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STRASBURGO HA AMMAZZATO LA POSTA ELETTRONICA!
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Editoriale 
1 giugno 2002 0:00
 
Il Parlamento Europeo ha approvato una proposta in cui, affermando la titolarita' per il cittadino dei suoi dati personali, ha concesso agli Stati membri una deroga "intrusiva" per quanto riguarda le attivita' non-comunitarie (i provider potranno essere obbligati a conservare in eterno tutti i dati dei movimenti che sono passati attraverso le loro apparecchiature), e stabilisce il principio che per ricevere una E-mail bisogna avere espresso preventivamente il gradimento (sistema "opt-in").
Vediamo i due aspetti.
Per quanto riguarda l'accettazione preventiva, non e' una grande novita', perche' e' quanto gia' accade in Italia, dove il "livello superiore" dello Stato, tutto puo' rispetto alla privacy, e dove il Garante ha gia' stabilito che la privacy e' violata se qualcuno utilizza a fini di comunicazione politica (figuriamoci commerciale) indirizzi E-mail senza il preventivo consenso degli interessati.
Lo Stato svolgera' senza ostacoli il suo spamming (anche se ora, per evidenti ritardi tecnologici, non lo fa in Rete, ma solo con la piu' tradizionale posta: c'e' qualcuno che non abbia ricevuto lettere minatorie dell'Urar per la sua presupposta convinzione che il fatto di esistere e' legato al possesso di una tv e quindi scatterebbe l'obbligo di pagare il canone Rai?). La posta elettronica sara' ammazzata e relegata ad un uso ancor piu' marginale rispetto a quello del telefono (o dovremo aspettarci una legge che ci vieti di telefonare a qualcuno se non preventivamente avvisato del nostro interesse ad interloquire con lui?). E non escludiamo che sia il primo passo per una tassazione unitaria della stessa.
E' un attentato alla liberta' di comunicazione, perche' basterebbe l'autoregolamentazione: il Garante e la legge dovrebbero intervenire solo se, chiamati in causa, non fosse rispettata la richiesta di cancellazione dalla lista da parte del mittente che ha stabilito il primo contatto. Invece il Parlamento Europeo ha deciso, per esempio, che non si puo' piu' mettere la pubblicita' in cassetta, e che, prima di farlo, bisogna mandare una lettera in cui si chiede il permesso: avere un indirizzo di posta elettronica che volontariamente compare da qualche parte, a nostro avviso, equivale a mettere una cassetta della posta davanti all'ingresso della propria abitazione. Sulle cassette -sempre piu' frequentemente- compaiono degli avvisi per il non gradimento della pubblicita', ma non c'e' legge che vieti di continuare a metterla, salvo quella del mercato che, giustamente, invoglia la "vittima" a non comprare i prodotti di cui subisce la violenza pubblicitaria.
Per quanto riguarda la discrezionalita' "intrusiva" degli Stati, significa, per esempio, che tutti i provider, anche quelli minuscoli (che sono spesso la vitalita' economica territoriale del settore), dovranno avere dei server giganteschi per conservare tutti i movimenti che fanno riferimento ai loro clienti. Costi stratosferici e tecnologie costose che non potranno non favorire i grandi operatori monopolisti, come Telecom che -ci mettiamo la mano sul fuoco- sara' in prima fila ad offrire il nolo dei suoi mega-server di posta a cui ognuno -salvo non esserci- non potra' non fare riferimento. E' il ritorno del "grande e unico fratello", questa volta con la complicita' lassista della Ue.
(Vincenzo Donvito)

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