Le auto elettriche non si vendono. Ce lo ricordano i concessionari Stellantis europei dopo che ce lo aveva ricordato l’Acea (associazione europea di produttori automobilistici): prezzi ancora troppo alti, colonnine di ricarica ancora troppo poche. L’alternativa per i prezzi c’era, le produzioni cinesi, ma l’Ue ha posto dazi che vanno anche oltre il 45% per - dicono loro - impedire concorrenza sleale verso i produttori europei, i cui prezzi sono molto più alti. Anche se non pochi modelli cinesi resteranno ugualmente competitivi rispetto a quelli europei.
Ma fino a quando si durerà così creando, di conseguenza, problemi all’ambiente, ai consumatori e ai produttori? Con l’aggiunta delle ricadute su altri prodotti europei per il mercato cinese: dazi aumentati come ritorsione.
E’ possibile che in Europa si faccia come la Cina che, nei decenni passati, imperanti i motori termici, aveva attirato le produzioni di veicoli europei sui suoi territori e proponeva questi mezzi a prezzi molto più competitivi che non importandoli. Le produzioni cinesi in Europa dovrebbero usare componenti europei più costosi di quelli cinesi e quindi i veicoli cinesi senza dazi sarebbero di prezzi grossomodo pari a quelli europei. Anche se, la presenza di più produttori in Europa potrebbe far abbassare i costi di certe componenti: oggi prezzate solo per xx aziende europee e domani prezzate per xxxx europee+cinesi.
Altra ipotesi sarebbe di ridurre la dipendenza europea dalle materie prime che vengono dalla Cina. Nei giorni scorsi è stata annunciata l’apertura di una fabbrica di semiconduttori (fondamentali per la costruzione dei veicoli elettrici) da parte della taiwanese TSMC a Dresda (Germania) … immaginiamo i salti di gioia dei cinesi per una concorrenza ai loro prodotti da un’azienda di Taiwan, isola verso la quale sono anche disposti a fare una guerra pur di non farla continuare ad essere indipendente dal proprio regime. Problema politico non secondario.
L’obiettivo sarebbe che le aziende europee non siamo delle specie di capannoni in cui si assemblano componenti, ma fabbriche con valori aggiunti per il mercato locale e mondiale. Obiettivo non dietro l’angolo.
Nell’immediato, quindi, non ci sembra ci siano grandi alternative ai dazi contro la Cina. Questo dovrebbe comportare un forte ridimensionamento delle aspettative ecologiche. Ci avviciniamo al 2025 per l’entrata in vigore della riduzione dei limiti sulle emissioni auto, che alcuni vorrebbero portare al 2027. Mentre l’Italia si è fatta promotrice (senza successo) di anticipare la revisione delle scadenze in merito, al momento prevista per il 2026.
In questo contesto, piuttosto che creare bonus e incentivi di varia fattura (sempre pagati dai contribuenti) che consentano l’acquisto di questi costosi mezzi elettrici, crediamo sia opportuno tornare alla neutralità tecnologica. L’attuale motore a scoppio è comunque possibile migliorarlo con carburanti più puliti e prestazioni migliori. Un'auto vecchia di 15 anni può essere sostituita con una che consuma un decimo.
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