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 USA - USA - Narcoguerra. Dipartimento: cala allerta per viaggi in Messico
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11 gennaio 2018 7:12
 
Gli Stati Uniti hanno ridotto l'allerta viaggi in Messico, escludendo dalla lista delle localita' a rischio alcune tra le mete piu' turistiche del paese. E'quanto di legge sul sito online dell'ufficio Affari consolari Usa. Nello stato messicano di Quintana Roo, l'amministrazione Usa ha ridotto il livello di allerta nelle localita' di Cancun, Cozumel, Playa del Carmen, Tulum e Riviera Maya. Ridotto il livello di allarme anche nelle citta' di Cabo San Lucas, San Jose' del Cabo e La Paz, nello stato di Bassa California del Sud. Il dipartimento di stato, inoltre, proibisce ai suoi cittadini di viaggiare nella maggior parte delle citta' dello stato di Nayarit, sulla costa occidentale, ad eccezione della zona costiera e delle citta' di Santa Maria del Oro e Xalisco. Nello stato di Jalisco, invece, e' stato ridotto il livello di allerta nelle citta' di Guadalajara, Puerto Vallarta, Chapala e Ajijic. Nello stato di Mazatlan sono consentiti i viaggi solo nella Zona Dorada, mentre nello stato di Veracruz il dipartimento di stato consiglia di limitarsi alle aree turistiche. Resta off-limits la localita' turistica di Acapulco, nello stato di Guerrero. 
Le limitazioni imposte dall'amministrazione Usa sono dovute agli alti tassi di violenza registrati in alcune aree del paese. Lo scorso dicembre il Sistema nazionale della sicurezza pubblica (Snsp) messicano censiva a il numero record di 23.101 denunce per omicidi dolosi nei primi 11 mesi del 2017, 692 in piu' delle 22.409 morti violente registrate nel 2011. Si tratta della cifra piu' alta degli ultimi venti anni e fissa la media di omicidi al giorno a quota di 69. Su questo fronte, il 2017 si e' chiuso con numerosi altri primati negativi: sono stati battuti per tre volte i record mensili di omicidi e in 21 stati della federazione il tasso registrato a novembre e' superiore a quello di tutto il 2011. Il 66 per cento degli omicidi, 15.353 casi, sono stati compiuti con arma da fuoco, l'11 per cento (2.638) con "armi bianche" mentre del restante 22 per cento non esistono indicazioni precise. 
Oltre ad essere stato l'anno con piu' omicidi dolosi nella storia recente del Messico, il 2017 si e' chiuso anche con il record del numero di morti tra gli agenti di polizia municipale, provinciale e federale: 530 contro il precedente primato del 2011, quanto le morti violente tra i poliziotti sono state 517. La maggior parte degli agenti, 181, sono vittime di esecuzioni, 83 sono caduti a seguito di scontri a fuoco, 78 per incidente d'auto, 67 vittime di imboscate, 37 di rapina, 29 per sequestro. Tra le vittime si contano inoltre 16 suicidi e otto morti per cause naturali. la questione e' al centro di un acceso dibattito politico nel paese, in vista delle elezioni generali previste il prossimo luglio. 
Il 22 dicembre il presidente Enrique Pena Nieto ha promulgato la discussa legge sulla sicurezza interna, testo che ha scatenato le proteste delle opposizioni e di diversi osservatori internazionali dei diritti umani. Il provvedimento, frutto di una proposta del Partito rivoluzionario istituzionale (Pri) e dei suoi alleati di governo, fissa paletti legali all'uso delle Forze armate nel contrasto alla delinquenza interna. L'ingresso dell'esercito nelle operazioni di polizia interna era stato deciso nel 2006 dal governo dell'ex presidente Felipe Calderon, come risposta di emergenza alla crescente criminalita' nel Paese. Ma da allora il fenomeno della delinquenza e' andato numericamente in continuo crescendo. 
