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LA CRISI DELLA PAY-TV E LE SCHEDE FALSIFICATE
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Editoriale 
1 maggio 2002 0:00
 
PORTARE LE PENE DA AMMINISTRATIVE A PENALI NON RISOLVERA' IL PROBLEMA, MA LO AGGRAVERA'. RIMETTERE IN DISCUSSIONE IL DIRITTO D'AUTORE

Tra le questioni che la commissione Giustizia della Camera dovra' affrontare a breve, c'e' quella della riforma del decreto legislativo 373/2000 relativo al diritto d'autore. Gia' approvato dalla II Commissione permanente del Senato, dovrebbe sancire il carattere penale di alcune sanzioni, con pene sino a cinque anni di reclusione per chi falsifica le schede delle Tv digitali. Stando a quello che dice il relatore del provvedimento, l'on. Giacomo Ventura, lo scopo principale e' quello di creare un effetto deterrente su un fenomeno molto diffuso, specialmente tra i giovani che non percepirebbero l'uso e la duplicazione di queste schede come un reato.
Se la soluzione fosse cosi' semplice, il mondo avrebbe risolto tanti di quei problemi che lo attanagliano e rendono la vita difficile a chi deve gestire l'ordine pubblico e amministrare la giustizia. "C'e' un uso diffuso, reiterato e sempre in crescita di cio' che la legge vieta? Inaspriamo le pene e tutto si risolve" .... Magari .... Valga per tutti un solo esempio: le pene contro traffico e consumo di droghe illegali arrivano, in alcuni Paesi, anche alla pena di morte, ma non ci sembra che sia un'attivita' che per questo abbia subito una flessione, anzi.
E' evidente che, stante l'attuale impostazione, la richiesta di trasformazione in reato penale di cio' che fino ad oggi veniva considerato amministrativo, ha una sua logica. Ma siamo sicuri che porti alla soluzione del problema e non, piuttosto, a metterlo sempre piu' nelle mani di bande di malavitosi che, visto l'alto valore della merce e la continua richiesta rispetto al mercato ufficiale, saranno sempre piu' sofisticati e violenti? Siccome stiamo parlando di prodotti, comunicazione e informazione, che hanno aspetti vitali per i suoi consumatori, non e' da escludere che questi ultimi, vista anche la continua espansione dell'interesse e della quantita' del settore digitale, saranno sempre piu' disposti a far di tutto pur di consumarli: a far da se', oppure con l'amico un po' piu' esperto o a rivolgersi al mercato clandestino.
Sicuramente ognuno e' libero di far pagare o meno l'informazione, anche e soprattutto se diffusa attraverso il sistema digitale, ma, vista la situazione, cosi' come e' sfuggita di mano ai due grandi operatori italiani (Stream e Tele+) non si puo' non tener conto di queste considerazioni, e valutare se, anche rispetto al business di voler e poter continuare, non si debba rimettere in discussione lo stesso sistema a pagamento.
Siccome ci sembra che tra le pay-tv italiane (e non solo) tira aria brutta, piuttosto che continuare con davanti una strada irta di leggi penali, divieti, tribunali, clandestinita' e delinquenza, forse vale la pena quantomeno farci un pensiero.
Quello che e' in gioco va oltre lo specifico, perche' e' il diritto d'autore e la sua tutela che mostrano tutta la ruggine possibile di fronte ai nuovi sistemi di comunicazione.
Per cui, visto che stiamo parlando di un diritto concepito quando le informazioni viaggiavano sui cavalli da un produttore ad un consumatore, e che oggi, invece, deve confrontarsi con la possibilita' per ognuno, in qualunque parte del mondo, di essere e produrre comunicazione e informazione in tempo reale, forse e' il caso di cominciare a considerare il suo superamento.
(Vincenzo Donvito)

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