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La giustizia digitale è più costosa
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Articolo di Redazione
14 marzo 2023 9:56
 
 Il pagamento dei diritti di copia tramite PagoPa è obbligatorio per la direzione generale per i sistemi informativi del ministero della giustizia, facoltativo per il dipartimento per gli affari di giustizia. E gli avvocati lamentano un aumento dei costi e delle difficoltà burocratiche

La giustizia in digitale crea più problemi che soluzioni e dallo stesso ministero arrivano indicazioni contradditorie. In particolare, in merito al pagamento dei diritti di copia tramite PagoPa, che è definito obbligatorio dalla direzione generale per i sistemi informativi (Dgsia) del ministero della giustizia e facoltativo dal dipartimento per gli affari di giustizia (Dag) del dicastero. Lanciano l'allarme le associazioni degli avvocati, che lamentano anche un aumento dei costi e delle difficoltà burocratiche.

Indicazioni contradditorie. La vicenda parte lo scorso 21 febbraio, con la pubblicazione da parte del Dag di una risposta sul canale Filodiretto del procuratore della repubblica presso il tribunale di Verona. Veniva chiesto, in particolare, se alla luce delle novità previste dalla riforma del processo civile (dlgs 149/2022), a partire dal 28 febbraio 2023, i diritti di copia e di certificazione dovessero essere riscossi esclusivamente in modalità telematica anche per il penale. Il Dag rispose, in sostanza, in questo modo: nel civile è obbligatorio passare per PagoPa, nel penale è permesso. Interpretazione diversa, come detto, è arrivata invece dal Dgsia con una nota diffusa il 7 marzo. Nel testo si legge infatti che «ai sensi del… testo unico spese di giustizia, così come da ultimo modificato dal dlgs 149/2022, i pagamenti del contributo unificato, del diritto di certificato, delle spese per le notificazioni a richiesta d'ufficio nel processo civile, nonché dei diritti di copia, sia nel procedimento civile sia nel procedimento penale, devono obbligatoriamente essere eseguiti online tramite la piattaforma PagoPa». Una differenza di interpretazione, quindi, che sta già portando alcuni tribunali ad intervenire. A Torino, ad esempio, è stata emanata una circolare in cui si opta per la facoltà, non l'obbligo, di PagoPa nel penale: «ritenuto… che il pagamento telematico sia per il penale ancora soltanto facoltativo» viene disposto che «allo stato, le cancellerie penali continuino ad accettare il pagamento attraverso la consegna di marche cartacee».

Più costi e più adempimenti. Oltre alla poca chiarezza, il pagamento in digitale porta in dote altri problemi, ovvero l'aumento dei costi e degli adempimenti. A illustrare la situazione è il Movimento forense, che ha diffuso ieri una nota sulla questione. «Nei settori in cui i fascicoli non risultano digitalizzati, come in quello del penale… la forma di pagamento telematico comporta di per sé una serie di adempimenti ulteriori da parte dell'avvocato. A titolo esemplificativo, con riferimento al diritto di copia, l'avvocato è costretto ad accedere alla cancelleria per controllare il numero di copie da richiedere, tornare successivamente in cancelleria (dopo essersi muniti di ricevuta PagoPa) per effettuare la richiesta sopra detta e ritornare ancora in cancelleria a ritirare le copie predette».

Sul tema dei costi, infine, «non vi è dubbio che il pagamento tramite PagoPa ha un costo di cui beneficiano le banche», spiega il vicepresidente di Mf Alberto Vigani. «Facciamo un esempio: una marca da bollo per i diritti di copia di un documento di 18 pagine costa 15,71 euro. Questa cifra comprende anche la commissione del tabaccaio che è del 4/5%. Ora, tramite PagoPa, il costo è di 15,71 euro più 1,50 euro di commissione (alla banca). Quindi, in sostanza, lo stato assorbe la commissione del 4/5 % e causa anche un ulteriore costo fisso di 1,50 euro su ogni transazione».
Sulla questione, infine, è intervenuta anche l'Associazione italiana giovani avvocati (Aiga), che in una nota diffusa ieri chiede al ministero, oltre a un chiarimento, di attivarsi «affinché la piattaforma PagoPa non prevede alcuna commissione di pagamento».

(MIchele Damiani su Italia Oggi del 14/03/2023)

 
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