, si bloccherebbe l’intero sistema finanziario perché sappiamo benissimo che nessuna banca sarebbe in grado di sostenere una corsa agli sportelli senza un supporto speciale delle banche centrali.
Gli investimenti finanziari, invece, sono per definizione aleatori. E’ proprio nella loro aleatorietà che risiede la ragione ultima del maggior rendimento.
L’idea di una definizione di “investitore sprovveduto” al quale applicare particolari tutele potrebbe anche rivelarsi interessante ed utile, ma non certo per coprirlo da qualsiasi tipo di perdita nella quale incorra. Questo sarebbe sia impossibile sul piano pratico, sia profondamente ingiusto.
Da ciò che scrive Savona si potrebbe pensare che l’investitore sprovveduto, cioè colui che ha un patrimonio fino a 100 mila euro, avrebbe comunque il suo capitale garantito qualunque azione o obbligazione scelga. In questo caso, tutti dovrebbero scegliere il titolo più rischioso in assoluto.
E’ evidente che la cosa non ha alcun senso. Siamo portati a credere che Savona abbia in mente qualcosa di diverso.

L’identificazione di un livello di “maggior tutela” per investitori sprovveduti, però, è un concetto potenzialmente molto utile. Sarebbe necessario organizzare molto bene il meccanismo di tutela.
La Consob potrebbe avere un ruolo fondamentale nella tutela del risparmio semplicemente mettendo in campo tutta l’autorevolezza che deriva dal suo ruolo. Potrebbe definire alcuni obiettivi standard degli “investitori sprovveduti” ed alcune caratteristiche standard che gli strumenti finanziari dovrebbero avere per poter rientrare tra quelli considerati dalla Consob adeguati a raggiungere questi obiettivi. La Consob, in pratica, dovrebbe creare una sorta di lista di prodotti/strumenti finanziari considerati di default adeguati rispetto ad alcuni obiettivi.
Quindi, invece di attendere che vi sia una legislazione più tutelante, potrebbe lei, nei fatti, creare una infrastruttura più tutelante “sporcandosi le mani” ed entrando nel merito delle questioni.
Una serie di prodotti “a marchio Consob” che si distinguano per semplicità e che ogni anno, per restare nel marchio, debbano passare dei particolari controlli di trasparenza e correttezza, ulteriori rispetto a quelli già previsti dalla normativa.

Ovviamente questo provocherebbe la sollevazione dell’industria del risparmio gestito che vedrebbe in questo modo diminuire in modo veramente consistenti i suoi enormi ricavi che derivano sostanzialmente dall’ignoranza del “risparmiatore sprovveduto”, che in questo modo si vedrebbe protetto dall’istituzione pubblica che ha accesso alle migliori informazioni disponibili.
Si leverebbero i lamenti per lo sfregio nei confronti del “libero mercato”, della “libertà d’iniziativa privata”, ecc. ecc.

Temiamo che questo non accadrà mai, sarebbe nei poteri della Consob, non ci sarebbe da attendersi nessuna legge particolare. Ma si dovrebbe andare contro l’intero sistema finanziario italiano…
Pubblicato in:
 
 
EDITORIALI IN EVIDENZA
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS