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 U.E. - U.E. - Rifiuti plastica. La strategia per superarli
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20 gennaio 2018 8:06
 
La Commissione europea ha presentato una nuova strategia sulla plastica, volta a far divenire più circolare l’industria di settore. Era un intervento molto atteso, perché affronta un problema ormai non trascurabile: la plastica è il terzo materiale prodotto dall’uomo più diffuso sulla terra dopo acciaio e cemento e, come ricorda il Wwf, dagli anni ’50 ad oggi ne abbiamo prodotte 8,3 miliardi di tonnellate. Il 79% di quest’enorme quantitativo, una volta divenuto rifiuto, non è stato recuperato ma è finito in discarica se non direttamente riversato nell’ambiente, finendo per contaminare anche aree remote come i ghiacci polari fino le grandi fosse marine a 10 km di profondità.
Ancora oggi gli europei generano ogni anno 25 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica, ma meno del 30% è raccolto per essere avviato a riciclo.
La Commissione Ue ha dunque deciso di farsi carico del problema, o meglio di una sua parte: la strategia presentata ieri si concentra essenzialmente sui rifiuti plastici da imballaggio, sulle microplastiche e sui prodotti in plastica monouso (come i sacchetti ultraleggeri sui quali la normativa italiana è recentemente intervenuta). Nelle intenzioni di Bruxelles, dunque, tutti gli imballaggi di plastica sul mercato Ue saranno riciclabili entro il 2030, l’utilizzo di sacchetti di plastica monouso sarà ridotto e l’uso intenzionale di microplastiche sarà limitato: la strategia appena presentata è volta a indirizzare questo percorso, portando benefici ambientali e al contempo economici. L’industria europea di settore, che in Europa occupa 1,5 milioni di persone e ha generato un fatturato di 340 miliardi di euro nel 2015 «ha la grande occasione – sottolinea il vicepresidente della Commissione Jyrki Katainen – di sviluppare una leadership mondiale nelle nuove tecnologie e materiali e i consumatori hanno la possibilità di compiere scelte consapevoli a favore dell’ambiente: è un’occasione per tutti»
La strategia sulla plastica – affermano con ambizione da Bruxelles – cambierà la progettazione, la realizzazione, l’uso e il riciclaggio dei prodotti nell’Ue: troppo spesso il modo in cui le materie plastiche sono attualmente prodotte, utilizzate e gettate non permette infatti di cogliere i vantaggi economici derivanti da un approccio più circolare. Per raggiungere l’obiettivo, da una parte «la Commissione «fornirà orientamenti alle autorità nazionali e alle imprese europee su come ridurre al minimo i rifiuti di plastica alla fonte. Il sostegno all’innovazione sarà aumentato, con 100 milioni di euro di finanziamenti ulteriori per lo sviluppo di materiali plastici più intelligenti e più riciclabili». Dall’altra, l’Ue promette che «saranno sviluppate nuove norme sugli imballaggi al fine di migliorare la riciclabilità delle materie plastiche utilizzate sul mercato e accrescere la domanda di contenuto di plastica riciclata. Con l’aumento della plastica raccolta, si renderebbe necessaria la creazione di impianti di riciclaggio perfezionati e con una capacità maggiore, oltre a un sistema per la raccolta differenziata e lo smistamento dei rifiuti in tutta l’Ue migliore e standardizzato. In questo modo sarà possibile risparmiare circa un centinaio di euro per tonnellata raccolta e si creerà inoltre valore aggiunto per un’industria delle materie plastiche più competitiva e resiliente».
Una roadmap che è stata apprezzata sia dagli ambientalisti sia dagli industriali di settore. «La strategia europea sulla plastica presentata dalla Commissione è una buona notizia per l’ambiente e l’innovazione industriale», ha commentato il direttore generale di Legambiente Stefano Ciafani, definendola «un importante passo in avanti che però deve tradursi in azioni concrete e proposte legislative coerenti».
«L’industria italiana delle materie plastiche è completamente allineata a quella europea in questa sfida, che richiederà investimenti, capacità di innovazione e apertura al dialogo», ha aggiunto Massimo Covezzi, presidente di PlasticsEurope Italia, l’associazione di Federchimica che rappresenta i produttori di materie plastiche in Italia. PlasticsEurope ha anticipato i tempi presentando ieri la propria strategia Plastics 2030 (in allegato, ndr), che prevede «di incrementare il riuso e il riciclo delle materie plastiche con l’ambizione di raggiungere il 60% per gli imballaggi in plastica entro il 2030 e nel lungo periodo (entro il 2040) il 100% di riutilizzo, riciclo e/o recupero di tutti gli imballaggi in plastica nell’Ue».
In questo contesto sfidante, i nodi che il nostro Paese è chiamato finalmente a sciogliere non sono pochi. Delle 960mila tonnellate di imballaggi in plastica raccolte nel 2016, “solo” 550mila sono state avviate a riciclo: lo 0,8% del totale è finito in discarica, mentre altre 400mila tonnellate sono andate direttamente a termovalorizzazione. Ormai però anche questi impianti sono stracolmi – complice la virata della Cina, che ha ridotto drasticamente l’import di rifiuti plastici, anche dall’Italia – col risultato finale che «la filiera del riciclo è in crisi – come spiega il presidente di Revet,  Alessandro Canovai – gli impianti di compostaggio sono pieni, gli scarti del riciclo della plastica non trovano sbocchi negli inceneritori e la scorsa estate l’intero sistema ha rischiato il crac. La raccolta differenziata cresce ma servono gli impianti per gestirla, altrimenti si blocca tutto».
Dunque occorre più raccolta differenziata e qualitativamente migliore – obiettivo per il quale è indispensabile affidarsi a una comunicazione ambientale pervasiva e di qualità –, occorrono più impianti per la selezione e l’avvio a riciclo dei rifiuti plastici raccolti, e occorrono più impianti per gestire (tramite recupero energetico, ad esempio) gli scarti di selezione e riciclo che inevitabilmente si creano e si creeranno. Infine, per chiudere il cerchio, è bene non dimenticarsi che i prodotti riciclati devono essere poi anche ri-acquistati: le pubbliche amministrazioni italiane in primis possono fare molto (mentre al momento fanno molto poco), e i recenti incentivi introdotti con la legge di Bilancio 2018 potrebbero finalmente dare una mano.
(Luca Alterini, Greenreport del 17/01/2018)
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