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CRISI DEI CONSUMI?
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Editoriale 
15 ottobre 2001 0:00
 
VI RACCONTIAMO COSA VEDIAMO DALLA NOSTRA FINESTRA AL PIANO TERRA

Crisi dei consumi? Non sappiamo. L'altro giorno la Confcommercio diceva di no, diffondendo dati di sostanziale tenuta. Oggi la Confesercenti dice il contrario, con dati preoccupanti, fino anche a 50% di riduzione in alcuni comparti. Sara' perche' storicamente le due associazioni dei commercianti si guardano in cagnesco e fanno comunella solo quando c'e' da difendere la corporazione da presunti attacchi che minano le loro rendite di posizione (per esempio i referendum che volevano liberalizzare orari dei negozi e licenze commerciali)? Probabile.
Noi, per il momento, e prendendoli per le pinze, ci affidiamo ai dati dell'Istat e di osservatori piu' o meno indipendenti (come le indagini commissionate da IlSole24Ore), e, a parte i consumi turistici, non registriamo grandi modifiche.

E poi abbiamo il nostro osservatorio,
quello delle lamentele e delle denuncie che partono da "SOS online" sul portale, e possono essere lette su "Cara Aduc", che non accennano a diminuire. Puo' anche darsi che il nostro servizio di consulenza e informazioni si stia sempre piu' diffondendo per qualita' e metodologia (il servizio e' per chiunque gratuito, con contributo solo se chi lo da' ritiene opportuno farlo per sostenere l'attivita'), per cui noi aumentiamo, ma intorno c'e' un calo diffuso: ma sopravvalutarci non e' il nostro metodo, anzi.
Un osservatorio che ci testimonia una situazione che, definire scandalosa, e' solo per essere gentili. I problemi aumentano invece di diminuire, e succede in un contesto nazionale in cui da anni abbiamo una legge che dovrebbe tutelare i diritti dei consumatori (e che noi abbiamo piu' volte denunciato come esclusiva fonte di poltrone e prebende per associazioni consenzienti al volere del Governo di turno), e in un contesto europeo dove da anni si -letteralmente- sprecano commissari ad hoc, atti solo ad incespicare nelle tagliole legislative nazionali (scandalo "mucca pazza" docet).

In pratica, cio' che dovrebbe essere il metodo primario per aiutare i consumatori a redimere le loro contese (semplicita' del ricorso e del giudizio, con metodi diretti), e' una chimera. La realta' e' quella di una burocrazia eternamente impenetrabile, e di una delega di responsabilita' (anche all'azione, come dell'obbligo -di fatto- di rivolgersi ad associazioni per mediare con fornitori di servizi e produttori). Anche la figura del giudice di pace (principalmente utilizzato per le cause di piccoli importi) sta scadendo: dopo i primi anni di novita' e freschezza, questi uffici giudiziari cominciano ad essere intasati e la poca attenzione del ministero al loro insediamento e alla loro diffusione, sta cominciando a dare i suoi frutti (sono sempre di piu' i giudici di pace che, per esprimere un giudizio, neanche si leggono cio' che portano le parti in causa, e sembrano piu' che altro preoccupati -anche per palese incapacita' procedurale e conoscenze giuridiche- di levarsi l'impiccio, perche' le cause sono troppe).

Questo succede in un'economia dove, quella liberalizzazione e privatizzazione che per noi sono l'humus dei diritti dei consumatori, sono solo parole delle domeniche elettorali (Enel? Alitalia? Aeroporti? Ferrovie? Autostrade? Gas? Servizi vari delle amministrazioni, come acqua, pulizia, asili, sicurezza? Etc?).

Secondo le dottrine storiche ed economiche dei secoli passati, il Governo voluto dagli italiani alle ultime elezioni politiche, in materia economica avrebbe avuto piu' numeri di quello precedente, ma abbiamo la conferma che anche col nuovo Millennio le dottrine sono una cosa diversa dalla pratica quotidiana (quindi quello che fanno studiare ai ragazzi a scuola ....), e che ognuno tira a mantenere il conquistato (cosa che non sarebbe deplorevole in un ambito privato, ma qui stiamo parlando di cosa pubblica).

Questo e' cio' che vediamo dalla nostra finestra al piano terra.
(Vincenzo Donvito)

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