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Il Comitato Nazionale di Bioetica
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Articolo di Massimo Lensi
11 luglio 2002 13:14
 
Pochi giorni fa, con sei mesi di ritardo, il Presidente del Consiglio ha firmato il decreto di nomina del nuovo Comitato Nazionale di Bioetica (nella foto il ministro della Salute, Girolamo Sirchia). Presidente sara' Francesco d'Agostino, ordinario di filosofia del diritto all'Universita' di Tor Vergata. In verita' non si sono udite, a parte i radicali, particolari critiche riferite alla nuova composizione del Comitato. La deputata Ds Marida Bolognesi si e' espressa sull'inutilita' di un tale comitato, mentre il primario neurologo dell'ospedale Niguarda di Milano, Carlo De Fanti, ha solo notato come esso "sia caratterizzato dalla presenza di persone di estrazione cattolica e vicine alle posizioni del Vaticano". Certo, la presenza del presidente del Movimento per la Vita (il principale tra i movimenti antiabortisti), l'ex deputato DC Carlo Casini, non aiuta ad infondere particolare fiducia cosi' come -sostiene il professor Maurizio Mori, fondatore della Consulta per la Bioetica- la folta pattuglia di professori delle varie universita' Cattoliche. Si teme addirittura la possibilita' di porre mano, grazie al nuovo Comitato, all'articolo 1 del codice civile, quello cioe' che riconosce la capacita' giuridica dell'individuo sin dalla nascita e spostare questo momento al concepimento. I radicali infine si preparano a dar vita ad un Comitato di Bioetica "ombra", formato da personalita' scientifiche del mondo laico che non hanno trovato posto in quello ufficiale. Presidente "ombra" Luca Coscioni, ammalato di SLA e candidato snobbato nel nuovo Comitato forse proprio a causa dei numerosi e prestigiosi sostegni alla sua lotta politica.

Ma a cosa serve veramente il Comitato Nazionale di Bioetica? Quali le ragioni, gli obiettivi e le prerogative? La risposta e' di quelle di difficile comprensione e trova legittimita' solo nel solco del dialogo tra cattolici e laici nelle democrazie moderne. Un capitolo di storia aspro, dove le risposte chiare ed univoche sono delle vere chimere. La legge ci ricorda che al Comitato e' affidata la funzione di orientare gli strumenti legislativi ed amministrativi volti a definire i criteri da utilizzare nella pratica medica e biologica per tutelare i diritti umani ed evitare gli abusi. Il Comitato ha inoltre il compito di garantire una corretta informazione dell'opinione pubblica sugli aspetti problematici e sulle implicazioni dei trattamenti terapeutici, delle tecniche diagnostiche e dei progressi delle scienze biomediche. Tutto e il contrario di tutto.

Poche settimane fa un brillante sottosegretario dell'attuale Governo affermo', senza pudore, che il ritardo nella formazione del comitato si sarebbe risolto solo "dopo le elezioni amministrative". E cosi' e' stato, va dato atto al sottosegretario, ma perche' aspettare il "dopo elezioni"? Forse per meglio ritagliarsi le nomine attraverso il consueto metodo della spartizione tra i partiti? Oppure per non influenzare ipocritamente il dibattito sulla legge che regola la fecondazione assistita? Dibattito che ricordiamo (basti citare il divieto di crioconservazione degli embrioni) ha marcato ambiguamente le divisioni tra laici e cattolici. Che sia l'una o l'altra, oppure prudentemente entrambe, la risposta non ci puo' soddisfare. All'interno del Comitato non si e' mai affrontato un dibattito comune, tra laici e cattolici, rubato al mercato politico delle opinioni, su problematiche che hanno rilevanza etica e civile. Se questo fosse stato vero si sarebbe potuto certamente sostenere una sua utilita' all'interno dello Stato laico, di una moderna democrazia. E se davvero la sua composizione fosse tale da garantire una effettiva pluralita' di opinioni (per porre chiarezza, per esempio, al significato laico di dignita' dell'uomo, della malattia e del dolore e a quello religioso di sacralita' della vita), non avremmo dubbi: al Comitato andrebbero riservati importanza e decoro istituzionale. Attenzione pero', la problematica bioetica, a nostro parere, non e' una gara di fondo, dove alla fine viene espresso un vincitore, bensi' uno scambio di ragioni e di argomenti all'interno della comunita' di cittadini. Tutti sono chiamati, credenti e non, a seguire procedure consensuali di decisione, senza imporre autoritariamente le proprie verita', laiche o religiose che siano.

Francesco Merlo, dalle colonne del Corriere della Sera, ha di recente sostenuto come la giustizia di uno Stato laico non puo' essere espressione di una convinzione religiosa, ne' il compromesso tra varie religioni. Nel nostro Paese i tempi pero' non ci sembrano maturi per un sereno dibattito, interno alle istituzioni, sulla bioetica o su altre problematiche limitrofe. E forse questo e' anche il pensiero del Governo, il quale avrebbe, in caso contrario, presentato direttamente alla Camera la legge sulla "fecondazione medicalmente assistita". Lo stesso Governo che altresi' non si sarebbe attardato fino ad un patetico "dopo elezioni", tanto generico quanto incongruente, per la nomina del nuovo Comitato. Invece siamo convinti che i cittadini siano pronti a capire, a essere informati, a sostenere tesi pur diverse tra loro, a far convivere, nello spirito del dettato costituzionale, convinzioni sulla persona, sulla vita e sulla natura, senza avventure di natura "metafisica". A queste condizioni ci pare opportuno osservare che di questo nuovo Comitato Nazionale di Bioetica faremo volentieri a meno.
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