Nelle stesse ore , il candidato presidenziale Andres Manuel Lopez Obrador, e' tornato a proporre una uscita dall'emergenza attraverso "il dialogo con tutti", compresi i narcotrafficanti. "Si puo' dialogare con tutti, occorre cercare il dialogo, fare in modo di far finire la guerra e che si garantisca la pace", ha detto il leader del Movimento di rigenerazione nazionale (Morena), al momento il piu' accreditato alla vittoria finale nelle elezioni del 2018. "E' molto doloroso che ci siano tutti questi omicidi al giorno, ogni giorno la situazione e' piu' grave e andiamo avanti cosi' da tempo", ha insistito rilanciando una ipotesi che gia' nelle settimane scorse aveva acceso un intenso dibattito. A gennaio, ha detto "Amlo", "presentero' tutti i dettagli del piano di sicurezza 2018-2024".
ose' Antonio Meade, l'uomo che con ogni probabilita' rappresentera' l'attuale governo nella corsa alla presidenza, aveva poche ore prima detto che in caso di vittoria proporra' di cambiare la strategia di contrasto alla delinquenza organizzata dal momento che l'uso delle armi rischia "di aumentare la violenza". Meade, in corsa per una candidatura a nome del governativo Partito rivoluzionario istituzionale (Pri), ha detto di voler scommettere sul lavoro dell'intelligence e su un attacco alle strutture finanziarie dei cartelli. "In materia di sicurezza, dobbiamo affrontare con maggiore intelligenza la sfida delle armi" ha detto Meade. "Tutti gli studi che stiamo facendo segnalano che la presenza delle armi esalta la sfida della violenza. Dobbiamo togliere il denaro ai cartelli", ha detto l'ex ministro promettendo al tempo stesso di uniformare il piu' possibile le legislazioni contro il crimine esistenti tra gli stati e rispetto alla normativa federale. 
L'approvazione della legge sulla sicurezza interna ha provocato non poche proteste nel paese, soprattutto da parte delle organizzazioni per la difesa dei diritti umani. I sostenitori della legge sostengono che la normativa dotera' le forze armate di un quadro normativo per continuare a condurre attivita' di contrasto ai gruppi criminali. Secondo i molti critici invece, la legge consolidera' il ruolo delle forze armate nella lotta al traffico di droga. "Per decenni, le nostre organizzazioni hanno documentato i costi in termini di diritti umani di schierare soldati nelle strade messicane come strategia per combattere la criminalita' organizzata", si legge in un comunicato congiunto diffuso prima dell'approvazione della legge da Amnesty international, dall'Organizzazione mondiale contro la tortura e dall'Ufficio di Washington sull'America Latina (Wola). "Nel contesto di questa strategia di sicurezza, abbiamo anche documentato gli ostacoli che il sistema di giustizia civile deve affrontare per sanzionare gli abusi commessi da organizzazioni criminali e forze di sicurezza messicane, nonche' l'impunita' che prevale nella maggior parte di questi casi".
Tra le altre voci critiche nei confronti della legge c'e' quella dell'organizzazione Human rights watch."Il disegno di legge approvato dalla Camera dei deputati del Messico aumenta la presenza dell'esercito ma non fa nulla per aumentare la trasparenza delle operazioni militari o la responsabilita' nei confronti del personale militare che commette abusi", ha denunciato Daniel Wilkinson, direttore generale di Human Rights Watch per l'America, poco dopo l'approvazione della Camera. "Il Messico ha fatto molto affidamento sulle sue forze armate per combattere il crimine organizzato da oltre un decennio, ma i risultati sono stati disastrosi. Il paese ha un disperato bisogno di migliorare le sue capacita' di applicazione delle leggi, ma far riferimento per questo a un esercito che detiene un terribile primato di oltraggi ai diritti umani non e' la risposta", ha dichiarato Wilkinson. 
