’Assemblea Generale dell’Associazione Nazionale magistrati proclama lo sciopero in vista dell’approvazione della riforma del Consiglio superiore della magistratura. La giunta esecutiva stabilirà la data dell’astensione che potrebbe coincidere proprio con il giorno in cui il testo della Riforma sarà votato al Senato. Al centro della delibera dei magistrati, i temi della separazione delle funzioni, del disciplinare e delle valutazioni professionali. Critiche le reazioni dell’Avvocatura espresse nei comunicati di OCF e ANF e dal Presidente delle Camere Penali.
Con la mozione unitaria 30 aprile 2022, approvata con 1081 voti favorevoli all’esito di un dibattito durato quasi otto ore, l’Associazione nazionale dei magistrati ha deliberato di astenersi dalle funzioni giurisdizionali per protestare contro il testo della riforma del CSM, da poco approvato alla Camera. La data dell’astensione sarà comunicata alla Presidenza del Consiglio e al Ministro della Giustizia, almeno dieci giorni prima dell’inizio, come previsto dal Codice di autoregolamentazione dell’ANM.
Come riportato da IlSole24Ore.com
lo sciopero si terrà lunedì 16 maggio (prima del voto sulla legge a palazzo Madama, che dovrebbe esserci il 20 maggio, in modo da applicare le nuove norme sulle elezioni al rinnovo dei componenti del CSM in scadenza a luglio).
Definita come una riforma “contro i magistrati” e non “per la giustizia”, animata più da spirito di rivalsa che dalla preoccupazione di preservare la qualità dei provvedimenti giudiziari, la Riforma Cartabia a detta dei magistrati sarebbe largamente ispirata da una logica efficientista, e riporterebbe ad un “assetto precostituzionale”, nel quale i magistrati sarebbero asserviti ai capi degli uffici, anziché essere distinti tra loro soltanto per funzioni.
Ma in concreto, quali sono i temi che animano la protesta dei magistrati?
Il rischio del carrierismo
Secondo ANM, il testo della Riforma non conterrebbe una “disciplina in grado di sopire il carrierismo all’interno degli uffici giudiziari”.
Lasciando “immutati gli ambiti di amplissima discrezionalità consiliare”, sulle nomine dei magistrati per i posti direttivi e semidirettivi, la Riforma non risolverebbe il problema delle distorsioni delle logiche di potere e di appartenenza alle correnti, che hanno animato gli scandali degli ultimi tempi.
Il pericolo di una “logica aziendalistica” e il fascicolo di valutazione
Altro punto critico sarebbe da rinvenire nell’adozione anche per gli uffici giudicanti, dello stesso impianto di gerarchizzazione già previsto per gli uffici della Procura. La riforma favorirebbe, a detta dei magistrati, un “input verticistico e manageriale”, misurando il loro lavoro su parametri come il rapido smaltimento degli affari giudiziari, il primato assoluto delle statistiche, l’ossequio alle direttive dei dirigenti, e soprattutto il molto temuto “fascicolo per la valutazione”. Il pericolo secondo i magistrati dell’ANM è quello di trasformare i magistrati in burocrati, conformati alle direttive dei capi degli uffici, “mortificando la vitalità dell’interpretazione normativa” che deve adeguarsi più all’evolversi della società e alle istanze di tutela dei cittadini, che alle direttive dei giudici dei gradi superiori.
Particolarmente sgradito ai magistrati, il fascicolo per la valutazione del loro operato, è per la verità uno strumento già esistente, solo che ad oggi si limita a prendere in considerazione cause a campione, mentre la Riforma estenderebbe al controllo, informatico, dell’intera attività del magistrato. Per ANM il pericolo di questo strumento sarebbe quello di portare a ritenere che la riforma di una sentenza in fase d’appello piuttosto che il rigetto di un’istanza cautelare chiesta dal PM costituiscano una “caduta di professionalità” . Definita “una posizione culturale di retroguardia” questa impostazione dimenticherebbe "che la verità processuale si costruisce in un percorso graduale alimentato nella dialettica e nell’acquisizione della prova in ossequio alle regole del giusto processo e non è elemento già precostituito”
Avvocati nei consigli, separazione delle funzioni, collegi elettorali
A preoccupare i magistrati anche la presenza degli avvocati con diritto di voto, all’interno dei consigli che si occupano di valutare la professionalità dei giudici. Secondo ANM “l’apporto prezioso dell’Avvocatura”, sarebbe sufficientemente espresso nel confronto quotidiano nell’esercizio della giurisdizione.
