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SENZA CERTEZZE MA CON PRURITO
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Editoriale 
1 ottobre 2001 0:00
 
Qualche giorno fa apro la casella di posta elettronica, e tra i messaggi ne spunta uno "per conoscenza", in cui per l'appunto mi si metteva a conoscenza che il mio comportamento telematico era stato segnalato ad un ufficio di abusi, per aver fatto "spam". E allegato un comunicato stampa che avevo postato contemporaneamente in tre Newsgroup, come faccio da anni con precisa attenzione a inviare nel posto giusto cio' che credo non sia "fuoriluogo". Nella fattispecie si trattava di un comunicato che annunciava l'uscita del nuovo numero del trisettimanale umoristico "ConshumorNews", postato in Newsgroup di discussione su consumatori, politica libertaria e umorismo.
Sono rimasto perplesso, anche se, non sono nuovo ad essere mira di paranoici della privacy e della net-etiquette in Internet. Le indicazioni sul comportamento in Rete sono sicuro di non averle violate, per cui ho rigirato questo messaggio in un gruppo di discussione sui consumatori, per capire, insieme ad altri, perche' e per come. Il primo messaggio in questo Newsgroup e' stato quello dello sconosciuto signore che me lo aveva inviato nella casella personale, in cui, stizzito, rigido, inviperito, mi ha fatto sapere che tutte le volte che io avrei continuato a postare cio' che lui riteneva in violazione di qualcosa, lo avrebbe segnalato a questa "autorita' degli abusi", e me ne avrebbe inviato copia; oltre a rinfacciarmi una sorta di violazione della privacy, perche' avrei reso pubblico un suo messaggio "privato" (!), cosa a suo avviso deprecabilissima perche' compiuta addirittura dal presidente dell'Aduc, il che qualificava bla ...bla ...bla. Gli ho fatto notare che se lui riteneva che io avessi fatto uso di spam, cio' non era necessariamente interessante per me al punto di inviarmi copia della sua corrispondenza con questo "ufficio di lotta agli abusi" (neanche fosse un ufficio giudiziario che, per informarti che sta indagando su di te, ti invia un avviso di garanzia); non solo, ma gli ho rimarcato che, se io, per ogni mia iniziativa, presupponendo un suo interesse, lo avessi informato, probabilmente lui stesso avrebbe cominciato a sciorinare tutte le net-etiquette di questo mondo, crocifiggendomi in nome della sua religione tolemaica.
Come spesso succede nei Newsgroup, c'e' qualcuno che arriva, "sputazza" a destra e a manca sentendosi "dominatore inosservato e anonimo" sopra la sua tastiera, e cosi' com'e' arrivato sparisce senza lasciare traccia. Invece, con altri conferenzieri del "Newsgroup consumatori" ci siamo scambiati diverse opinioni, senza arrivare ad alcuna conclusione, ma un confronto che e' servito a fare meglio il punto di cosa significhi privatezza, E-mail, liberta' in Rete e regole: esperienze diverse, da cui ognuno trarra' cio' che crede piu' opportuno.
Ma la cosa mi e' sembrata interessante, per la riflessione che me n'e' scaturita. E in un periodo in cui il Congresso Usa (a seguito delle stragi dell'11 settembre) ha approvato il controllo della Cia sulla corrispondenza per posta elettronica, non mi sembra che siano discorsi da poco. A questo aggiungo anche lo stop di "ripensamento" che il Parlamento europeo ha fatto rispetto ad una direttiva che stava per approvare alcune settimane fa, in cui era in gioco, respingendo il divieto di inviare qualunque E-mail pubblicitaria non esplicitamente richiesta, il concetto stesso di posta (non solo elettronica) e pubblicita'.
La riflessione e' questa: siamo proprio sicuri che c'e' bisogno di nuove leggi per tutto quello che ha a che fare con Internet, e non, caso per caso (quando proprio non se ne puo' fare a meno) di circolari interpretative delle leggi che gia' ci sono? Inoltre, c'e' qualcuno che si sognerebbe di aprire una lettera privata per controllarne il contenuto, se non nei confronti di una persona a cui e' stata per legge imposta questa limitazione (carcere)? Attenzione a facili conclusioni del tipo "siamo tutti in un carcere, quindi combattiamo il carcere che ci stanno costruendo intorno", perche' se la Cia/Usa, per esempio, fosse stata un pochino piu' attenta, forse oggi avremmo qualcosa come seimila morti in meno e un'economia meno in difficolta', nonche' non avremmo tutti il fondato motivo di essere vicini a nuovi bagni di sangue, di civilta' e di economie.
Una riflessione che accomuno a quella che poco sopra ho definito paranoia della privacy e della net-etiquette, perche' mi sembrano entrambe figlie dello stesso atavico comportamento umano: il dominio sull'altro essere umano (culturale, politico od economico, poco importa, perche' resta dominio).
E' evidente che, dato il momento internazionale, per fortuna non ho certezze (il che, credo, mi auto-escluda dal novero di ogni fanatismo), ma ho prurito.
(Vincenzo Donvito)

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