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A chi fanno comodo le droghe illegali?
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Articolo di Vincenzo Donvito
8 giugno 2020 12:32
 
  Ovviamente le droghe illegali fanno comodo alla malavita organizzata, ché altrimenti il business legato “solo” al malaffare generico o alla tratta dei migranti e della prostituzione, non sarebbe per loro sufficientemente appagante.
Ma dopo decenni di battaglie per la legalizzazione, visti i magri risultati finora riportati, qualche dubbio comincia ad affacciarsi.

Prima di tutto i risultati sulla legalizzazione
Due Paesi sovrani hanno legalizzato la cannabis completamente, Uruguay e Canada. Il primo con un modello statalista; il secondo nell’ambito del suo sistema di libertà economica. Poi ci sono diversi Stati Usa che, nonostante le leggi federali dicano il contrario, hanno deciso di far valere una sorta di supremazia statale ed hanno legalizzato tutti gli usi.
Poi c’è una pletora di Paesi, Italia inclusa, che hanno adottato alcune vie di mezzo: la legalizzazione della cannabis ad uso medico e la depenalizzazione per i consumi di quelle leggere e/o pesanti.
La cannabis medica si sta affermando in tutto il mondo, grossomodo come a suo tempo è stato per i derivati dell’oppio per le terapie del dolore. Ma mentre questi ultimi sono utilizzati in modo molto “serrato”, per la cannabis le maglie di norme e regole sono più dilatate.
La depenalizzazione delle droghe leggere è l’espressione sintomatica di un’ode all’ipocrisia. In sostanza: se consumi non ti punisco ma ti perseguo amministrativamente (multe o alcune restrizioni individuali). Rimane quindi il punto interrogativo sull’approvvigionamento di queste sostanze non proibite ma il cui uso è sanzionato. Ambito in cui - per produzione, spaccio, coltivazione – si è lasciata libera creatività a chi, acquistando o producendo nel mercato nero, cerca di farla franca; oppure è sottomesso a giudizi delle corti di vario livello che si arrampicano sugli specchi e lanciano messaggi (mediamente) per una legalizzazione che trova sempre un legislatore disattento.

Le prossime scadenze internazionali sulla cannabis
L'anno scorso l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha raccomandato di modificare le legislazioni sulla cannabis. A dicembre è previsto un voto Onu su varie opzioni: allentare le restrizioni sulla cannabis medica pur continuando a vietare quella non medica; la riforma del CBD (la cosiddetta cannabis light), ma non quella dell'intero uso della pianta; il mantenimento dello status quo.
Allo stato dei fatti il voto di dicembre sembra che proceda. Ma, visto l’incerto procedere della pandemia di Covid-19, questo voto potrebbe anche essere rimandato. Inoltre c’è da considerare che gli oppositori faranno di tutto non tanto perché si voti contro ogni riforma, ma perché non se ne parli, mantenendo quindi lo status quo.
Di altre droghe non se ne parla in nessun modo, a parte qualche isolata iniziativa in alcune amministrazioni comunali Usa dove, senza nessun potere di legge, hanno approvato documenti per le sostanze psichedeliche.

Lo stato dell’arte nella lotta al narcotraffico
E’ proprio di questi giorni che uno dei pilastri della lotta al narcotraffico da parte degli Usa, l’arresto e la condanna ad un numero infinito di ergastoli di “El Chapo” Guzman (che sta scontando la pena a New York), sarebbe una bolla di sapone. Il cartello di Sinaloa di cui era il boss, continua ad imperversare sul mercato Usa e non solo. Il vero boss sarebbe “El Mayo” Zambada, con implicazioni e coperture che nel tempo sono arrivate fino all’ex-presidente messicano Felipe Calderon. Vero o falso che sia, rimane un dato di fatto: i prodotti di quel cartello, e non solo, sono sempre dovunque sul territorio Usa, e anche qui non solo. Quindi… qualcosa non funziona nella strategia che ha portato all’eliminazione di “El Chapo”.

Nel contempo, sempre restando in quella zona del Pianeta, nonostante gli Usa si siano blindati per evitare l’ingresso di infetti da Covid-19, e nonostante le stesse frontiere siano state chiuse agli immigrati con un qualche successo, non si capisce perché altrettanto impegno non venga messo nei confronti dell’ingresso delle droghe. I mercati di queste ultime è evidente che sono in crisi perché Il lockdown ha chiuso molti dei luoghi dello spaccio al dettaglio e le modalità alternative di spaccio (tipo online o consegna a domicilio) hanno limiti oggettivi e soggettivi; una crisi che rende più debole le catene clandestine… ma con l’allentamento delle norme sul confinamento, sembra che l’unico mercato che sia ripartito senza problemi di domanda e offerta sia quello delle droghe illegali.

Spostandoci nella nostra zona del Pianeta la situazione non è molto diversa. La blindatura dei confini per impedire il passaggio degli infetti da Covid-19 non ha avuto nessun effetto sugli ingressi delle sostanze illegali, per esempio, dai mercati balcanici e da quelli africani. Dove i primi sono transito dai produttori orientali e i secondi da quelli del centro e sud America nonché sempre da quelli orientali. E nel nostro mercato europeo i consumi e i traffici hanno, secondo un rapporto Oedt-Europol, conservato lo stesso trend.

I dubbi su strategie e metodi di lotta
E’ noto che il narcotraffico ha legami con poteri, soprattutto locali (Messico, Colombia, Venezuela, Afghanistan, Triangolo d’oro thailandese, per esempio), che fanno da ammortizzatori nella sua persecuzione. Ma sono così forti questi poteri?
E’ anche noto che le coltivazioni delle piante da cui si producono le droghe illegali sono importanti economie di larghe zone dove, in alternativa, ci sarebbero più poveri e disperati di quanti già non ce ne siano. Situazione che coinvolge non solo il livello produttivo ma anche quello distributivo all’ingrosso e al dettaglio (dove quest’ultimo arriva fine nelle strade delle nostre città). Ma è così difficile trovare alternative economiche per chi ne è coinvolto?

Il dubbio fa nascere una domanda: non è che il proibizionismo, oltre a fare il gioco delle delinquenze internazionali, fa anche quello di chi, istituzionalmente, lo utilizza per mantenere un assetto di potere?
Ovviamente le risposte possono essere tante ed articolate, senza dover necessariamente scadere nel complottismo o nella paranoia dei poteri cattivi per definizione. Qui ci siamo limitati ad una breve fotografia della situazione.
 
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