Human Rights watch ribadisce che la proposta di legge non include misure per rafforzare le istituzioni di polizia civile, ne' una strategia di uscita per porre fine all'uso delle forze armate nelle forze dell'ordine. "La legge non include nemmeno misure per assicurare il controllo e la supervisione civili in modo indipendente dalle operazioni militari, o per assicurare che le autorita' civili perseguano adeguatamente gli abusi militari", scrive l'associazione in un comunicato. "Deve esserci un dibattito molto piu' serio sui problemi di sicurezza in Messico", ha detto Wilkinson. "E' incredibile che dopo piu' di dieci anni di terribili e tragici risultati, il Congresso messicano voglia insistere in una strategia militarizzata di applicazione della legge che si e' rivelata un fallimento estremamente costoso". 
Lo scorso 5 dicembre anche l'Alto commissario Onu per i diritti umani, Zeid Ra'ad al-Hussein, ha chiesto al Senato messicano di non approvare il progetto di legge. In una dichiarazione in cui riconosce le enormi sfide di sicurezza cui il paese deve fare fronte, il funzionario Onu ricorda come dopo piu' di un decennio dall'impiego delle forze armate nella lotta alla droga "continuano a registrarsi casi di violenza, esecuzioni extragiudiziali, torture e sparizioni formate da parte di attori statali e non". "Adottare un nuovo quadro giuridico per regolare le operazioni delle forze armate nella sicurezza interna non e' una risposta", ha detto Zeid Ra'ad al-Hussein, secondo cui il disegno di legge rischia di indebolire il ruolo delle autorita' civili.
Il governo, per parte sua, ha difeso il provvedimento attraverso il portavoce della presidenza, Eduardo Sanchez, secondo cui la legge sulla sicurezza interna non punta a militarizzare il Messico, ne' a sostituire le forze armate all'impegno del governo nella lotta al crimine. "Ho ascoltato molte critiche secondo cui la legge militarizzera' il paese, cio' e' assurdo. Il minimo che possiamo fare e' dotare le forze armate di un quadro normativo che dia seguito al loro operato", ha dichiarato Sanchez in un'intervista rilasciata al programma televisivo "Cambios", ripresa in anteprima dal quotidiano "Milenio". 
Martedi' 12 novembre il sottosegretario ai Diritti umani del ministero degli Interni messicano, Roberto Campa Cifrian, ha dichiarato che la crescente insicurezza nel paese rende necessaria la presenza delle Forze Armate nelle strade del Messico. Coloro che criticano la legge "devono leggerla, e' molto breve", ha detto Cifrian citrato dal quotidiano "El Economista". Il presidente del paese, Enrique Pena Nieto, "ha ribadito l'importanza e la necessita' di stabilire un regolamento che regoli le azioni di militari, piloti e marinai in compiti di sicurezza pubblica", ha aggiunto il sottosegretario.
La guerra contro le organizzazioni dei narcotrafficanti scatenata nel 2006 dall'ex presidente Felipe Calderon, con il corposo intervento delle forze di esercito e sicurezza, e' da tempo al centro di un vivace dibattito nel paese. In molti sostengono che l'intervento dei militari ha avuto tra le sue conseguenze un aumento delle sparizioni, degli omicidi, delle torture e dei sequestri. Secondo dati governativi pubblicati questo mese, il Messico ha registrato a ottobre 2.371 casi di omicidio, il 27,4 per cento in piu' rispetto al mese precedente. Il dato rappresenta il maggiore incremento mensile da 20 anni e fa nel 2017 uno degli anni piu' sanguinosi nella storia del paese. I crimini registrati ad ottobre si concentrano in particolare in sei stati: Baja California (nord), Guerrero (sud-est) e negli stati di Messico, Veracruz, Chihuahua (nord) e Jalisco (costa occidentale). E il Messico, si leggeva in una indagine realizzata dall'istituto nazionale di statistica (Inegi) a ottobre, potrebbe chiudere il 2017 superando la quota di 30 mila omicidi. Nel documento Inegi si legge che nel 2016 in Messico si sono commessi 31 milioni di delitti, il 90 per cento dei quali e' stato denunciato. Fra il 2015 e il 2016 il numero delle vittime della criminalita' e' aumentato di 900 mila unita', passando da 23,3 a 24,2 milioni. 
(agenzia stampa Nova)
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