Ritengono poi i magistrati che la Riforma, aggirando il principio costituzionale dell’unità della giurisdizione, renderebbe “incomunicabili le funzioni giudicanti e requirenti”, sopprimendo la “fisiologica osmosi di esperienze” tra pubblici ministeri e giudici.
Il sorteggio dei distretti per la composizione dei collegi elettorali
Criticata anche la revisione del metodo elettorale del CSM, delineata dal nuovo testo e ritenuta inidonea a ridurre il peso delle correnti.
La Riforma prevede il sorteggio dei Distretti per comporre i collegi elettorali, mettendo l’elettore in condizioni di non conoscere i candidati da votare, che operano in distretti collocati magari a centinaia chilometri di distanza.
Sarebbe stato più opportuno secondo ANM consentire all’elettore "di scegliere tra i colleghi più stimati professionalmente nel territorio o nei distretti limitrofi”.
Le reazioni dell’avvocatura a difesa della Riforma
La decisione di ANM ha provocato le immediate reazioni dell’Avvocatura.
L’
Organismo Congressuale forense, con comunicato stampa del 2 maggio, osserva che sebbene il diritto di sciopero sia garantito dalla Costituzione, l’iniziativa in questione non sarebbe di “marca sindacale”, perché non appare finalizzata a regolare i rapporti tra magistrati e Stato come datore di lavoro, "ma mira ad influenzare la funzione legislativa in atto da parte di una rappresentanza che ripetutamente ha sostenuto la necessità di una “autoriforma”, evidentemente considerando l’ordinamento giudiziario materia non interamente assegnata alla competenza del Parlamento” (Vinicio Nardo, componente dell’Ufficio di Coordinamento di OCF).
Secondo
OCF, la protesta di ANM rischia dunque di celare lo “sconfinamento di un Ordine dello Stato nelle prerogative di un Potere dello Stato. Sergio Paparo, coordinatore OCF, dichiara che l’avvocatura, pur manifestando riserve su questa riforma dell’ordinamento giudiziario, apprezza “lo sforzo della politica di riappropriarsi in pieno della prerogativa legislativa”, cui darebbe un importante impulso la vittoria dei Si ai referendum del prossimo 12 giugno.
Ancora più combattivi i toni del comunicato dell
’Associazione nazionale Forense, che invoca la mobilitazione di tutte le associazioni forensi per fare “scudo a difesa della riforma del CSM contro i tentativi della magistratura di difendere le proprie rendite di posizione: in alcuni casi veri e propri privilegi” (segretario generale dell’Associazione Nazionale Forense Giampaolo Di Marco).
Fortemente critiche le considerazioni (riportate dal Sole24ore.it) del
Presidente delle Camere Penali, Gian Domenico Caiazza, che vede nella protesta proclamata dai magistrati il tentativo dell'ordine giudiziario di “esercitare un potere di interdizione nei confronti di governo e Parlamento”, invocando ragioni pretestuose come quelle relative al fascicolo di valutazione, che già esiste e che viene regolato nella Riforma con i medesimi criteri di valutazione finora previsti dalle circolari del CSM. Le ragioni occulte della protesta, secondo Caiazza, sarebbero invece da ricercare altrove e precisamente nel fatto che “la magistratura non tollera che il legislatore metta mano all'enorme, indebito potere che ad essa deriva dal fenomeno dei magistrati fuori ruolo, attraverso i quali la magistratura controlla e condiziona la politica giudiziaria del Paese”.
(Sara Occhipinti su Altalex del 05/05/2022)
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