Sarà il Vinitaly (1), ma in questi giorni hanno molto rilievo le posizioni di vari ministri del governo in favore del consumo di vino, estendendolo anche al made in Italy. Niente di nuovo, vista la qualità dei prodotti di consumo chiamati in causa. Ma c’è modo e modo di mostrare i propri gusti e quando si hanno responsabilità di governo occorre andare coi piedi di piombo. Che nel nostro caso sembrano siano un tutt’uno solo con la produzione, ché per salute e informazione c’è molto da dire, visto che viene usata strumentalmente: le affermazioni più preoccupanti sono state quelle sul fatto che “il vino fa buon sangue”, bere vino fa bene, etc.
Come tutti i prodotti con sostanze inebrianti (qual è l’alcol), berle non fa mai bene. Sono innegabilmente accattivanti e stimolanti, ma tutti i dati a disposizione della scienza dicono il contrario; non esistono effetti salutari, si beve perché piace. Non lo dice chi scrive ma l’Organizzazione mondiale della Salute e il nostrano Istituto Superiore della Sanità (ISS), i cui dati sull’alcolismo anche da vino sono drammatici (2).
Far finta che questa realtà non esista, sostituendola con quella esclusiva delle atmosfere legate al consumo amicale e familiare, è una mistificazione e pericoloso. E’ un incentivo al consumo di prodotti, tra l’altro, che non hanno, complici le istituzioni, neanche etichette e avvertenze complete.
La politica della salute che viene presentata in questi termini sembra quella della “società dei magnaccioni”, caricaturale realtà di persone che privilegiano la convivialità anche se alterata e di scarsa qualità.

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