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DISTRUGGERE TELECOMITALIA?
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Editoriale 
1 luglio 2002 0:00
 
SE VOGLIAMO IL MERCATO (cioe' qualita' ed economicita') NON C'E' ALTERNATIVA!

Esattamente un anno fa, cosi' come due anni fa, etc. etc.. eravamo qui a parlare dello stesso argomento: liberalizzazione della telefonia fissa; liberalizzazione dell'ultimo miglio; impraticabilita' dell'Umts; abuso di posizione dominante da parte di Telecom; conferma del monopolio; frustrazione del mercato; danni per i consumatori; blocco delle conseguenti innovazioni economiche e tecnologiche legate all'espansione libera delle comunicazioni di massa; danni per il mondo del lavoro; fuga degli investitori italiani verso altri mercati (compresa Telecomitalia); pochi investimenti di capitali esteri sul nostro territorio. Insomma abbiamo reso il concetto ...
Insomma uno sfacelo. A cui fa ridere la pomposa e trionfalistica motivazione del nostro ministro delle Comunicazioni, Maurizio Gasparri, quando ci ricorda che siamo in una fase di "liberalizzazioni graduali". Lo ha detto in un convegno della Ericsson che si e' tenuto nei giorni scorsi a Capri, per cercare di parare a precise accuse, mosse essenzialmente da Renato Soru di Tiscali: "non c'e' competizione: si torna al monopolio di Telecom, e tutti noi fra qualche anno spariremo".
Potremmo dire "meglio tardi che mai" per l'amministratore di Tiscali, ma siccome lui fa gli interessi della sua azienda e non quelli dei consumatori, non glorifichiamo piu' di tanto un suo problema economico. Ma ne prendiamo atto ben volentieri come sintomo di una situazione che non avrebbe potuto essere altrimenti, cosi' come da tempo andiamo denunciando. Tiscali e gli altri operatori senza presenza dello Stato italiano (sugli altri, in cui lo Stato e' dominante o ha poteri di golden share, gioca solo la malafede di chi fa il controllore e il controllato) si sono adeguati per cercare di guadagnare sulle concessioni del monopolio di Stato, ed oggi non vedendo prospettive sono tornati al problema a monte di tutto il processo italiano di liberalizzazione delle telecomunicazioni (e non solo di questo ...): il monopolio che e' saldamente tale.
Distruggere Telecomitalia? Si' e senza mezzi termini! E' quello che chiediamo da tempo ed e' quello che auspichiamo divenga anche un cavallo di battaglia di chi ha bisogno di un mercato per guadagnare soldi (le aziende) e avere offerte economiche e di qualita' (i consumatori).
Non e' questione di amministratore delegato: forse per il consumatore e per il mercato c'e' differenza tra Roberto Colaninno e Marco Tronchetti Provera, perche' magari il primo era piu' "pappa e ciccia" con il centro-sinistra, mentre quest'ultimo dicono che sia altrettanto con il centro-destra? Frottole per distrarre l'attenzione dal problema principale: l'inamovibilita' del monopolio e il suo passaggio di gestione da una maggioranza ad un'altra, con il solito, perenne danneggiato: il consumatore. Che oggi e' costretto a collegarsi ad Internet con modem e velocita' che fanno parte dell'archeologia della tecnologia Usa, o e' costretto a pagare il canone/pizzo al gestore monopolista con l'alternativa di non poter usufruire di un telefono fisso e quindi di un collegamento ad Internet. A quando una legge (che qualcuno cogliera' come il massimo dell'innovazione possibile) perche', sul modello di quella per il canone della Rai, ci sia obbligo al pagamento di una tassa per il possesso di un apparecchio telefonico (tassa poi da devolvere a Telecomitalia, ovviamente)?
Chissa' se il nostro Soru/Tiscali abbia voglia di esplicitare cio' che abbiamo scritto e che anche uno studente iscritto al primo anno della facolta' di Economia e' in grado di comprendere e analizzare. Non lo sappiamo, ma nonostante i suoi precedenti auspichiamo che sia cosi'.
Da parte nostra chiediamo a chi in Parlamento crede nel mercato (maggioranza o opposizione poco importa, anche perche' ce ne sono da entrambe le parti), che faccia valere questa sua credenza. Non ci aspettiamo miracoli. Ma quantomeno che si apra un confronto con al centro il tema principale del contendere: la distruzione di Telecomitalia, l'usufrutto per ognuno del patrimonio di rete che e' stato edificato in regime di monopolio, e quindi la creazione di condizioni perche' i consumatori possano scegliere.
(Vincenzo Donvito)

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